Celiachia e gluten sensitivity: facciamo chiarezza

di Gabriele Piuri - Medico Chirurgo
2 Luglio 2012
Celiachia e gluten sensitivity: facciamo chiarezza

DOMANDA

Salve, sono una donna di 36 anni con sintomi simili alla celiachia che gli esami del sangue escludono. Potrei essere ugualmente allergica al glutine?

RISPOSTA

Gentilissima Lettrice,

prima di tutto ti consiglio di leggere con molto attenzione gli articoli già apparsi su Eurosalus a proposito della Gluten sensitivity e della possibilità di recupera la tolleranza nei confronti del glutine.

Connessi a questo articolo trovi un serie di titoli che certamente potranno esserti d’aiuto per comprendere meglio il problema.

Detto questo la prima mossa da fare, una volta constatato che gli esami del sangue escludono la celiachia, è effettuare un test per la misurazione delle citochine infiammatorie e la valutazione della proprio profilo alimentare.

L’effettuazione di un test come questo (ad esempio Recaller e BioMarkers) serve prima di tutto per escludere che ci sia una reattività non celiaca nei confronti del frumento e in particolare del glutine e per comprendere se la sintomatologia non possa dipendere da altre reattività alimentari come potrebbero essere quella a lieviti e prodotti fermentanti o a latte e latticini.

Capita spesso infatti che una sintomatologia che ricalca per molti aspetti il quadro clinico della celiachia sia dovuta a una personale reattività a un grande gruppo alimentare.

Per un maggior approfondimento diagnostico è utile effettuare oltre a test classici per la celiachia come gli anticorpi anti-endomisio e gli anticorpi anti-trasglutaminasi (IgA e IgG) anche una ricerca degli anticorpi anti-gliadina (IgA e IgG) e un RAST test per il frumento, per il glutine, per le lattoalbumine e per la caseina.

In un percorso diagnostico complesso come questo è bene farsi aiutare dal proprio medico di fiducia o più in generale da un medico che sappia valutare il quadro clinico e indicare la modalità di procedere più adatta al singolo caso.

Una volta inquadrato il problema e compreso a quali grandi gruppi alimentari si è maggiormente sensibili si imposterà una dieta di rotazione settimanale per il recupero della tolleranza immunologica.

Questo vuol dire che nella stessa settimana ci saranno giorni in cui evitare gli alimenti a cui si è ipersensibili e giorni in cui reintrodurli, magari in piccole quantità, con lo scopo di stimolare l’organismo a tollerarli nuovamente e con una logica che rispecchia in tutto e per tutto lo svezzamento infantile.

La grande differenza tra una celiachia vera e propria e una ipersensibilità al glutine sta proprio in questo: nel caso di una ipersensibilità alimentare è sempre possibile rieducare l’organismo a tollerare nuovamente gli alimenti a cui si ha reazione.

Quando si ha il sospetto di una reattività nei confronti del frumento e del glutine è bene imparare che esistono tanti cereali alternativi.

Molte persone infatti sono talmente abituate a mangiare solo frumento che dimenticano che esistono tantissimi altri cereali che possono essere utilizzati con gusto nella propria alimentazione.

Una buona norma alimentare sarebbe quella di far variare il più possibile i cerali e leguminose sulla propria tavola ricordandosi che oltre al frumento esistono anche il riso, il mais, l’avena, la quinoa, l’amaranto, il grano saraceno, il miglio (che sono anche senza glutine), il farro, la segale, il kamut (che contengono glutine e che sono filogeneticamente molto simili al frumento tanto da non poterli considerare a tutti gli effetti un’alternativa al grano) e l’orzo (che contiene glutine ma è completamente diverso dal frumento).

Variare il più possibile i cereali sulle nostre tavole vuol dire cambiare cereale a tutti i pasti, quindi ad esempio cominciare la giornata con un tazza di riso integrale soffiato per prima colazione, mangiare un panino al bar per mezzogiorno e poi cenare con del riso integrale, per poi iniziare il giorno dopo con delle gallette di grano saraceno e così via.

Per favorire il recupero della tolleranza è possibile affiancare all’impostazione dietetica già descritta, l’utilizzo di un prodotto come Colostro D3, di cui utilizzare una capsula a prima colazione per cicli di circa un mese anche ripetibili.

Principi attivi come il colostro, lo zinco, i betaglucani e la vitamina D3 sono estremamente utili come tollerogeni e aumentano le capacità dell’organismo di tollerare gli alimenti e l’ambiente che ci circonda.