Intolleranze alimentari

Sinonimi: Allergie alimentari ritardate, Allergie alimentari, Ipersensibilità alimentari
di Attilio Speciani - Allergologo e Immunologo Clinico

Per molti anni il fenomeno oggi definito come infiammazione da cibo è stato caratterizzato con il termine di “intolleranza alimentare”, che sarebbe in realtà un termine molto appropriato (perdita di tolleranza), ma che è stato usato in modo assolutamente improprio per lungo tempo, tanto che oggi il termine stesso è da molti vissuto come indicazione chiara di mancanza di scientificità.

Inoltre esiste una confusione di termini diffusa talvolta anche tra gli “esperti”, tra “intolleranza al lattosio” (vera intolleranza biochimica al lattosio) e “reazione immunologica alle proteine del latte” (infiammazione causata da altre componenti del latte) che la gente chiama comunque “intolleranza”. Si tratta invece di due condizioni molto diverse e con differenti effetti sull’organismo.

Un altro elemento di confusione nasce dalla definizione di “Gluten sensitivity” che è realmente una intolleranza al glutine ma non di tipo celiaco, che sta diventando sempre più frequente nella popolazione generale.

Noi allora ben volentieri ci stacchiamo da queste definizioni confuse e talvolta ascientifiche e preferiamo mantenere la più semplice definizione di infiammazione da cibo, sapendo bene che gli effetti derivanti dalle citochine infiammatorie prodotte dall’organismo (BAFF e PAF ad esempio) sono in realtà quelli che provocano le diverse sintomatologie.

La loro misurabilità consente inoltre una importante evoluzione scientifica nel campo della cura di questi disturbi (come previsto da RecallerProgram).

La reazione infiammatoria dovuta al cibo ha caratteristiche molto diverse dalle allergie, soprattutto per il modo in cui si viene a creare e per i tempi necessari alla comparsa dei sintomi, anche se spesso i sintomi che si evidenziano sono molto simili.

Già dal 2003 uno dei massimi esperti mondiali di allergia alimentare spiegò che ci sono le intolleranze alimentari (oggi correttamente definite infiammazione da cibo), e le allergie alimentari immediate. Si tratta di due fenomeni diversi, che rendono conto di alcune difficoltà nella diagnosi dei fenomeni infiammatori alimentari, ma che interagiscono intensamente, contribuendo entrambi ad aumentare il livello di infiammazione dell’organismo e a stimolare le manifestazioni allergiche e una serie di patologie croniche correlate con la produzione di BAFF e di PAF.

Per studiare questi fenomeni infiammatori è possibile misurare il livello di citochine, seguirne l’andamento in relazione alla terapia e alla dieta, e capire il modo in cui l’organismo è entrato in contatto con gli alimenti (attraverso la valutazione di Immunoglobuline IgG ad esempio) per ricreare tolleranza e migliorare o guarire i disturbi dovuti all’infiammazione. La presenza di IgG non è necessariamente un indice di reazione “contro” il cibo, ma può essere il segno di una tolleranza riottenuta. Quando si trovano comunque livelli mossi o elevati di IgG verso i Grandi Gruppi Alimentari, significa che nei confronti di quegli alimenti in passato c’è stata una reazione, di cui può essere utile tenere conto per l’impostazione dietetica.

La reazione allergica in cui intervengono le immunoglobuline di tipo E avviene attraverso la cosiddetta “via classica” della allergia. Mentre fin dal 2007 è stata identificata una “via alternativa” della allergia, caratterizzata dall’intervento di anticorpi presenti sui globuli bianchi e legata quindi soprattutto a una reazione di tipo cellulare, in cui intervengono le Immunoglobuline G (IgG), il PAF ed altre sostanze infiammatorie. Possono determinare reazioni allergiche in tutto simili a quelle delle allergie classiche ma non vengono identificati i classici valori di quelle allergie.

La via alternativa dell’allergia rende conto sicuramente anche della infiammazione connessa con il contatto con gli alimenti. Un fondamentale studio norvegese del 2010 ha identificato proprio nel BAFF uno dei più importanti effettori della reazione infiammatoria e della cascata di sintomi tipica della reazione da cibo.

Esistono inoltre delle forme di allergia alimentare “mista” in cui intervengono entrambi i meccanismi, come la celiachia; la recente definizione della Gluten sensitivity ha riproposto il tema della intolleranza al glutine non celiaca che è esattamente l’espressione di una infiammazione da cibo dovuta al contatto con il glutine, come avviene per altri numerosi alimenti.

L’allergia è normalmente una risposta immediata, che compare nel giro di pochi minuti, più raramente entro qualche ora, dal contatto con la sostanza incriminata e implica l’intervento delle Immunoglobuline E (IgE) e dei mastociti.

L’infiammazione da cibo esprime invece una reazione lievemente più lenta, determinata dall’intervento di cellule o anticorpi diversi dalle IgE (cellule Th intestinali, come dimostrato da Sampson e citochine infiammatorie), che insorge dopo ore o giorni di assunzione ripetuta della sostanza alimentare (o di contatto con un agente ambientale non necessariamente alimentare) verso la quale abbiamo una reattività: nell’organismo esistono infatti meccanismi di controllo dovuti all’immunità innata che nei confronti degli alimenti riescono spesso a evitare lo scatenamento della reazione. Questo meccanismo prevede dunque il superamento di un “livello di soglia”.

Con l’identificazione del BAFF (B Cell Activating Factor) e la sua azione infiammatoria e immunomodulante si è capito con chiarezza perché le intolleranze alimentari possano causare a cascata una serie di sintomi talvolta diversi tra loro ma legati ad una causa infiammatoria immunologica comune.

 Sintomi

La sintomatologia correlata con l’infiammazione da cibo è molto varia e le ricerche scientifiche relative alla infiammazione a bassa intensità continuano a portare nuovi dati sull’effetto di questo tipo di infiammazione sulla salute.

Apparato gastrointestinale

Meteorismo, eruttazioni, diarrea, nausea, gastrite, reflusso gastroesofageo, epigastralgia, colite, sindrome del colon irritabile, dispepsia, sensazione di pesantezza, dolori addominali, malassorbimento, malattie infiammatorie intestinali, appetito ridotto o aumentato, crampi.

Sistema respiratorio

Riniti, sinusiti, bronchiti, asma, tosse, difficoltà di respirazione, tendenza a ripetere forme infettive, faringite o laringite, raucedine, poliposi nasale e sinusale, russamento (roncopatia), ostruzione nasale, olfatto ridotto o aumentato.

Cute

Eruzioni cutanee, eczema, orticaria, acne, dermatiti, prurito cutaneo, ritenzione idrica e linfedema, lesioni vasculitiche, eritema solare; il controllo delle intolleranze alimentari può essere di aiuto anche nella riduzione delle reazioni tipiche della psoriasi e della dermatite atopica.

Sistema nervoso

Cefalea ed emicrania, astenia, difficoltà di concentrazione, torpore mentale, sonnolenza, vertigini, affaticamento, sbalzi d’umore, sindrome da stanchezza cronica, alcune forme di insonnia, manifestazioni epilettiche con aura; in relazione a studi recenti che coinvolgono la neurochimica cerebrale, anche aspetti nevrotici, tendenza depressiva, ansia, iperattività e altri sintomi classica- mente neurologici oggi possono essere aiutati anche da un controllo alimentare.

Apparato genito-urinario

Cistiti, vaginiti, infezioni, sterilità, dismenorrea, candidosi, cistiti abatteriche (quelle in cui non sembra esserci alcun batterio responsabile), ripetizione di queste patologie, enuresi, mestruazioni abbondanti o dolorose o irregolari, endometriosi (in cui può essere concausale), supporto alla fecondazione assistita, controllo di alcune delle condizioni patologiche della gravidanza.

Sistema muscolare e articolare

Artrite reumatoide, mialgie, crampi, tendenza agli strappi, dolori articolari, artriti in genere, comprese quelle reattive e psoriasiche, spasmi, tremore, rigidità muscolare.

Metabolismo, diabete e obesità

È stato osservato che esiste una relazione tra intolleranza agli alimenti e sovrappeso. Controllando l’assunzione degli ali- menti che generano infiammazione si può ottenere una riduzione della resistenza insulinica indotta dagli alimenti, una riduzione dei radicali liberi con effetti a cascata sul metabolismo.

Altro

Edemi, gonfiore delle palpebre, del volto o delle gengive, congiuntiviti, infezioni ricorrenti, afte, difficoltà di deglutizione, ronzio auricolare, perdita di udito, aumentata sensibilità ai suoni, angina, palpitazioni, tachicardia, infiammazioni venose o arteriose, vasculiti, anemia, leucopenia, riduzione delle piastrine. È ormai sicuro che l’interferenza sul sistema immunitario possa contribuire alla nascita di molte malattie autoimmuni o reumatologiche quali artrite reumatoide, crioglobulinemia, morbo di Crohn, colite ulcerativa, LES e alcuni casi di diabete e sindrome di Cushing.

La presenza di una reazione avversa a un cibo non determina solo malattie, ma anche condizioni disturbate nel soggetto sano; se infatti parliamo di sovrappeso, di stanchezza cronica e di performance muscolare sportiva, ci riferiamo a condizioni non necessariamente patologiche, ma in cui il controllo dell’ipersensibilità alimentare può portare a sensibili e importanti miglioramenti. Questo è statoconfermato da studi che ormai legano infiammazione immunologica, insulinoresistenza e produzione di determinate adipochine, spiegando i disturbi generati con un solido razionale scientifico.

In genere, comunque, qualsiasi disturbo con componente infiammatoria cronica di cui non si riesca a comprendere l’origine dovrebbe far pensare anche a ua sottostante infiammazione da cibo.

Quando un disturbo può essere causato (del tutto o in parte) da un’ipersensibilità alimentare, questo significa che è possibile guarire (o contribuire a migliorare) quel disturbo anche con una semplice dieta, una volta che sia stata compresa l’esistenza di una infiammazione da cibo e che siano siano stati identificati i cibi verso cui si è avuta una reazione anticorpale.

Recuperare la tolleranza alimentare e guarire le intolleranze può davvero cambiare la vita.

 Cause

Le infiammazioni da cibo e I fenomeni di intolleranza alimentare (o ipersensibilità) sono spesso dovuti a una specie di fenomeno di accumulo, come se si trattasse di un avvelenamento progressivo, e gli effetti sull’organismo sono talvolta di tipo subclinico, cioè non immediatamente evidente, ma che giorno dopo giorno provocano la crescita di fatti infiammatori che determinano malattie sicuramente impegnative.

Oggi consideriamo una delle cause più rilevanti quella della produzione di BAFF (B Cell Activating Factor) derivante dal contatto con gli alimenti. In realtà il BAFF è solo l’effettore terminale, la sostanza che modula poi la comparsa dei sintomi, ma per quanto riguarda le cause, dobbiamo risalire a tutte le condizioni che possono alterare la corretta regolazione dell’equilibrio intestinale.

Le varie condizioni elencate sono quelle che determinano il lancio di segnali di pericolo all’organismo, che risponde con una alterazione difensiva ed infiammatoria dell’intero organismo.

– Enteriti, diarree e gastroenteriti sia dell’adulto sia infantili
– Idrocolonterapia proseguita per lungo tempo
– Terapie cortisoniche prolungate
– Terapie antibiotiche prolungate o intense
– Parassitosi intestinali, vermi, micosi intestinali e candida
– Alterazioni della flora batterica intestinale (disbiosi)
– Alcune infezioni virali (i Rota virus ad esempio)
– Interventi chirurgici (per il loro importante segnale di pericolo trasmesso)
– Gravi stress emotivi (in accordo con le indicazioni di Rita Levi Montalcini)
– Disturbi digestivi, in particolare pancreatici con incompleta digestione degli antigeni
– Uso prolungato di farmaci antinfiammatori
Uso prolungato di farmaci antireflusso (inibitori di pompa o protettori gastrici)
– Presenza di un’intolleranza alimentare non curata
– Utilizzo ripetuto di creme o farmaci su zone cutanee infiammate
– Carenza di oligoelementi fondamentali (in particolare Zinco, Rame, Manganese e Litio)
– Carica allergenica elevata e persistente nell’ambiente

 Trattamento

Di fronte ad un possibile fenomeno infiammatorio cronico, è importante prima di tutto confermare una diagnosi. L’evidenza di una infiammazione da cibo può essere definita sul piano clinico, per la presenza di sintomi e disturbi specifici, o può essere aiutata dalla valutazione dei valori di BAFF e di PAF che caratterizzano il livello infiammatorio di ogni individuo. I test usati fino ad oggi per la diagnosi delle intolleranze alimentari hanno perso gran parte del loro significato, e sono comunque tutti “non convenzionali”.

Noi utilizziamo proprio per questo motivo una valutazione fatta attraverso RecallerProgram, basato sul dosaggio delle IgG e integrato nella valutazione della infiammazione da cibo. Si tratta di un test innovativo, interpretato in accordo con le più recenti evoluzioni della immunologia alimentare; le IgG forniscono le indicazioni del precedente contatto immunologico con il cibo e guidano le indicazioni dietetiche per recuperare la tolleranza alimentare e controllare l’infiammazione.

Le indicazioni pratiche per il trattamento sono quelle della impostazione di una dieta che guidi il recupero della tolleranza alimentare, esattamente come avviene per lo svezzamento del bambino. Non c’è un cibo cattivo, ed oggi l’immunologia moderna riesce a guarire anche gravi situazioni di allergia IgE mediata con una impostazione alimentare. A maggior ragione questo avviene quando la reattività alimentare è legata ad altri tipi di anticorpi.

Lo schema più usuale prevede una serie di tecniche che spesso si integrano una con l’altra:

Uso del “Crudo Vivo e Colorato”, cioè abituarsi a mangiare prima di ogni pasto, prima colazione compresa, un piccolo pezzo di frutta o verdura cruda, per facilitare l’induzione di tolleranza.

Impostazione di una dieta di rotazione, che consenta gradualmente, come per lo svezzamento infantile, di recuperare la tolleranza alimentare verso gli alimenti che hanno potuto indurre l’infiammazione da cibo. Utile la lettura di ulteriori notizie all’articolo sulla dieta di recupero della tolleranza alimentare ed all’articolo su svezzamento e guarigione.

Mantenimento di una condizione digestiva ottimale, spesso con l’uso di enzimi digestivi come Enzitasi o Zerotox Enzimi (1 compressa a prima colazione e una a cena anche per periodi molto prolungati, oppure cicli di trattamento di 20 giorni con una compressa prima di ogni pasto) che consentono agli antigeni alimentari di arrivare effettivamente digeriti all’intestino, riducendo lo stimolo irritativo che possono determinare.

Supporto alla mucosa intestinale con prodotti a base di colostro come IgComplex (lunghi cicli con 1 compressa prima della prima colazione e della cena) che aiuta la mucosa intestinale e riprendere la sua corretta funzione di filtro.

Con l’uso di iposensibilizzanti specifici a bassa dose (per gli alimenti contenenti Nichel ad esempio o come spesso necessario in caso di orticaria con alimenti contenenti salicilati)

Affiancando il controllo dell’infiammazione con prepararti ad azione antinfiammatoria a base di alcune piante particolarmente utili in questo campo, come Zerotox Ribilla (al dosaggio di 6 perle al giorno in fase acuta e di 2 perle al giorno in fase di controllo) e Olio di Perilla (da 750 mg al giorno fino a 3 grammi in fasi acute) e Olio di Ribes nero (fino a 6 grammi al giorno in fase acuta ma mediamente con dosaggi sui 2 grammi al giorno). È sconsigliato l’uso dei gemmoderivati, non adatti a soggetti con intolleranza alle sostanze fermentate e ai lieviti.

Talora può essere importante controllare la reintroduzione di probiotici. Alcuni ceppi ed alcuni dosaggi facilitano il recupero della tolleranza alimentare e controllano l’infiammazione da cibo in modo specifico.

 Dieta

Come per lo svezzamento infantile, aiutando l’organismo a riavvicinarsi agli alimenti non tollerati, si facilita il recupero della tolleranza e si aiuta ogni persona a recuperare la tolleranza alimentare. Lo schema di lavoro è quello della rotazione, cioè della individuazione degli alimenti possibile causa di infiammazione, e del loro controllo alimentare in particolari giorni della settimana.

Come indicato in numerosi articoli su Eurosalus l’inizio prevede libertà alimentare in un giorno intrasettimanale (ad esempio il mercoledì) e poi il sabato sera e la domenica. Dopo un periodo in cui l’organismo migliora, si passa ad una assunzione più intensa (in più giorni della settimana) fino ad arrivare ad una alimentazione varia e al recupero pieno della tolleranza. Sul sito di RecallerProgram si possono avere indicazioni per le diverse combinazioni di Grandi Gruppi Alimentari.

 Omeopatia

Spesso utile l’apporto di Histaminum 15 CH (e vanno bene anche 12 CH e 30 CH. Questo rimedio una volta era chiamato Orthohistaminum) per trattare forme acute di irritazione (prurito, rinite, irritazione delle mucose eccetera) come sintomatico effettivo, al dosaggio di 3 granuli da assumere più volte in giornata in relazione al bisogno.

 Fitoterapia

I migliori rimedi, in caso di infiammazione da cibo, sono preparati ad azione antinfiammatoria a base di alcune piante particolarmente utili in questo campo, come Zerotox Ribilla (al dosaggio di 6 perle al giorno in fase acuta e di 2 perle al giorno in fase di controllo) e Olio di Perilla (da 750 mg al giorno fino a 3 grammi in fasi acute) e Olio di Ribes nero (fino a 6 grammi al giorno in fase acuta ma mediamente con dosaggi sui 2 grammi al giorno). È sconsigliato l’uso dei gemmoderivati, non adatti a soggetti con intolleranza alle sostanze fermentate e ai lieviti.

 Oligoelementi

Manganese, Zinco, Rame sono quelli più indicati per il trattamento. Noi suggeriamo spesso l’uso di Oximix 3+ che li contiene in modo bilanciato, al dosaggio di 5 ml al dì, da assumere diluito in acqua durante un pasto. In molticasi, come durante la prevenzione antinfluenzale, l’uso di Oximix 1+ (adatto come antinfettivo) rende inutile l’assunzione di Oximix 3+ che contiene molti degli stessi elementi minerali.

 Altro

Un’alimentazione varia, una corretta digestione e comportamenti che aiutano a sviluppare tolleranza, come l’abitudine a mangiare prima di ogni pasto (prima colazione compresa) un pezzetto di frutta o di verdura cruda (il famoso mantra del “Crudo, Vivo e Colorato”) sono alla base del mantenimento della tolleranza immunologica e quindi impediscono la rottura dell’equilibrio e la comparsa di intolleranze specifiche e di infiammazione da cibo.

In soggetti sani, che presentano magari modesti segni di tipo infiammatorio, l’effettuazione di un RecallerProgram e l’indicazione dei Grandi Gruppi Alimentari sicuramente in eccesso nella propria alimentazione, consente di mettere in atto una dieta semplice, basata talvolta anche su due soli giorni di controllo alimentare alla settimana, che consentono di mantenere la tolleranza immunologica e di ridurre l’infiammazione correlata agli alimenti.

La misurazione del livello delle citochine infiammatorie correlate con il cibo (BAFF ad esempio) può essere un sostegno utilissimo nel recupero della tolleranza e nel guidare la maggiore necessità di adesione dietetica.

Per la prevenzione, come per la terapia di queste condizioni, uno strumento utilissimo è RecallerProgram, basato sul dosaggio delle IgG e integrato nella valutazione della infiammazione da cibo.

Si tratta di un test innovativo, interpretato in accordo con le più recenti evoluzioni della immunologia alimentare; le IgG forniscono le indicazioni del precedente contatto immunologico con il cibo e guidano le indicazioni dietetiche per recuperare la tolleranza alimentare. La modulazione delle indicazioni nutrizionali può avere effetti sia preventivi sia terapeutici.

Se ripensiamo al passato, pratiche e comportamenti semplici come la astensione rituale da alcuni alimenti un giorno alla settimana (il venerdì di magro cristiano o il sabato kasher ebraico, ad esempio) potevano essere sufficienti a interrompere lo stimolo continuativo sul sistema immunitario e facilitare il controllo della reattività. In caso di perdita di controllo, i normali meccanismi di difesa – che di solito si manifestano con una reazione infiammatoria controllata – possono diventare così intensi da produrre danni all’intero organismo.

Utile la lettura di ulteriori notizie all’articolo sulla dieta di recupero della tolleranza alimentare ed all’articolo su svezzamento e guarigione.

 Sintomi

 Cause

 Trattamento

 Dieta

 Omeopatia

 Fitoterapia

 Oligoelementi

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