Attività fisica e Alzheimer: fa bene se è fatta fuori dal lavoro

6 Maggio 2024
Immagine di pch.vector su Freepik

Sembra proprio che per contrastare il declino cognitivo ed evitare le malattie cardiovascolari di debba fare attività fisica divertendosi, quindi non solo per lavoro, con la possibilità di fermarsi a respirare quando si è stanchi. 

Un interessante articolo pubblicato online nel 2022 sul British Journal of Sports Medicine (rivista scientifica che fa parte di quelle pubblicate dal prestigioso British Medical Journal) caratterizza proprio questi effetti.

In una serie di studi di confronto in soggetti anziani (dai 60 in su) e in soggetti di media età (dai 40 ai 60) che svolgevano o avevano svolto lavori legati ad una intensa attività fisica (per capirsi, attività come agricoltore, traslocatore, magazziniere, meccanici industriali eccetera) gli effetti positivi dell’attività fisica sembravano annullarsi.

In contrasto, considerando l’attività fisica svolta per piacere, si è potuto vedere che gli effetti positivi erano nettamente più elevati. 

Fare attività fisica in modo piacevole, con i giusti momenti di riposo, sostiene gli effetti della nutrizione personalizzata per prevenire declino cognitivo e Alzheimer.

In effetti l’attività fatta “per diletto” tende ad essere di minore durata (non certo per tutto il giorno), è associata a momenti di incontro o alla socialità e alle sue positive emozioni e soprattutto può essere interrotta se una persona è stanca.

Insomma, si può tirare il fiato se ce ne è bisogno. L’attività fisica “lavorativa” non concede di solito questa possibilità.

Il suggerimento per la prevenzione del declino cognitivo (ma anche delle malattie cardiovascolari) è di impostare la propria attività fisica, anche intensa, lasciando il giusto spazio per il riposo e il piacere. 

Utile ricordare che il declino cognitivo dipende sempre da molteplici fattori e oltre alla assenza di attività fisica, uno dei più importanti è sicuramente la presenza di livelli elevati di glicazione, cioè di eccesso di zucchero, fruttosio, alcol, dolcificanti e polioli che facilitano la creazione di grovigli neuronali e il deposito di beta-amiloide.

Questi livelli di glicazione sono oggi misurabili e soprattutto si può seguirne l’evoluzione per capire se il controllo nutrizionale personalizzato è efficace nella loro regolazione. 

Sulle pagine di Eurosalus abbiamo già discusso a lungo degli effetti degli zuccheri nel declino cognitivo con questo articolo sulla “Perdita di memoria per i nomi” e questo articolo sul “controllo della glicazione per evitare l’Alzheimer”.

Una corretta impostazione nutrizionale può essere di fortissimo impatto nella prevenzione del declino cognitivo controllando lo sviluppo di metilgliossale, sostanza glicante che provoca la produzione di proteina Tau 181, la deposizione di  beta amiloide. Ridurre il metilgliossale attraverso la dieta consente di avere meno grovigli neuronali e ridurre la prevalenza dell’Alzheimer. 

Attività fisica e nutrizione si danno la mano per supportarsi reciprocamente nella loro sinergia di effetti.

Su Eurosalus molti articoli, già pubblicati, aiutano a capire come gestire al meglio l’attività fisica. 

Tra i tanti, cito l’articolo di Mattia Cappelletti “L’esercizio che salva la mente” e l’articolo di Michela Carola Speciani “L’esercizio in supporto agli psicofarmaci”.

Riuscire a bilanciare buon cibo (nei modi giusti) e attività fisica piacevole sembra essere una ricetta con basi scientifiche molto solide per vivere meglio, sani e a lungo.