Grassi o magri: l’orario dei pasti cambia il metabolismo
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L’epidemia di obesità che affligge l’Italia potrebbe dipendere anche dal graduale cambio di orari imposto dalla società attuale. Il pranzo era una volta il pasto principale mentre oggi la cena è diventata spesso l’unico momento in cui si mangia in abbondanza e la prima colazione è un vero pasto solo per una esigua parte della popolazione (quella più magra…).
L’antica “Scuola Medica Salernitana” (la prima e più famosa scuola di medicina d’Europa, agli inizi del Medioevo) segnalava di “Invitare l’amico a pranzo e il nemico a cena”, già leggendo probabilmente gli effetti degli orari dei pasti sul metabolismo e sulla salute.
Un lavoro spagnolo, che mi è stato segnalato dal professor Enrico Ferrazzi, pubblicato su International Journal of Obesity, conferma dal punto di vista scientifico l’importanza degli orari dei pasti nell’attivazione del metabolismo (Garaulet M et al, Int J Obes (Lond). 2013 Jan 29. doi: 10.1038/ijo.2012.229. [Epub ahead of print]).
In pratica sono stati confrontati due gruppi di persone del tutto simili per composizione e caratteristiche metaboliche, che avevano come unica differenza significativa l’abitudine a consumare la maggiore quota di calorie prima o dopo le 3 del pomeriggio. Chi faceva una ricca prima colazione o aveva un pranzo significativo stava nel primo gruppo, mentre chi mangiava soprattutto a cena stava nel secondo gruppo.
Durante 20 settimane di impostazione dietetica simile per i due gruppi, le persone che mangiavano soprattutto al mattino hanno perso più peso e con maggiore facilità, mentre quelle che riservavano per la cena la maggior quota calorica della giornata hanno avuto maggiore difficoltà a perdere peso e ne hanno perso significativamente in minor quantità.
In modo sorprendente, la quantità di calorie introdotta, la composizione complessiva della dieta, il consumo dovuto all’attività fisica e la durata del sonno erano del tutto paragonabili tra i due gruppi, mentre l’unica variabile degna di nota era appunto la distribuzione oraria dei pasti nella giornata. A parità di livelli per gli ormoni che stimolano l’appetito (la grelina ad esempio) le persone del gruppo “grasso” tendevano a saltare la prima colazione o a farla in termini minimi.
Per noi non è certo una novità: da anni stimoliamo le persone a trasformare la prima colazione nel pasto principale della giornata, ma i gruppi di dietologi nostrani, che fanno comparire nelle loro tabelle ipocaloriche colazioni a base di “una fetta biscottata spalmata con un velo di miele e una tazza di tè” forse potrebbero iniziare a confrontarsi con un principio di realtà anziché con convinzioni illusorie.
E qualche diabetologo potrebbe iniziare a pensare che la distribuzione dell’insulina non dovrebbe prediligere gli orari serali, ma essere impostata soprattutto al mattino insieme ad un’educazione alimentare che ridia valore alla prima colazione e alla sua importanza per aiutare chiunque a mantenersi in forma e sano.