Quando non è vero che hai l’osteoporosi

12 Giugno 2007
Quando non è vero che hai l'osteoporosi

Qualunque persona di età superiore ai 40 anni trova del tutto normale il fatto di avere qualche diversità da un ventenne.

Se poi il confronto viene fatto tra una donna di 50 o 60 anni e un giovane paracadutista della “Folgore” di venti anni è evidente che esistano delle “normalissime” differenze tra le due persone.

Appare chiaro a tutti, ma non a chi ha stabilito la definizione di “osteoporosi”.

Grazie a questa definizione, stabilita a tavolino da farmacologi, ginecologi e ortopedici, oggi sappiamo che viene definita osteoporotica la persona che ha ossa meno dure di quelle di un “giovane maschio adulto sano” (appunto il paracadutista appena citato), e non necessariamente chi ha le ossa fragili.

Da anni segnaliamo che la MOC è un ottimo strumento diagnostico, ma tarato molto male, a beneficio non certo del pubblico ma di ovvi interessi di prescrizione farmacologica.

Favorire la somministrazione di farmaci spesso inutili e facilmente dannosi per un problema che in realtà non esiste è quantomeno irresponsabile. Significa creare nelle persone, soprattutto donne, un grave senso di paura e di allarme, assolutamente ingiustificato. Quando questo atteggiamento, anziché da motivazioni scientifiche dovesse derivare da motivazioni commerciali saremmo di fronte ad un crimine.

Infatti non possiamo dimenticare che molti lavori scientifici, oltre ad avere già verificato il rapporto tra alti livelli di calcio e demenza senile, mettono ormai in relazione i peggiori tumori del seno con la durezza dell’osso, e il tumore della prostata con la assunzione di calcio.

Non stiamo quindi parlando di quisquilie, ma di un tema che tocca la salute di tutti, e che riceve oggi una spinta commerciale forte in virtù di una considerazione e di un confronto (donna di 70 anni -Z- contro paracadutista -T-) che anche un ragazzo di 15 anni capirebbe assurdo.

Guardiamo un esempio pratico, preso dalla realtà. Come appare chiaro valutando i disegni, nella proposizione dei valori (in questo caso si tratta di una donna di 74 anni) l’onda colorata in azzurro e blu, corrisponde al valore normale delle donne, e corrisponde al confronto con il punteggio Z (Z score). In questo caso il valore della donna considerata è perfettamente normale, appena un poco al di sotto della media, e infatti è perfettamente situato nell’onda di riferimento corretta.

Ma la definizione di osteoporosi fa sì che il suo valore (indicato dalla crocettina rossa e dal puntino bianco in basso a destra nel disegno) sia inferiore a quello minimo del giovane paracadutista appena citato (linea rossa tratteggiata), e il punteggio assegnato (il T-score) sia decisamente basso.

Questa donna quindi, con ossa perfettamente sane, perfettamente nella media, si sente dire di avere una grave osteoporosi e un rischio di frattura aumentato. Esce dallo studio del medico convinta di essere fragile, invece ha solo una durezza minore di quella di un ragazzo maschio di 20 anni. Così inizia spesso a prendere farmaci inutili, ma soprattutto perde la fiducia nella sua autonomia.

La vera osteoporosi si ha quando il valore dell’osso sta al di sotto dell’onda blu e azzurra. Al di fuori dell valore di normalità delle donne normali.

Nell’esempio proposto, sia per le vertebre sia per il femore, la donna ha un valore corretto, ma essendo inferiore al dato del giovane (linea rossa tratteggiata) viene clssificata come osteoporotica.

Queste cose sono in realtà ben segnalate all’interno del referto, ma con un linguaggio comprensibile solo agli esperti: infatti vengono proposti sia i valori del punteggio T (quello del paracadutista) sia quelli del punteggio Z (quelli della donna normale) e nella premessa (cito da un referto vero) si dice con chiarezza: «… la paziente risulta osteoporotica. Tale termine si riferisce ai livelli di densità ossea riscontrati: osteoporosi significa semplicemente bassa massa ossea».

Osteoporosi non significa quindi ossa fragili, fatto questo che dipende da un mucchio di altre considerazioni; alla gente però viene invece fatto credere esattamente quello.

Anche chi scrive i referti si premunisce da eventuali recriminazioni giudiziarie: osteoporosi non significa che hai l’osso fragile, significa solo che hai un numerino diverso da quello del giovane adulto di 20 anni. Caso mai qualcuno richiedesse dei soldi indietro per i danni provocati dai farmaci.

Intanto i farmaci vengono prescritti, e milioni di donne si sentono fragili e insicure.