Merendine e biscotti da far paura

29 Ottobre 2014
Merendine e biscotti da far paura

Sembra il titolo di un film horror di cattivo gusto, in linea con una festa dei morti in arrivo; invece è una verità piuttosto inquietante.

Si pensi per un momento ai bambini felici che impugnano e masticano la loro merendina (o il loro biscotto) e poi vanno a giocare attivi e vivaci. Nelle pubblicità. Tutto diverso nella realtà.

A quanto pare, da studi condotti su ratti, a cui era semplicemente suggerito di mangiare grassi trans (delle merendine e dei biscotti) al posto dei polinsaturi che erano dati al gruppo di controllo, si è evinto qualcosa di strano e sorprendente.

Col passare del tempo, i ratti delle merendine diventavano più paurosi, spaventevoli e stanchi. Mentre i ratti dei grassi buoni continuavano a rimanere attivi e interessati all’ambiente circostante, i roditori meno “salutisti” erano soporosi e impauriti.

Buono a sapersi, soprattutto quando, ad esempio, si sta scegliendo cosa dare da mangiare al proprio bimbo (o alla propria famiglia, o a se stessi) prima di un compito in classe o di una riunione importante.

Meglio dunque lasciar perdere tutti quei prodotti confezionati che portano tra gli ingredienti la dicitura “grassi vegetali idrogenati” o anche “grassi non idrogenati”, ma che poi sono stati cotti.

Che si tratti di spuntini o di colazioni, in questi casi è più opportuno mettere in bocca qualche seme oleoso non tostato, della frutta fresca e/o della verdura di stagione per essere in grado di tenere gli occhi aperti senza timore e poter dedicare il giusto impegno e la necessaria energia ai propri impegni.

Le azioni dei grassi buoni rispetto ai trans, per altro, non si fermano qui e agiscono, per esempio, anche sullo stimolo metabolico (aiuto al dimagrimento), sull’infiammazione, riducendola, sulla sazietà.

Una noce in più e un biscotto (o una merendina) in meno sul momento può rappresentare una scelta che mette a dura prova le proprie abitudini o routine familiari, ma quando si compie ci si rende immediatamente conto del perché, con la voglia di rifarlo e la consapevolezza che in coscienza si rifarebbe la stessa scelta cento volte e più.