Ricco o povero, in cucina è questione di aver imparato a scegliere e a capire

28 Febbraio 2014
Ricco o povero, in cucina è questione di aver imparato a scegliere e a capire

In termini di obesità, i paesi in via di sviluppo hanno oggi superato quelli “sviluppati”.

Una volta il cliché, l’immagine tipo, la storia usuale era il contadino povero e magro. Il ricco era quello grasso perché poteva permettersi di mangiare di più, di stare fermo, e perché le cose andavano così.

Oggi i ruoli si sono invertiti e il più “ricco” può permettersi il nutrizionista e la palestra, mentre il più “povero” si trova a scegliere i sei muffin a 0,60 centesimi: zuccherati, scontati e pieni di grassi idrogenati. Che quei sei muffin provochino più danni di quelli che si possano immaginare non interessa molto a chi li compra. Quello che interessa è che costino apparentemente poco, che diano soddisfazione e che sembrino ricchi di sostanza.

Un toast da Mcdonald’s, per quanto poco, costa comunque di più di parecchie cose più salutari, fresche e “riempienti” che si possono trovare in qualsiasi minimarket, in Europa, in America e nel Sud Est Asiatico che, secondo l’analisi illustrata dalla BBC, è il paese con l’incremento di obesità più significativo.

Il risultato è preoccupante soprattutto perché più obesità significa più malattie e, tanto più nei paesi in via di sviluppo, meno modi per curarle.

Puntare sull’aspetto formativo alimentare, oltre che di supporto, è importante nei paesi in via di sviluppo come in quelli sviluppati. Il dottor Attilio Speciani ha anche in questo senso collaborato con la Fondazione Francesca Rava – NPH nell’ambito della comunità di Haiti.

La soddisfazione immediata, tanto più se i soldi sono pochi, deve essere molto ben valutata prima di essere scelta. Le opzioni a basso prezzo che procurano salute e serenità alimentare sono presenti e più facili di quel che si crede, con tanta soddisfazione a venire.

Sei muffin procura ulcera-depressione-aterosclerosi in sconto costano generalmente come mezzo chilo di pasta integrale. La questione è molto oltre la semplice economia e risiede nel modo in cui il cibo parla a chi cerca la soddisfazione fittizia tra i ripiani del supermercato.

Lo zucchero, i grassi idrogenati, hanno trovato il modo di parlare con parole che il cervello apprezza e desidera, ma che finiscono presto lasciando il vuoto, come un fuoco di paglia.

Allora ecco che è importante imparare a capire le sottigliezze di questo tipo di inganno e scioglierle per trovare modi più sani e più veri di apprezzare, anche attraverso il cibo, la vita.

La salute è alla portata di ciascuno: per nutrirsi bene non serve un capitale, e ricco e povero sono, in questo caso, solo due modi di definire l’aver imparato a scegliere in maniera diversa.