Coronavirus: imparare a difendersi

22 Febbraio 2020
Coronavirus: imparare a difendersi

Il nuovo Coronavirus, ora con il suo nome ufficiale (Sars-CoV-2), è consapevolmente presente in Italia da qualche giorno, inserendosi nel consueto picco stagionale di influenza e parainfluenza e provocando sintomi iniziali del tutto simili a quelli delle malattie da raffreddamento tipiche della stagione invernale. Il nome invece della malattia che provoca è COVID-19, che è l’acronimo di Co (corona), Vi (virus), D (“disease”, malattia) e 19 (anno di identificazione del virus).

L’analisi dei virus e dei ceppi presenti in Italia ha portato ad una consapevolezza di importantissimo significato. Come spiegato dalla dottoressa Francesca Russo, che dirige il team di medici delle Asl venete coinvolte nell’epidemia: “Può essere stato portato da chiunque in Europa, se è arrivato senza sintomi quando non c’erano ancora misure stringenti“. Di fatto quindi, come ormai tutti stanno accettando, il virus circolava “sottotraccia” già da qualche tempo e i sintomi e gli aggravamenti venivano semplicemente confusi con quelli influenzali o parainfluenzali, a conferma di quanto vado tra poco a descrivere. 

Ancor prima di discutere alcuni aspetti di questo virus, è bene ridefinire con forza quali sono gli strumenti a disposizione di tutti per migliorare la propria capacità di risposta a questo virus e a tutti i virus influenzali, oltre che spiegare che tipo di misure mettere in atto per rallentarne la diffusione in attesa di una sua spontanea attenuazione, che, come appare verosimile, sarà facilitata dalla fine dell’inverno. 

Continua a restare d’obbligo la cautela, trattandosi di un virus “nuovo”, ma parliamo di un virus che appartiene a una famiglia di virus sufficientemente studiata negli ultimi anni e che manifesta, e ha manifestato dalla sua comparsa a oggi, comportamenti e modalità di trasmissione e di induzione patologica simili a quelli già conosciuti. 

Quindi manteniamo tutte le cautele del caso su questa infezione, ma ragioniamo in modo scientifico per capire meglio i possibili rischi e le possibili evoluzioni della diffusione internazionale di questo Coronavirus.

Valutiamo quindi alcuni spunti utili per la prevenzione degli effetti derivanti dal contatto con il virus che sono utili anche per la difesa da qualsiasi virosi respiratoria. 

Strumenti di difesa a disposizione di tutti

  • Pulizia e detersione delle mani, igiene e protezione dai contatti
  • Supporto al miglioramento delle proprie difese immunitarie
  • Alimentazione corretta e controllo infiammatorio

Pulizia e detersione delle mani, igiene e protezione dai contatti 

Lavarsi le mani nel modo corretto:

  • con acqua e sapone per almeno 40 secondi,
  • con soluzione di alcol etilico ad almeno 60 gradi,
  • con candeggina (ipoclorito di sodio) allo 0.05% cioè diluizione 1/100 di una normale candeggina al 5%.

Usare le mani per fare tutto quello che serve, evitando però dare la mano alle persone o di portare le mani non lavate alla bocca o di stropicciarsi gli occhi.

È importante lavarsi le mani prima e dopo l’incontro con altre persone e essere attenti alla corretta ed educata protezione dei propri colpi di tosse o starnuti. Il virus, come il classico virus influenzale, entra nel corpo attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi un po’ più di sana attenzione non guasta. Per chi si “mangia le unghie”, potrebbe essere una buona occasione per smettere…

Le superfici di contatto non appaiono la causa maggiore di diffusione. La diffusione più significativa è per contatto o per goccioline espulse con tosse o starnuti. Se consentito, si può andare in metropolitana o sull’autobus avendo cura di non entrare in vagoni o mezzi eccessivamente affollati, ricordandosi di lavare correttamente le mani dopo il viaggio e di non portare mai le mani, se non lavate, alla bocca o agli occhi.

In casa propria o negli ambienti di lavoro è necessario sanificare con acqua e candeggina o con alcol a 60 gradi le superfici di maggior contatto con il pubblico (maniglie, pulsanti e simili). Al momento non servono comportamenti estremi perché la trasmissione più importante avviene attraverso le mani, come specificato anche dal Ministero della Salute. A questo proposito, un interessante articolo della Agenzia Regionale di Sanità della Regione Toscana spiega in dettaglio come possono essere pulite le superfici. 

L’uso della mascherina o degli occhiali non impedisce certo il passaggio dei virus, ma può difendere, in ambito pubblico, dalla trasmissione di microgoccioline (droplets) che si creano con starnuti o tosse. Le mascherine che filtrano i virus sono solo quelle con filtro (FFP) di classe 2 o 3 (FFP2 o FFP3), ormai praticamente introvabili, ma in mancanza di meglio le mascherine da lavoro, da ferramenta, da chirurgia o simili possono svolgere egregiamente il compito di fermare la maggior parte delle microgocciole degli starnuti.

Ad oggi sappiamo con certezza che le mascherine vanno portate solo da chi ha delle forme di raffreddamento in corso, ad evitare di spargere all’intorno possibili virus, sia che si tratti di semplici virus del raffreddore, sia che si tratti dell’agente della COVID-19.

Supporto al miglioramento delle proprie difese immunitarie

La motivazione scientifica della integrazione che suggerisco, e che io stesso metto in atto per me e la mia famiglia, è spiegata poco sotto ed è legata alla integrazione di Selenio tramite un multiminerale (Oximix Multi+ Complete, 1 capsula al giorno), affiancato alla assunzione di 1 capsula di Zinco, Rame  e altri minerali (Oximix 1+ Immuno, una capsula al giorno, da portare a due al giorno in caso di raffreddamento o di frequenti contatti pubblici).

A fianco di questi due integratori minerali, l’uso di Betamune (Zerotox), che consiglio sempre in misura di 1 compressa al giorno durante tutto l’inverno, può oggi cautelativamente passare a due comprese al giorno in caso di viaggi o di spostamenti in luoghi affollati.

L’uso integrato di Vitamina C (ad esempio Vita-C Immuno, di Nature’s Bounty, da 2 a 4 tavolette al giorno), contribuisce al sostegno delle difese. 

Lo schema di somministrazione che suggerisco prevede quindi

  • Betamune (Zerotox) 1 compressa al giorno e 2 al giorno nei periodi (come questo) di maggiore possibile contatto virale
  • Vita C Immuno (Nature’s Bounty) 2 compresse al giorno e 4 al dì nei perioi di maggiore esposizione
  • Oximix Multi+ o Oximix 1+ (Driatec -entrambi contengono Selenio, Zinco, Rame e Vitamina C) 1 capsula al giorno ed eventualmente 2 in periodi di maggiore esposizione

Ancora nel 2001, su Eurosalus ho pubblicato un articolo che faceva riferimento alla utilità del Selenio e di alcune integrazioni minerali per impedire la mutazione dei virus e rallentare le epidemie influenzali (Beck MA et al, FASEB J. 2001 Jun;15(8):1481-3). Nei successivi 20 anni la scienza ha fatto ulteriori progressi e una ricerca effettuata da infettivologi francesi e pubblicata su Nutrients nel settembre 2019 ha confermato che la presenza di livelli ottimali di Selenio consente l’attività di particolari selenoproteine che controllano la diffusione di molti virus e ne riducono la infettività (Guillin OM et al Nutrients. 2019 Sep 4;11(9). pii: E2101. doi: 10.3390/nu11092101).

L’importanza clinica dei livelli di Selenio nell’organismo era stata confermata anche da ricerche sulla diffusione e sulla gravità dell’infezione da H1N1 nel 2013. Adeguati livelli di Selenio consentono maggiori capacità di difesa e maggiore controllo della infezione.

Alimentazione corretta e controllo infiammatorio

In relazione a quanto segnalato poco sopra, un’alimentazione varia e ricca di verdure consente di aumentare i livelli di minerali e di vitamine presenti nell’organismo. Anche l’uso della frutta, se non esistono problemi specifici legati agli zuccheri, si affianca all’uso delle verdure per migliorare lo stato nutrizionale di ogni persona. Il controllo personalizzato della infiammazione dovuta agli alimenti riduce lo stato infiammatorio dell’organismo e consente a quest’ultimo di reagire meglio a qualsiasi infezione virale. 

La relazione con il diabete e con gli zuccheri richiama alla memoria quanto avvenuto con la MERS (infezione da Coronavirus evidenziatasi in Medio Oriente nel 2012 con elevato tasso di mortalità) per la quale una ricerca pubblicata il 26 gennaio 2020 su Emerging Infectious Diseases ha confermato che la severità dell’infezione e la letalità della stessa (si tratta anche qui di un Coronavirus, della stessa famiglia di quello attualmente in circolo) sono stati fortemente correlati alla presenza di diabete e di malattie cardiovascolari concomitanti (Alanazi KH et al, Emerg Infect Dis. 2020 Jan;26(1):166-168. doi: 10.3201/eid2601.190952).

L’integrazione minerale e il controllo personalizzato degli zuccheri alimentari (importanti per ridurre l’infiammazione da zuccheri e da alimenti dell’organismo) sono tra le armi che da sempre suggeriamo per supportare l’organismo nella prevenzione antinfluenzale. 

Le evidenze scientifiche segnalate qui sopra, che caratterizzano quanto questi aspetti possano essere efficaci in forme infettive del tutto simili a quella del Coronavirus di recente comparsa, mi fa esprimere alcuni suggerimenti che possono integrare le indicazioni già date nei mesi scorsi

Insieme al controllo della infiammazione dovuta agli alimenti, che riduce l’efficacia del sistema immunitario, quella dovuta all’uso degli zuccheri sembra avere un effetto particolare sui Coronavirus (vedi sopra). Da poco sappiamo che anche le malattie respiratorie sono correlate agli zuccheri e il loro controllo aiuta la difesa da questa evenienza. Misurare quanto gli zuccheri e gli alimenti possano interferire nel proprio organismo è oggi una possibilità effettiva. 

Considerazioni e riflessioni

L’attivazione internazionale deve essere presa come un segno di attenzione e di corretta cautela, orientata giustamente a contenere i possibili imprevedibili danni, ma soprattutto a limitarne per quanto possibile la diffusione incontrollata e conoscere bene quello che sta avvenendo per capire il paradigma di comportamento di questo nuovo virus. 

Un “portatore sano” non è quindi da considerare solo un possibile “untore” (come tristemente si percepisce da alcune comunicazioni apparse sulla stampa), ma anche un segno positivo della capacità da parte di una persona normale di contrastare gli effetti di un virus senza bisogno di essere “superman”. Come se esprimesse una certa “debolezza” del virus nella sua capacità di indurre malattia. 

Una intervista di Repubblica al professor Alberto Mantovani, uno dei più noti immunologi mondiali, sulle linee difensive attuali e future, conferma che finora la diagnosi viene fatta con la ricerca del virus direttamente dall’organismo, tecnica di ricerca genetica non facile e molto costosa. Più facilmente si potranno evidenziare gli anticorpi (con strumenti che sono allo studio, ma non ancora disponibili) che ci diranno che quella persona è entrata in contatto con il virus e lo ha superato.

Molto probabilmente, nel giro di poco tempo troveremo sempre più persone guarite spontaneamente o che hanno anticorpi anti Coronavirus senza mai essersi accorti di averlo preso in precedenza e senza avere avuto sintomi. Sapendo che il virus era in realtà già in circolazione prima della evidenza del “caso Codogno” sono sempre più convinto che la presenza di anticorpi sarà sempre più ampia e potrebbe contribuire alla costituzione di una immunità di gregge protettiva della diffusione futura. 

Importante è che il virus non muti in modo rilevante, come può succedere quando incontra organismi mal nutriti, e sappiamo che le condizioni di igiene e di supporto nutrizionale che si possono attivare sono oggi, su base scientifica, potenzialmente efficaci per ottimizzare le difese immunitarie. Il suggerimento più importante è di metterle in atto.

Disclaimer

Questo articolo è stato scritto il 22/02/2020 sulla base delle più recenti evidenze e sulla base dei dati fino a quel momento a disposizione. Alcune affermazioni in futuro potrebbero quindi risultare erronee o obsolete.