Dieta antinfiammatoria: cosa significa?

30 Settembre 2021
Dieta antinfiammatoria: cosa significa?

Le cause dell’infiammazione possono essere molto diverse, infezioni, inquinamento, stress, carenza di sonno e dieta squilibrata sono alcune delle sollecitazioni esterne alle quali il nostro corpo risponde innescando dei processi di flogosi. 

Oggi sappiamo che l’alimentazione può avere un ruolo importante nel controllo dell’infiammazione cronica dell’organismo, una condizione che si associa alla presenza di svariati disturbi, come dolori osteo-articolari, colite, gastrite, dermatiti, invecchiamento precoce ecc., che possono limitare la qualità della vita delle persone che ne soffrono.

Esiste la consuetudine di catalogare alcuni cibi come antinfiammatori in base al contenuto di antiossidanti o perché contengono alcuni principi attivi, noti in letteratura per il loro ruolo nella modulazione dell’infiammazione.  Pensiamo alla curcuma, al pesce azzurro e ai semi oleosi, ricchi di omega 3, alla frutta e verdure ricchi di vitamine, sostanze antiossidanti e fibre che modulano l’attività del microbiota intestinale.

Tuttavia è necessario porsi alcuni quesiti per evitare di trarre conclusioni semplicistiche. Ad esempio: quanto di quel principio benefico “X” c’è nell’alimento “Y”? Quanto ne dovrei consumare per ottenere i benefici dichiarati nei vari studi scientifici? Con che frequenza? Quali altri elementi sono contenuti in quel cibo “Y” e che ad alte dosi potrebbero in realtà creare problemi?

Le spezie, ad esempio, se consumante ad alte dosi possono avere effetti tossici. Anche la conservazione, la cottura o la preparazione di un alimento possono alterare i principi attivi presenti e ridurne gli effetti positivi. Pensiamo agli acidi grassi omega 3 che sono molto sensibili alle alte temperature e in parte si ossidano in cottura.

In realtà non è il singolo alimento ad avere delle proprietà miracolose, ma è l’alimentazione nel suo insieme, varia, bilanciata, ricca di principi attivi benefici e soprattutto studiata in base alle caratteristiche individuali della persona ad essere più o meno antinfiammatoria. 

Nello studio SMA di Milano, con cui collaboro da diversi anni, l’approccio che viene utilizzato è proprio quello di personalizzare le indicazioni nutrizionali tenendo in considerazione sia le problematiche e le esigenze individuali della persona che le caratteristiche intrinseche degli alimenti, la modalità di assunzione e di preparazione degli stessi.

L’indagine del profilo alimentare personale tramite il test Recaller 2.0 permette di individuare l’entità dell’infiammazione da cibo e di impostare uno schema dietetico di rotazione in cui gli alimenti vengono ruotati, mai eliminati, per regolare opportunamente la loro frequenza di assunzione e ridurre l’effetto pro-infiammatorio che l’assunzione ripetuta e sistematica degli stessi cibi può portare. Facciamo l’esempio della frutta secca a guscio (noci, mandorle, nocciole ecc..), ricca di grassi buoni: in alcune persone il loro consumo quotidiano, ripetuto nel tempo e magari anche in dosi cospicue, può non rivelarsi così benefico. Ecco che in questi casi, una rotazione degli stessi riduce gli effetti di un sovraccarico e in più aggiunge varietà alla dieta.

Bilanciare visivamente i pasti inserendo vegetali, fonti di carboidrati (cereali e pane integrale), fonti di proteine (pesce, uova, latticini, carne ecc.), grassi di buona qualità spremuti a freddo e usati a crudo o quasi, secondo il modello del piatto sano dell’Harvard Medical School è un sistema molto semplice per gestire il giusto apporto di macro e micronutrienti evitando sbalzi eccessivi di glicemia, che sappiamo avere effetti pro-infiammatori.

Altro aspetto importante di un’alimentazione antinfiammatoria è quello di saper controllare opportunamente l’assunzione zuccheri e alcol. In tal senso, conoscere i propri livelli di glicazione fornisce uno strumento in più per intervenire precocemente e limitare così i possibili danni nel lungo periodo di un’assunzione scorretta.

Tutte queste informazioni, inserite nel quadro anamnestico del paziente, permettono di impostare uno schema alimentare che tiene conto delle reali necessità individuali e non soltanto delle caratteristiche di un cibo.