Quanti semi oleosi si possono mangiare?

di Carla Camerotto - Nutrizionista
21 Gennaio 2014
Quanti semi oleosi si possono mangiare?

DOMANDA

Dopo le vacanze natalizie, nel cesto della frutta è rimasta molta frutta secca. Noci, nocciole, mandorle: mi piacciono moltissimo. Quante posso consumarne?

RISPOSTA

Noci, nocciole, mandorle, pinoli, pistacchi, noci di Macadamia, anacardi: c’è n’è per tutti i gusti!

I semi oleosi, meglio conosciuti come frutta secca, possiedono caratteristiche nutrizionali degne di nota, tali da renderli dei validi alleati per la nostra salute.

Numerosi studi scientifici hanno confermato il ruolo del loro consumo abituale nella prevenzione di numerose malattie, quali le patologie cardiovascolari, i processi infiammotori e l’ipercolesterolemia.

Le virtù dei semi oleosi dipendono dal loro corredo di principi nutritivi, utili a mantenere in salute il nostro organismo. Sono una fonte di minerali e proteine vegetali di elevata qualità che li rendono adatti anche a scelte vegetariane o vegane.

Vengono chiamati semi oleosi perché la loro composizione nutrizionale vede una buona percentuale di grassi, motivo per cui sono stati bistrattati per anni. Si tratta però di acidi grassi polinsaturi della serie Omega-3 ed Omega-6 che sono acidi grassi definiti “essenziali”, poiché l’organismo umano non è capace di sintetizzarli, quindi devono essere necessariamente assunti con gli alimenti.

Queste sostanze sono fondamentali per la nostra salute e sostengono il lavoro del sistema immunitario. Sono grassi particolarmente sensibili al calore, da qui la raccomandazione di consumare prodotti non tostati; insieme alla preferenza di scelte non salate, per evitare di sovraccaricare la nostra alimentazione già ricca in sale.

Ogni seme ha le sue peculiarità e la nostra penisola vanta produzioni locali superbe: dai pistacchi di Bronte e dalle mandorle siciliane, alle nocciole di Giffoni, passando tra le noci di Sorrento, si possono scorrere i litorali e le pinete in cerca di pinoli fino su alle nocciole delle Langhe.

Le noci e i pinoli si contraddistinguono per la presenza di arginina, amminoacido con azione vasodilatatrice e utile per combattere l’ateroscleorosi.

Le mandorle si caratterizzano per l’elevata presenza di vitamina E, come i pistacchi. I semi tutti contengono una buona quota di acido folico e di vitamine del gruppo B che li rendono adatti all’alimentazione delle gestanti e degli sportivi.

Il ruolo protettivo di questo alimento ha mosso numerose società scientifiche internazionali.

L’USDA, ente americano per l’agricoltura (la stessa del famoso progetto del chose my plate di Michelle Obama), definisce come porzione standard una quantità corrispondente a circa 30 g, più o meno una manciata, da inserire come parte proteica del piatto.

La porzione è adatta ad un individuo “medio” e va inserita in un’alimentazione equilibrata e uno stile di vita sano. Il consumo consigliato è di circa 5 volte alla settimana. La varietà sulla scelta dei cibi da portare in tavola viene confermata da questa indicazione.

Si tratta di alimenti che se pur ricchi in proprietà nutritive vanno considerati con attenzione, soprattutto per chi presenta una ipersensibilità al nichel.

Sono un elemento di valido aiuto per costruire il proprio piatto, ma vanno inseriti in scelte il più possibili eterogenee.

Per intenderci, è un po’ come per il formaggio: alimento valido di per sé, ma se inserito sempre, anche se in piccoli pezzi, a fine pasto, può portare a fastidiosi sovraccarichi.