Per la glicemia meglio un po’ di esercizio intenso (HIIT) che lunghi cardio
Muoversi fa molto bene, a prescindere dal tipo di movimento che si decide di fare. Ma alcune modalità di movimento sono più efficaci di altre se si vuole controllare la glicemia e dimagrire in modo efficace.
In particolare, questo è l’effetto dell’HIIT o High Intensity Interval Training (“allenamento intervallare ad alta intensità”).
Una ricerca pubblicata su Applied Physiology, Nutrition and Metabolism ha evidenziato dei risultati molto interessanti, mettendo a confronto in soggetti obesi o diabetici l’effetto di 10 minuti di HIIT (1 minuto a massima intensità seguito da 1 minuto di riposo, per 10 volte) con 30 minuti di attività leggera continua.
Apparentemente, gli effetti sulla glicemia dei due tipi di esercizio (svolti due ore dopo la prima colazione) erano identici nell’immediato post-pranzo ma evidenziavano una netta riduzione dei picchi glicemici dopo cena per chi aveva fatto HIIT.
Ancora di più, l’effetto di controllo sul metabolismo si evidenziava ancora di più nella lettura dei picchi di glicemia dopo la prima colazione del giorno successivo all’esercizio. Per chi aveva fatto HIIT c’era una netta riduzione della glicemia (rispetto a chi aveva fatto l’esercizio “leggero”) anche il giorno successivo a testimoniare che la favorevole azione metabolica dura molto a lungo e produce possibili effetti anche durante le ore del riposo notturno.
Su Eurosalus abbiamo parlato già diverse volte di queso tipo di allenamento che, con qualche attenzione, si adatta perfettamente anche alle persone “non più giovanissime” o a chi sta ricominciando o cominciando a fare sport.
Sessioni più brevi e intense si adattano perfettamente a individui già allenati e che vogliono qualche risultato in più.
Uno schema possibile e ottimo per questo tipo di persona è descritto molto bene nell’articolo “Dimagrire in poco tempo si può” del dottor Mattia Cappelletti. Uno schema di allenamento un po’ più blando e quindi più adatto a chi sta cominciando o ha bisogno di partire con un po’ più di delicatezza è invece descritto nell’articolo “Come dimagrire e restare in forma dopo i 65 anni?”, sempre del dottor Mattia Cappelletti.
Il movimento fisico deve fare parte integrante di qualsiasi processo di controllo delle malattie metaboliche, neurodegenerative e degenerative (dal diabete al sovrappeso al cancro). Lo ha esplicitato con chiarezza la Harvard Medical School fin dal 2011 ma nel gruppo di Eurosalus lo diciamo da sempre a chiare lettere in molti degli articoli che si possono trovare sulle pagine del sito.
Attività fisica e nutrizione si devono dare la mano per supportarsi reciprocamente nella loro sinergia di effetti.
Questo è uno dei motivi per cui per quasi tutte le persone che seguiamo nel centro SMA in cui lavoro, attraverso specifici percorsi terapeutici, controlliamo sempre la sensibilità agli zuccheri, personalizzando la dieta sulla base dello studio del profilo alimentare individuale (zuccheri e alimenti) e discutiamo sempre della attività fisica, in grado di supportare le eventuali terapie farmacologiche in corso nel modo più giusto.
Su Eurosalus anche altri articoli, già pubblicati, aiutano a capire come gestire al meglio l’attività fisica, ad esempio nelle condizioni di declino cognitivo o di alterazioni psico emotive.
Tra i tanti, cito l’articolo di Mattia Cappelletti “L’esercizio che salva la mente” e l’articolo di Michela Carola Speciani “La corsa in supporto agli psicofarmaci…”.
Riuscire a bilanciare buon cibo (nei modi giusti) e attività fisica piacevole e in tempi contenuti sembra essere una ricetta con basi scientifiche molto solide per vivere meglio, sani e a lungo.