Diabete: in forte crescita anche i numeri del diabete giovanile

21 Maggio 2023
Diabete: in forte crescita anche i numeri del diabete giovanile

La rivista di diabetologia Diabetes Care ha pubblicato in febbraio 2023 uno studio epidemiologico sulla crescita del numero di giovani ammalati di diabete considerando i numeri a partire dal 2002 fino alla fine del 2019, senza cioè tenere ancora conto della successiva impennata dovuta al COVID 19 di cui Eurosalus ha discusso in altri articoli.

Questi dati sono comunque già impressionanti anche senza considerare l’incremento correlato alla pandemia da SARS CoV-2. La ricerca ha considerato sia il diabete di tipo 1 (autoimmune, spesso giovanile e insulino-dipendente), sia il diabete di tipo 2 legato all’eccesso alimentare, che purtroppo coinvolge sempre più età giovanili che fino a pochi anni fa venivano considerate “intoccabili”.

La ricerca ha considerato le tendenze di crescita dal 2002 al 2017, calcolando che nel 2060 le persone con un diabete insorto in giovane età saranno cresciute di quasi 7 volte mentre quelle ammalate per un diabete di tipo 1 saranno cresciute “solo” del 60%.

Traducendo questi dati in modo più pratico, significa che negli USA (e probabilmente in tutto il resto del mondo occidentale) 2 persone su 1000, nel 2060, saranno diabetici di tipo 2 già da prima del loro ventesimo compleanno. Per essere una malattia considerata adulta o addirittura senile non siamo ben messi. 

I diabeti giovanili sono in forte crescita ma la possibilità di misurare in anticipo i danni nascosti degli zuccheri è un'arma di fortissimo valore per la prevenzione e per la terapia.

Questo calcolo, inoltre, non considera il COVID 19. Abbiamo già scritto su Eurosalus che la previsione di crescita per il 2045 è stata superata dopo un solo anno di pandemia, alla fine del 2020, raggiungendo la prevalenza totale di 12,3% della popolazione generale di tutte le età (almeno negli USA, ma in Italia non siamo troppo lontani).

Purtroppo COVID e zuccheri sono intimamente legati, e tenendo a parte il “Long COVID” (che ha pure delle forti attinenze con i processi di glicazione), parlare di quanto cresca o meno il diabete giovanile è rilevante sia sul piano clinico generale sia sul piano sociale

Per capirne la portata, basta pensare ai numeri della steatosi epatica che è presente in un ragazzo americano su 5 e in un ragazzo italiano su 6-7 e che può regredire verso la normalità con una semplice diete di controllo del fruttosio e degli zuccheri in genere (test GEK Lab)

Con la crescita numerica delle persone malate di diabete, aumentano tutte le malattie correlate alla variabilità glicemica. Crescono cioè altre malattie croniche gravi, che da sole rappresentano circa l’80% delle spese dei Servizi Sanitari Nazionali. 

Quella del diabete e del pre-diabete è già ora, e sarà in futuro, una situazione di crisi per la quale misurare i livelli di glicazione in modo personalizzato rappresenterà una possibile via di uscita. 

Questo è il motivo per cui, nel centro SMA in cui lavoro tutto lo staff medico e nutrizionale personalizza comunque la nutrizione dei nostri pazienti in base ai livelli infiammatori alimentari e a quelli di glicazione sia per affrontare il Long-COVID sia per affrontare le condizioni di alterazione metabolica come il diabete e il sovrappeso. 

Quella del diabete è una pandemia vera in cui la nutrizione personalizzata sarà strumento di prevenzione e cura. Gli autori della ricerca citata in testa all’articolo, confermano, come conclusione, che il numero dei giovani che si ammaleranno di diabete negli Stati Uniti è in crescita costante e rende necessaria una azione mirata di prevenzione sulla popolazione globale e in particolare su quella giovanile, per ridurre e attenuare la tendenza di crescita attuale. 

Non possiamo che essere profondamente d’accordo…