Per nutrirsi in modo sano non serve un capitale

12 Dicembre 2012
Per nutrirsi in modo sano non serve un capitale

È opinione comune che un’alimentazione sana sia solo per ricchi. Niente di più falso: ce lo ha ricordato un anno fa Simone Perotti, noto per aver lasciato il suo stressante e redditizio lavoro nel mondo della comunicazione per darsi ad una vita più semplice, rilassata (e sana), abbattendo i prezzi e le necessità. La sua esperienza ha un nome: downshifting (o “vita slow”, se piace di più).

Proviamo ad applicarla al modo di mangiare dell’italiano tipo, partendo da inizio giornata. Tipicamente fa colazione con cappuccio e briosche al bar per 2,50 euro oppure a casa con qualche fetta biscottata con un poco di marmellata con una media di 40 centesimi di euro per una colazione davvero controllata al centesimo e veramente da fame.

Si prosegue con un caffè, talvolta corredato di spuntino alle macchinette (se va bene, 1 euro) oppure direttamente allo stop di metà giornata tenendo la pancia stretta per la fame.

Si arriva a pranzo: se si mangia fuori per un pasto medio si spendono dai 3 ai 7 euro mentre se ci si porta qualcosa da casa si va generalmente dall’euro e settanta in su.

Poi la cena (in straordinaria assenza di spuntini pomeridiani e spesso con una fame da lupi): una porzione di pasta (poniamo 80 g per la più economica di tipo bianco) a 10 centesimi di euro circa, con aggiunta di sugo pronto o di altro tipo: si arriva quindi a un massimo di 1,80 euro. 

Con una spesa totale che va da un minimo di 3,10 euro a un massimo di 11 e più, ci si ritrova in uno stato nutrizionale fortemente sbilanciato.

Anche qualora delle proteine (carne, pesce, uova…) fossero assunte a pranzo non supererebbero nel complesso la quota raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (0,7 grammi di proteine per kg di peso corporeo, ricordando inoltre che in cento grammi di carne ne sono presenti circa 20 di proteine).

Senza parlare della carenza vitaminica e di sali minerali (le porzioni di frutta e verdura consigliate dall’OMS sono cinque al giorno) o di quella di fibra qualora, come nei calcoli dell’esempio, i cereali consumati siano tutti raffinati (di tipo 00).

Così al calcolo finale andranno aggiunte le spese mediche che necessariamente verranno nel lungo periodo qualora ci si dedichi per lunghi anni a questo tipo di dieta, la fame quasi certamente continua e debilitante, una concentrazione probabilmente carente o deficitaria (come capita nel caso di diete fortemente sbilanciate, carenti e non equilibrate).

È inoltre da considerare il fatto che una dieta di questo tipo, giacché per propria struttura e composizione tende a non sfamare l’individuo, porta di solito e nella maggior parte dei casi a una ricerca compulsiva di cibo che di solito è del tipo “spazzatura” (merendine, snack o altro). 

Allora è da aggiungere il prezzo di merendine, cioccolato, caramelle o cicche “spezza fame”, caffè (che è possibile far rientrare nella categoria spazzatura per reazione sull’organismo, qualora vi sia aggiunto zucchero), o nella migliore delle ipotesi mandorle e nocciole, assunte per gli stessi motivi.

Oltre a farsi del male in maniera più o meno importante a seconda dei casi, la vita di una persona con una alimentazione di questo tipo non sarà probabilmente particolarmente felice o facile e men che meno equilibrata.

Si provi dunque a considerare un’alimentazione più semplice e sana, come d’altronde suggerisce lo stesso Perotti: un chilogrammo di riso integrale biologico costa circa 2,50 euro. Cinquecento grammi di pasta integrale non biologica circa un euro, e lo stesso prezzo è per mezzo chilo di farina semplice integrale, questa volta biologica. Sessanta centesimi di euro un chilo di patate, e un po’ meno del doppio quando le stesse siano biologiche. Un uovo biologico in confezione da sei, 32 centesimi; uno non biologico in confezione da dieci ne viene dai 10 ai 20. Una mela grande e non biologica, circa 40 centesimi.

Fatti questi conti, immaginiamo una colazione fatta con tre uova (di quelle da 20 centesimi l’una), cento grammi di riso integrale e una mela: costo finale, 1 euro. Come la brioche. Di certo non ci sarà bisogno dello spuntino a metà mattina.

E si arriva a pranzo: a portarselo da casa, se si è a lavoro, si risparmia. Immaginiamo due carote grandi e biologiche (50 centesimi), 300 grammi di patate (20 centesimi abbondando), 250 grammi di merluzzo comprato surgelato (1,20 euro abbondando) e una banana (30 centesimi circa per una biologica). Risultato 2,20 euro per un pranzo fin abbondante (solo venti centesimi più di un misero hamburger e patatine fritte semplici in promozione da McDonald’s).

Per la cena ipotizziamo 60 grammi di pasta integrale (12 centesimi) condita con un cucchiaio di olio (14 centesimi per un extravergine biologico), 100 g di carne trita scelta (80 centesimi) e 100 grammi di lattuga (13 centesimi). Un euro e diciannove di risultato, e per un pasto abbondante.

Totale della giornata? Quattro euro e trentanove, sani e sazi. Fin abbondanti sulle proteine e probabilmente un minimo da aumentare sulle dosi di grassi insaturi. Il costo naturalmente può essere ridotto, ad esempio scegliendo del pesce intero e fresco al posto del surgelato preso in considerazione nel calcolo, dell’insalata fresca al posto della già lavata, e il pollo costa meno dello stesso pesce.

Le quantità indicate restano inoltre abbondanti e il biologico preso in considerazione qua e là per fare un calcolo di media costa di più dello stesso alimento di classica coltivazione.

SI tenga per altro in considerazione che, per quanto possa sembrare incredibile a chi non abbia mai sentito parlare, una dieta di questo tipo, inserita nel suo ambito, può persino far dimagrire.

Simone Perotti la raccontava giusta: mangiare in maniera sana è un target raggiungibile per tutti e fa risparmiare, non solo in tasca, ma anche in salute, lucidità energia e spirito.