Anticorpi anti Covid. Controllando la glicazione funzionano meglio

6 Novembre 2022
Anticorpi anti Covid. Controllando la glicazione funzionano meglio

Fin dall’autunno del 2020, quando i vaccini anti Covid non erano ancora in distribuzione, si era dimostrato che il ruolo degli zuccheri e delle sostanze glicanti nella difesa dal virus SARS CoV-2 poteva essere determinante. 

In questi ultimi due anni si è confermato poi che la glicazione contribuisce al Long Covid, alla astenia post Covid, ai disturbi tiroidei e soprattutto alla neurodegenerazione e al declino cognitivo che spesso seguono l’infezione.

Oggi (fine 2022) siamo in una condizione in cui molta parte della popolazione è vaccinata con 2, 3 o 4 dosi e in Italia oltre la metà degli italiani e delle italiane ha fatto ufficialmente il Covid, quindi i numeri reali sono sicuramente molti più elevati.

Questo ha portato alla ridotta attività del virus che per diffondersi sta mutando in forme meno aggressive, mentre la maggior parte delle persone ormai sta “facendo il Covid” come se fosse una specie di influenza, con situazioni decisamente meno drammatiche di quelle che hanno visto il decesso di così tante persone fin dai primi mesi del 2020.

Controllare la glicazione, pur senza rinunciare del tutto a zuccheri, frutta e alcol, consente di dare supporto alla efficacia degli anticorpi anti-Covid.

Il fatto che ci sia una minore gravità (statistica, non individuale) della infezione da Covid non esclude una sua possibile mutazione più aggressiva e una possibile risposta di maggiore gravità in soggetti più fragili. 

Va quindi tenuta in seria considerazione la possibilità di aiutare e supportare efficacemente l’azione degli anticorpi presenti nell’organismo, sia quelli legati all’infezione (che parrebbero anche molto duraturi) sia quelli legati alla vaccinazione.

Infatti, le capacità di difesa di ogni persona possono essere aiutate con il controllo della glicazione, misurando cioè la propria situazione individuale relativa agli zuccheri (test GEK Lab) legata non solo alla dolcificazione ma complessivamente a glucosio, fruttosio (quindi anche la frutta in eccesso), alcol, carboidrati raffinati e polioli.

GEK Lab, sul suo sito, propone anche un questionario molto semplice per capire quanto sia rilevante lo stato infiammatorio da zuccheri o da alimenti per ogni persona. 

Le ricerche pubblicate tra settembre e ottobre 2020 sul ruolo dei fattori di glicazione (legati soprattutto agli zuccheri alimentari) nella contagiosità e nella comparsa di complicanze da Covid-19 hanno evidenziato che la proteina spike del SARS CoV-2 riesce ad entrare nell’organismo umano quanto più è “zuccherata” o glicosilata, che è il termine scientifico più adatto. Ma si è anche scoperto che se il virus è glicosilato o glicato abbondantemente (come spiegato nel novembre 2020), gli anticorpi (ottenuti dalla vaccinazione o dalla infezione pregressa) potrebbero non riconoscerlo e perdere così la loro efficacia protettiva. 

La prevenzione del Covid deve quindi tenere conto anche dei livelli di infiammazione da alimenti e di infiammazione da zuccheri, due delle più importanti forme di infiammazione alimentare, che possono essere misurate efficacemente con il test PerMè e con il Glyco Test. Sono alcuni degli strumenti che nel centro SMA in cui lavoro, tutto lo staff di medici e di biologi nutrizionisti utilizza, per ottimizzare la salute dei pazienti che seguiamo e per trattare oggi gli effetti del Long-Covid.

Conoscere i propri livelli di glicazione e nutrirsi in accordo con le indicazioni che ne derivano, può essere uno degli strumenti più utili anche per il supporto alla terapia e per consentire agli anticorpi sviluppati con l’infezione naturale o derivanti dalla vaccinazione di mantenere elevata la loro efficacia, come spiegato anche nel video collegato a questo articolo.

Questo vale soprattutto nella stagione invernale in cui le occasioni di contatto al chiuso sono decisamente più elevate e le interferenze dovute all’inquinamento e alle basse temperature sono decisamente più evidenti.

Gli anticorpi anti Covid già presenti nell’organismo possono essere aiutati a funzionare meglio e per chi ancora non ne avesse sviluppati, la possibilità di controllare e ridurre la gravità infettiva o le sue conseguenze sono decisamente elevate. Abbiamo parlato di questi strumenti pratici già nelle settimane scorse nell’articolo “Influenza, Covid e mal di gola: la prevenzione 2022-2023”.