Prenderemo una pillola invece di correre e di fare palestra?

Gli ultimi anni hanno visto diocumentate molte novità nel campo della gestione del metabolismo. Basta pensare alla rilevanza dell’uso dei farmaci attivi sul GLP-1 come Ozempic e Mounjaro, che sono nati come farmaci antifiabetici e poi sono diventati i farmaci più importanti per il trattamento dell’obesità.
Le ricerche in questo campo continuano in modo quasi esplosivo e ci piace riprendere un lavoro scientifico pubblicato a fine 2023 sul Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics nel quale si evidenzia (per ora solo su modelli animali) che l’utilizzo di una sostanza che agisce su un particolare recettore (ERR) attiva il dimagrimento e la crescita di massa muscolare anche in presenza di abitudini alimentari anomale.
Topini obesi per causa genetica o topini nutriti solo con una dieta “ingrassante”, trattati con questa sostanza, dimagriscono e aumentano la massa muscolare, esattamente come se mangiassero meno e facessero molta attività fisica.
Si tratterebbe di un farmaco “dimagrante” in grado di agire anche sulle persone obese trasformando la realtà di un sedentario in una attivazione farmacologica da sportivo se non addirittura da iper-sportivo.
Non sono molto convinto della utilità di un farmaco di questo tipo per questo uso, anche se ad esempio in soggetti impossibilitati al movimento (pensiamo ad amputati o a paraplegici) potrebbe svolgere un ruolo importante nella cura di molte malattie metaboliche e nel supporto al mantenimento della salute.
L’attività fisica deve sempre fare parte del programma personale di benessere ma la scoperta anche di questi effetti (la pillola che sostituisce l’esercizio fisico) si inserisce in una fase storica in cui si approfondiscono molti aspetti di interferenza metabolica che sempre di più legano la glicazione e gli effetti degli zuccheri al metabolismo, all’infiammazione, alla performance muscolare e al benessere.
In un precedente articolo di Eurosalus abbiamo segnalato una ricerca pubblicata sulla autorevole rivista Diabetologia nel settembre del 2023 che riportava i risultati di ua analisi fatta su oltre 93.000 persone utilizzando i dati della BioBank britannica che ha analizzato e descritto gli effetti dell’attività fisica in relazione agli orari in cui si effettua, alla sua intensità, scoprendo caratteristiche e specifiche sempre più particolareggiate.
Ad esempio, nei confronti del DMT2 (cioè il diabete dovuto alla alimentazione) è emerso con chiarezza che l’attività intensa ha sempre un effetto protettivo e preventivo mentre quella moderata e leggera è utile solo se praticata al mattino o nel pomeriggio.
Evidentemente la maggiore resistenza insulinica presente negli orari tardo pomeridiani o serali non viene vinta dalla attività leggera mentre quella intensa svolge sempre e comunque il suo lavoro.
Con tutta probabilità è coinvolto anche il meccanismo della glicazione perché la presenza di una maggiore resistenza insulinica nelle ore serali chiama direttamente in causa questo tipo di azione.
Questo è confermato dal fatto che in assenza di utilizzazione di alcolici (pomeridiani e serali) che aumentano la glicazione, la differenza tra le diverse intensità di esercizio tendeva ad attenuarsi.
Ed è utile ricordare che lo sviluppo del diabete di tipo 2 dipende sempre da molteplici fattori e oltre alla assenza di attività fisica, uno dei più importanti è proprio la presenza di livelli elevati di glicazione, cioè di eccesso di zucchero, fruttosio, alcol, dolcificanti e polioli che facilitano la induzione di una sempre più intensa resistenza insulinica e lo sviluppo di iperglicemia e poi di diabete.
Questi livelli di glicazione sono oggi misurabili e soprattutto si può seguirne l’evoluzione per capire se il controllo nutrizionale personalizzato è efficace nella loro regolazione.
Attività fisica e nutrizione si danno la mano per supportarsi reciprocamente nella loro sinergia di effetti.
Su Eurosalus molti articoli, già pubblicati, aiutano a capire come gestire al meglio l’attività fisica.
Tra i tanti, cito l’articolo di Mattia Cappelletti “L’esercizio che salva la mente” e l’articolo di Michela Carola Speciani “L’esercizio in supporto agli psicofarmaci”.
Riuscire a bilanciare buon cibo (nei modi giusti) e attività fisica piacevole sembra essere una ricetta con basi scientifiche molto solide per vivere meglio, sani e a lungo.