Un deciso NO ai dolcificanti ipocalorici a zero calorie

25 Febbraio 2024
Un deciso NO ai dolcificanti ipocalorici a zero calorie

Secondo le nuove linee guida dell’OMS i dolcificanti a zero calorie non devono essere usati per dimagrire o ridurre il rischio di malattie croniche.

In particolare se ne sconsiglia l’uso per l’ipotetico scopo di controllare il peso corporeo o di ridurre il rischio di malattie non trasmissibili.

Come abbiamo già spesso discusso su queste pagine, eritritolo, sucralosio, stevia ed altri dolcificanti ancora sono stati identificati come possibili responsabili di molte mallattie cardiovascolari e i dolcificanti ipocalorici sono stati da molto tempo sospettati di facilitare l’ingrassamento, cioè il contrario dello scopo per cui sono stati “lanciati” sul mercato.

Per l'OMS i dolcificanti a zero calorie non facilitano il dimagrimento e non riescono a controllare le malattie metaboliche. Solo il controllo dei valori di glicazione può rendere efficace una terapia di riequilibrio del metabolismo.

Continuano quindi i “tempi brutti“ per i dolcificanti artificiali, nonostante le associazioni dei produttori cerchino di difendersi da queste evidenze ribadendo che la riduzione delle calorie introdotte sia lo strumento d’eccellenza per cercare di dimagrire.

Le associazioni di produttori difendono la loro “eticità” mentre l’OMS è stata doverosamente portata a prendere atto di tutta la letteratura scientifica che da anni pone delle questioni importanti relativamente alla efficacia di queste sostanze. 

Utile anche ricordare che in un’altra ricerca, pubblicata su Cell da Suez J. nell’agosto 2022, gli autori hanno fornito prove evidenti che aspartame, saccarina, sucralosio e stevia (tutti dolcificanti classificati come NNS, Non Nutritive Sweeteners, cioè a zero – o quasi – calorie) determinano una reattività del microbiota umano e modificano la sua capacità di trasmettere effetti a valle sulla tolleranza al glucosio dell’organismo che se ne nutre. 

Quali sono, quindi, le soluzioni pratiche da mettere in atto?

La prima è quella di valutare e misurare i propri livelli di glicazione, che GEK Lab analizza attraverso il Glyco Test e il test PerMè, per sapere quali sono i limiti che si devono affrontare per mantenere o recuperare la propria salute. 

Poi bisogna occuparsi di preservare il proprio metabolismo con cura ed attenzione, “volendogli bene”, in un certo senso, attraverso una corretta alimentazione.