Sintomi generali in almeno un terzo delle orticarie. Quando l’orticaria nasconde altro

Quante volte ci sentiamo dire dal medico o dal dermatologo che è si tratta di una “malattia della pelle”. Che si affronti una dermatite o un’orticaria spesso si resta fermi a pensare che l’unica causa sia una disfunzione cutanea.
Infatti, per l’orticaria, una volta che si ritiene “sana” la pelle, si cerca sempre una causa esterna che va da un qualsiasi alimento fino ad arrivare all’acqua (orticaria da acqua) o al sole (eritema solare) senza mai considerare che sotto alla pelle c’è un intero organismo e che l’orticaria potrebbe essere l’espressione di una alterazione sistemica.
Abbiamo già discusso su questo sito il fatto che le manifestazioni di orticaria possono anche essere derivate da alimenti, acqua, sole, pressione o contatto ma che queste sono solo “gocce” che fanno “traboccare un vaso già pieno”.
In quel caso quindi si deve cercare di “svuotare l’acqua del vaso” riducendo glicazione e infiammazione piuttosto che prendersela con l’agente esterno.
Inoltre, da una ricerca multicentrica internazionale pubblicata su JACI in practice in aprile 2024, in almeno un terzo dei casi di orticaria si può evidenziare la presenza di una attivazione infiammatoria o immunologica sottostante che sta manifestandosi proprio attraverso la pelle.
I nostri pazienti arrivano alla valutazione clinica dicendo “sono allergico all’acqua”, per non parlare di quelli che portano un foglio di un collega allergologo in cui è descritta la “lucite”, cioè un’allergia presumibile alla luce solare e non.
(Per i lettori: non esiste un test IgE per l’allergia all’acqua).
Di solito reagisco in modo abbastanza rilevante perché segnalo che una allergia all’elemento (ad esempio il sole) che genera la vita e l’esistenza è evoluzionisticamente inconcepibile.
E mentre mi raccontano che probabilmente è l’acqua contaminata o inquinata a generare allergia e orticaria dopo la doccia, spiego che ogni allergologo, sulla base delle ricerche scientifiche più recenti, dovrebbe sempre domandarsi se la persona è allergica a qualcosa (IgE specifiche elevate) oppure se la persona è semplicemente infiammata dagli alimenti e risponde a qualsiasi sostanza esterna come se questa fosse appunto “la goccia che fa traboccare il vaso”.
Quando si manifesta una intensa orticaria si ricorre magari al trattamento di antistaminici e cortisonici cercando di capire se a causarla è stato il gamberetto o il pezzetto di cioccolato mangiato a fine pasto o l’acqua della doccia (sostanze che quasi sempre risultano poi negative ai test allergologici), mentre l’aumento della infiammazione sistemica, di tutto l’organismo, è dovuto magari al cappuccio e brioche di ogni mattina.
In quel caso si deve abbassare il livello di infiammazione sistemica o di glicazione che ormai dal 2017 è riconosciuta come una delle cause più importanti di quel 62% di reazioni simil-allergiche in cui non si riesce ad identificare una causa unica e precisa.
Tra glicazione, allergia e infiammazione, i legami sono diventati poi sempre più certi, al punto che un gruppo di ricercatori australiani, statunitensi, irlandesi e italiani ha pubblicato su Frontiers in Allergy, nell’aprile 2023 un lavoro che spiega in dettaglio i meccanismi molecolari che provocano la reazione infiammatoria o simil allergica per effetto delle sostanze glicanti (i cosiddetti AGEs), di cui ricordiamo che il capostipite è il Metilgliossale (identificato dai test GEK Lab).
Molti autori, sin dal Congresso Europeo di Allergologia e Immunologia Clinica (EAACI) che si è tenuto nel 2018 a Monaco di Baviera, hanno descritto il tema dell’autoinfiammazione come possibile causa di fenomeni come quelli orticarioidi. A conferma di quanto detto, molte malattie possono essere ricondotte ad un concetto infiammatorio diffuso non necessariamente autoimmune. Su Eurosalus ne abbiamo parlato sia in merito alle febbri o alle febbricole ricorrenti, sia in merito alle relazioni con le malattie autoimmuni e alla loro stretta connessione con i disturbi del comportamento alimentare.
La spiegazione dell’autoinfiammazione, come riportata da numerosi autori, riflette in tutto e per tutto la evidenza di quella che noi definiamo come infiammazione correlata al cibo, legata ad almeno tre aspetti nutrizionali:
- Infiammazione da profilo alimentare personale (con produzione di PAF e BAFF)
- Infiammazione da eccesso di prodotti di glicazione
- Infiammazione correlata allo squilibrio tra carboidrati e proteine, come spiegato dalla Harvard School of Public Health
Quindi che fare? Di fronte alle allergie “strane” che spesso ormai compaiono sempre più spesso, si analizzano immediatamente i parmetri di glicazione e si mettono in moto i suggerimenti nutrizionali più adeguati.
Alcuni importanti aspetti sono descritti in questo piacevolissimo articolo della Dr.ssa Martina Rossi.
Questo spiega perché nel Centro SMA di Milano consideriamo sempre tutti gli aspetti alimentari in modo integrato cercando così di affrontare tutti le possibili cause delle patologie che trattiamo; nell’aumento di peso come per il declino cognitivo, con una visione che sia sempre sistemica e personalizzata.