Sono grassa, e allora?

di Francesca Speciani - Counselor
17 Maggio 2012
Sono grassa, e allora?

DOMANDA

Mi rivolgo a lei per un consiglio, perché ieri mi è successa una cosa che veramente mi ha scossa, e non riesco a trovare una spiegazione del perché la gente alle volte deve essere così cattiva, e allora mi vien spontaneo chiederle: come fare per difendersi dalla cattiveria gratuita delle persone? Sono una ragazza giovane, dopo varie e varie diete sono qui tutta felice a rimettermi in gioco con un nuovo regime alimentare che mi fa sentire energica e soddisfatta di me, poi un giorno qualunque vado in un bar del paese e c’è qualcuno che mi fa notare che sono “grassa” (tra le righe certo, ma che colpo basso!). E improvvisamente parte qualcosa dallo stomaco, un nervoso che mi verrebbe voglia di piangere, di buttare all’aria tutto quello che ho fatto fino adesso, ma mi trattengo… Inutile dire che poi l’umiliazione sale, visto che non ero sola… Sono riuscita solo a fare una risata e andarmene, anche se ora, a mente fredda, nella stessa situazione gliene avrei dette quattro. Questo mi fa pensare che non posso permettermi di abbassare la guardia, che sono vulnerabile, che le persone alle volte si prendono questa “confidenza” che nessuno gli ha dato, che il rispetto per gli altri è andato a farsi un giro… e alle volte vorrei avere la forza di difendermi senza fare una risata e andarmene come se non me ne fregasse niente.

RISPOSTA

Cara Lucia,

in una situazione come questa occorre innanzi tutto verificare se è la tua lettura “tra le righe” a vedere cattiveria dove non c’è, oppure se c’è davvero.

Se per esempio il commento era del genere “Non mangi la brioche perché sei ancora a dieta?” è possibile che tu per prima abbia un giudizio sul tuo peso e quindi ti senta oggetto di una malignità (dove magari c’era solo un’amica che avrebbe voluto condividere con te il piacere di una brioche). Se però il commento era del tipo “Immagino che sia difficile per te trovare un costume adatto per questa estate…” (da un’amica) o “Quanta abbondanza!” (detto da uno sconosciuto mentre entri nel bar), sono d’accordo che la cattiveria c’è.

È chiaro che una persona felice, che sta bene con se stessa, non ha bisogno di ferire gratuitamente un altro essere umano. L’eventuale cattiveria dello sconosciuto, dunque, ci dice qualcosa più sul suo stato che sul nostro (e ricordarcelo può essere di grande aiuto per non lasciarci mettere in crisi da commenti brutali o semplicemente indelicati).

Quando la cattiveria arriva da un amico, invece, è possibile che esprima un certo grado di competizione (es. le faccio notare che è grassa per mettere in mostra quanto sono più brava io che riesco a mantenere il mio peso forma).

Di fronte a un gioco di questo genere, sta a te scegliere se partecipare attivamente al match (es. la mia dieta dà risultati sul lungo periodo. Non so se per questa estate avrò raggiunto la forma fisica dei miei sogni, ma già da ora mi fa stare così bene da non dover dire cattiverie alle mie amiche), oppure ritirarti. Magari con una risata, come hai fatto, ma con la soddisfazione di aver fatto una scelta.

Detto questo, vale la pena di ricordare che le cattiverie ci colpiscono solo se ci toccano in un punto vulnerabile, cioè se trovano una sponda nel nostro “critico interno”, quella vocina che passa il tempo a dirci che non andiamo bene così, che dovremmo essere diverse, ma che siamo troppo pigre per stare a dieta e così via. Prova a pensarci: se qualcuno avesse detto una cattiveria sul tuo taglio di capelli, del quale vai fierissima, non ti avrebbe fatto né caldo né freddo.

Quindi, per proteggerci dalle cattiverie altrui, possiamo cominciare a venire a patti con quella vocina, che nel caso del grasso può presentare (anche in chi ha solo qualche chilo di troppo) una spaventosa somiglianza con i più diffusi pregiudizi sulle persone obese. Ecco però che, se ci facciamo caso, quei pregiudizi sono quasi sempre anche gli alibi che diamo a noi stessi per non realizzarci come vorremmo. Ma la responsabilità non è del grasso.

Cerco di essere più chiara con un esempio.

Pregiudizio: una donna grassa non può trovare un fidanzato.
Alibi: non posso trovare un fidanzato perché sono grassa.
Ipotesi: forse non trovo un fidanzato perché non credo di meritarmelo, o perché mi considero troppo brutta per essere amata da chiunque, o perché mi infagotto in modo inelegante per non farmi vedere, o perché ho un atteggiamento fisico che farebbe scappare chiunque anche se fossi magra. O ancora, perché sono così arrabbiata col mondo intero che appena un uomo si avvicina gli faccio pagare anche le colpe che non ha, o mostro un atteggiamento di dipendenza affettiva che io per prima non vorrei mai vedere nella persona che amo.

A questo punto è facile vedere come gli alibi rappresentino un forte ostacolo a dimagrire: una volta raggiunta la forma ideale non potrei più affibbiare al grasso la responsabilità del mio fallimento sentimentale (o in altri campi), e magari mi toccherebbe affrontare ciò che mi tiene realmente lontana dall’amore.

E allora? Se sei vittima della cattiveria altrui, compila il tuo personale elenco di ciò che non puoi fare/avere “perché sei grassa”. Poi comincia a esaminare le tue risposte e, se serve, a lavorare su quelle.

Nel farlo, scoprirai non solo che continuare a seguire un regime alimentare sano sarà sempre più facile e soddisfacente, ma anche che i commenti sul tuo peso ti feriranno sempre meno.