Controllare la genetica con il cibo. Si può!

20 Ottobre 2021
Controllare la genetica con il cibo. Si può!

Fino a qualche tempo fa era logico pensare, in relazione alle scoperte scientifiche del tempo, che l’informazione genetica contenuta nel nostro DNA fosse stabile ed immutabile. Quante volte, infatti, vi sarà capitato di dire o sentire: “Ho una pessima genetica”? 

Siamo infatti abituati a pensare che il DNA delle nostre cellule determini chi siamo e sia finita lì. Per fortuna la scienza evolve ed è in continuo movimento.

Negli anni più recenti, si è infatti scoperto che esiste qualcosa al di sopra della genetica; l’epigenetica.

Con il termine epigenetica si intendono quei meccanismi che influenzano le funzioni del genoma senza implicare cambiamenti della sequenza del DNA. In particolare, la genetica studia la struttura del DNA, mentre l’epigenetica il modo in cui i geni si esprimono, ovvero quanto siano accesi o spenti. 

Perché è importante l’epigenetica oggi?

Le malattie su base metabolica, tra cui diabete, obesità, aterosclerosi, ma anche la steatosi epatica, sono molto frequenti ormai, sia nei paesi industrializzati sia in quelli in via di sviluppo.

Queste patologie possono avere una base genetica. Oggi, infatti, attraverso dei semplici test, è possibile esaminare la predisposizione a tali patologie. Si tratta di test che analizzano i polimorfismi genetici e segnalano la probabilità di sviluppo della malattia in questione. Tra questi, il test PerMè aiuta ad individuarli.

In questo caso si parla di predisposizione genetica, ovvero la possibilità di andare incontro a una patologia per una propria caratteristica, insita nel nostro DNA.

Che la genetica sia sfavorevole o meno, appare evidente che la nutrizione sia fondamentale nel modificare il proprio destino genetico.

Tuttavia, l’analisi genetica del DNA non identifica un’evoluzione specifica verso la malattia, ma solo la possibilità di svilupparla.

A una diagnosi di predisposizione genetica la prima cosa a cui si pensa è sfortuna e rassegnazione. Al contrario, il fatto di conoscere le proprie predisposizioni genetiche aiuta a definire le strategie ottimali per una corretta prevenzione. Ci permette quindi di migliorare in maniera più efficace lo stile di vita affinché tali patologie non si sviluppino.

In che modo? È qui che entra in gioco l’epigenetica. Essa indaga infatti i meccanismi attraverso il quale l’ambiente e lo stile di vita modificano l’espressione genica.

Quali fattori influenzano l’espressione dei nostri geni? Invecchiamento, alimentazione, esercizio fisico sono solo alcuni fattori implicati nell’accensione o spegnimento di geni.

Uno dei fattori su cui è possibile agire è sicuramente lo stile alimentare. A supporto, in letteratura, numerosi studi evidenziano che molti componenti alimentari hanno la potenzialità di causare cambiamenti epigenetici nell’uomo, in positivo e in negativo.

Una “negativa” modifica epigenetica è rappresentata dal fruttosio; dati emergenti suggeriscono che il fruttosio può alterare direttamente l’espressione dei geni coinvolti nel metabolismo dei lipidi, compresi quelli che aumentano l’accumulo di grasso epatico o riducono la rimozione del grasso epatico, mediante alcune modifiche sulla struttura del DNA.

Al contrario invece, un positivo cambiamento dell’espressione genica è rappresentato da broccoli e altre verdure crocifere che contengono isotiocianati, sostanze in grado di aumentare l’acetilazione degli istoni. Alcuni studi dimostrano infatti come questi possano avere un effetto preventivo e inibitorio sullo sviluppo del cancro.

Un sorprendente cambiamento nell’espressione genica è quello evidenziato da ungruppo di ricercatori americani che ha di recente condotto uno studio sull’impatto epigenetico che può avere la frutta, mangiata così o in forma liquida, ovvero in succo. Questo studio ha evidenziato che anche la modalità con cui si assume un certo alimento può avere effetti epigenetici differenti. 

Infatti, è stato osservato che il consumo di frutta (intera e masticata) sembra avere effetti positivi sulla differenziazione delle cellule del sistema immunitario, mentre il suo uso in forma liquida determinerebbe l’attivazione di vie di regolazione pro-infiammatorie. Lo studio in questione ha quindi evidenziato che succo e frutta non conferiscono gli stessi effetti benefici per salute e l’identificazione di tali differenze tra gli alimenti rappresenta un fattore importante per poter mettere in atto delle strategie alimentari personalizzate. 

Pertanto, non solo specifici componenti alimentari, ma in generale la nutrizione nel suo complesso è in grado di fornire modifiche epigenetiche che possono portare a scenari più sfavorevoli in termini di morbidità.

Nel centro SMA in cui lavoro sono proprio queste le indicazioni che forniamo ai nostri pazienti. Che la genetica sia sfavorevole o meno, appare evidente che la nutrizione sia fondamentale nel modificare il proprio “destino genetico”.

L’adozione di una dieta che sia attenta alla qualità e quantità di zuccheri, alla qualità delle molecole introdotte (con la corretta quantità e varietà di frutta e verdura), alla giusta quota proteica e che comprenda una dieta personalizzata che porta il proprio nome, è essenziale per sostenere il nostro organismo e ridurre quindi la suscettibilità a varie malattie, nonostante una genetica “infelice”.

In conclusione, di fronte a una diagnosi sfavorevole di predisposizione a una patologia, mettere in atto alcuni cambiamenti dello stile di vita nella vita adulta possono favorire un futuro migliore, il che implica che esiste il potenziale per intervenire e modificare profili genetici sfavorevoli.