Quando il pancreas si riempie di grasso. Uguali cause e stessi rischi della steatosi del fegato

26 Gennaio 2025
Quando il pancreas si riempie di grasso. Uguali cause e stessi rischi della steatosi del fegato

Dal 2017 sappiamo che un eccesso individuale di zuccheri scatena ben il 62% di tutte le possibili reazioni che noi crediamo allergiche o infiammatorie (dall’orticaria alla colite, dalla dermatite alla fibromialgia) e dal 2023 sappiamo anche qual è il meccanismo cellulare che determina questo effetto.

Una ricerca pubblicata nel giugno 2024 sull’American Journal of Gastroenterology non solo ha rilevato la presenza di steatosi pancreatica nel 18% delle persone esaminate (apparentemente sane) ma ha anche indicato una serie di correlazioni con patologie metaboliche, tumorali e ormonali.

Una elevata deposizione di grasso a livello del pancreas presenta un rischio quasi raddoppiato per lo sviluppo di pancreatite, un rischio triplicato di cancro del pancreas e un rischio comunque aumentato di sviluppare diabete di tipo 2. 

Questi dati hanno indotto i ricercatori a segnalare che la steatosi (o la fibrosteatosi) del pancreas sia una patologia decisamente comune (purtroppo come la steatosi epatica).

Anche il pancreas può diventare grasso come il fegato (steatosico) e questo avviene per un eccesso di carboidrati, fruttosio, alcol, dolcificanti e zuccheri. Fino ad ora nessuno lo ha quasi considerato ma sempre più le ecografie addominali lo documentano. L'unica terapia è il controllo della glicazione.

Fino ad oggi il rilievo ecografico della steatosi pancreatica (basta una ecografia ben eseguita per evidenziarla) è stato decisamente scarso perché il problema della involuzione fibrosa e steatosica del pancreas non ha al suo attivo dei “farmaci da somministrare” ma una terapia nutrizionale che consideri i livelli individuali di glicazione, e sappiamo che spesso il mondo sanitario preferisce somministrare pillole piuttosto che indicare soluzioni nutrizionali come invece è indicato dalle linee guida mondiali per la maggior parte delle malattie. 

Ci spieghiamo questi aspetti ricordando che una review pubblicata nel 2022 su Frontiers in Immunology  ha spiegato con chiarezza che tutti gli zuccheri (che siano glucosio o fruttosio poco importa), quando sono assorbiti dall’intestino, possono attivare un processo infiammatorio che contribuisce alla formazione di citochine coinvolte in numerose malattie.

Questo si affianca ad un dato che ormai è conosciuto con certezza: che la variabilità glicemica, dovuta ai picchi di fruttosio, di alcol e di carboidrati (oltre che di zucchero), aumenta del doppio il rischio di mortalità dovuta a qualsiais causa. 

È stata infatti la ricerca segnalata nell’ultimo articolo, che è stata pubblicata nel Novembre 2021 sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, a spiegare con chiarezza che le fluttuazioni di glicemia sono altamente correlate con la mortalità per qualsiasi causa, in modo del tutto indipendente dai valori di emoglobina glicata o di glicemia a digiuno.

Questo studio ha anche consentito di capire che i picchi glicemici non sono dovuti solo allo zucchero ma agli zuccheri in generale, alla frutta, ai dolcificanti artificiali e allo squilibrio nella composizione del piatto.

Quindi diventa importante capire quando e come gli zuccheri (o gli eccessi relativi di carboidrati) siano individualmente eccessivi. Anche un eccesso relativo di carboidrati (pur sanissimi) all’interno del pasto può infatti essere letto dall’organismo come una assunzione diretta di zuccheri, che determinano poi effetti di glicazione evidenti. 

Un eccesso individuale di zucchero, di fruttosio, di alcol, di dolcificanti e di carboidrati, determina non solo l’alterazione della capacità metabolica dell’organismo (diabete e sovrappeso ad esempio) ma una risposta infiammatoria correlata a tutte le malattie oggi più diffuse, e la steatosi pancreatica non è da meno.

Per tanti anni si è pensato che il responsabile delle steatosi fosse solo l’alcol, come spiegato bene in questo articolo di Michela Carola Speciani dal titolo “Fegato grasso: non più solo colpa dell’alcol”, mentre si è poi capito che è l’uso degli zuccheri e dei carboidrati a determinare la patologia.

La stessa cosa vale anche per il cancro del pancreas, come descritto in questo articolo “Alcol e pancreas: è lo zucchero che fa la differenza”.

Le modalità nutrizionali con cui affrontare le steatosi di fegato e pancreas sono descritte fin dal 2017 in questo articolo di Mattia Cappelletti dal titolo “Steatosi, nutrizione e stile di vita: quando la cura inizia a tavola”.

È importante ricordare che quando si parla di zuccheri e di glicazione non si fa riferimento solo allo zucchero da cucina ma anche al fruttosio (ebbene sì anche l’eccesso di frutta), all’alcol e ai polioli (dolcificanti artificiali) che condividono la stessa via metabolica. 

L’articolo “Zuccheri semplici, invisibili, nascosti: dove si trovano e come ridurne gli effetti?” descrive e spiega in dettaglio a che cosa fa riferimento il termine di “zuccheri”.

Più che utile quindi, diventa quasi obbligatorio, nella gestione dei consumi di zuccheri (e di eventuali “sgarri”), conoscere le proprie caratteristiche metaboliche, infiammatorie e genetiche. Capire cioè come il proprio organismo è in grado di gestire il flusso di zuccheri senza riceverne danno. 

Ciò consente di godersi una Sacher, un cannolo o due cucchiaiate colme di marmellata senza troppi allarmismi o paranoie. Anche per questo motivo misurare eventuali danni da zucchero in modo preciso è sicuramente meglio che supporre. 

Test come il Glyco Test o il PerMè consentono di identificare eventuali eccessi individuali di zuccheri e impostare una dieta personalizzata, con la giusta varietà alimentare (dolci compresi!).

Per questo, nel centro SMA in cui lavoro, quando affrontiamo tutte le malattie con una impronta metabolica, impostiamo sempre specifici percorsi terapeutici e dedichiamo una attenzione personalizzata al quadro infiammatorio dovuto agli alimenti e alla misura del BAFF, del Metilgliossale e della Albumina glicata (attraverso i test di GEK Lab) perché la risposta clinica sia soprattutto quella del controllo dell’infiammazione, della riattivazione del metabolismo e della riconquista del benessere personale.