Olio di cocco sì o no?

di Martina Rossi - Nutrizionista
12 Dicembre 2018
Olio di cocco sì o no?

DOMANDA

Vi seguo spesso e tra i vostri articoli non ho trovato informazioni sull’olio di cocco. Cosa ne pensate? Si trova spesso nei supermercati, sono sempre tentata di comprarlo, ma vorrei capire se fa bene, se può sostituire l’olio di oliva e se si può usare anche in cottura.

RISPOSTA

Gentile Lettrice,

l’olio di cocco ha subito un aumento delle vendite negli ultimi anni poiché considerato un alimento estremamente benefico, sia dal punto di vista alimentare sia in ambito cosmetico.

Pochi sanno che l’olio di cocco si utilizza ormai da moltissimi anni in alcuni paesi, per esempio nella zona del Pacifico, in Africa e in alcuni paesi asiatici.

L’olio di cocco deriva dall’omonimo frutto, è ottenuto dalla spremitura della polpa del frutto maturo e può trovarsi in commercio sotto forma di due varietà, puro o raffinato. 

L’olio di cocco puro, anche chiamato vergine, è l’olio estratto dal cocco fresco tramite un procedimento meccanico e rapido. Essendo un procedimento veloce, l’olio risulta essere privo di qualsiasi contaminante.

L’olio di cocco raffinato invece viene ottenuto dalla polpa lasciata ad asciugare a temperatura ambiente e che a causa della presenza di eventuali contaminanti deve subire un processo di raffinazione e deodorizzazione.

La letteratura scientifica, visto l’aumento del consumo, ha quindi deciso di approfondire le proprietà dell’olio di cocco. Tali studi sono iniziati anche per cercare di comprendere meglio perché le popolazioni che utilizzavano olio di cocco nella propria quotidianità godessero di ottima salute e non soffrissero di molti disturbi comuni invece alle civiltà occidentali.

L’olio di cocco contiene circa l’86% di acidi grassi saturi e nella restante quota acidi grassi insaturi.

Tra gli acidi grassi saturi presenti si trova una grande abbondanza di acidi grassi a media catena. Il loro metabolismo è molto differente dagli altri grassi presenti nella dieta. Vengono rapidamente assorbiti nell’intestino e per questo motivo non contribuiscono ai depositi di grasso, ma anzi vengono convertiti rapidamente in energia per essere utilizzata da organi e muscoli.

Tra questi troviamo l’acido caproico, caprilico, ma in maggior quantità l’acido laurico. In minor quantità sono presenti acidi grassi a corta catena quali acido palmitico e stearico e una piccola quota di acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi.

Grazie all'alto contenuto di acido laurico, l'olio di cocco è resistente a temperature fino a 200°C e si presta benissimo per l'utilizzo in cottura.

L’olio vergine di cocco, inoltre, è fonte di un’alta percentuale di acidi fenolici, che esercitano un’azione antiossidante e che contribuiscono alla sua stabilità ossidativa, così come alle proprietà nutrizionali e organolettiche. Il contenuto di polifenoli varia molto a seconda delle condizioni climatiche e delle tecniche di estrazione e di trasporto.

Oltre a contenere polifenoli sono presenti anche flavonoidi, vitamina A e vitamina E. L’elevata quota di polifenoli sembrerebbe essere responsabile delle sue funzioni antinfiammatorie e antiossidanti.

Una differenza evidente tra i due tipi di olio di cocco è che nonostante abbiano un profilo lipidico quasi identico, l’olio di cocco vergine contiene una quantità maggiore di alcuni nutrienti quali vitamina E e composti bioattivi, che invece, durante la raffinazione, subiscono una drastica riduzione.

Nonostante gli studi sull’olio di cocco siano ancora pochi e molto contraddittori, le evidenze scientifiche ne sottolineano un ruolo nel proteggere dalle malattie cardiovascolari.

Evidenze epidemiologiche derivanti da popolazioni indigene che consumano grandi quantità di olio di cocco suggeriscono che i grassi saturi presenti non hanno influenza negativa sulla salute cardiovascolare, ma, anzi, sembrano migliorare la composizione corporea e ridurre i rischi legati a fattori cardio metabolici.

Molti studi hanno indagato l’effetto del consumo di olio di cocco sui livelli di colesterolo e la letteratura scientifica sembra proprio propendere per un effetto positivo. Il consumo di olio di cocco, infatti, migliora il profilo lipidico aumentando i livelli di colesterolo HDL e prevenendo l’ossidazione delle lipoproteine LDL, che rappresenta un passo cruciale nella progressione della formazione delle placche aterosclerotiche.

Alcuni studi condotti su pazienti con obesità addominale hanno evidenziato come la somministrazione quotidiana di olio di cocco riduca la circonferenza addominale e l’indice di massa corporea dopo un periodo di circa tre mesi.

L’olio di cocco sembra altresì avere un effetto benefico sui soggetti affetti da Alzheimer poiché il consumo di acidi grassi a catena media sembra migliorare la funzionalità cerebrale nelle fasi iniziali della patologia.

Nonostante la letteratura scientifica sia ancora carente nell’affrontare i reali effetti benefici dell’utilizzo di olio di cocco, è comunque presente una chiara evidenza che il suo consumo può essere correlato a un minor rischio di patologie cardiovascolari.

E per cucinare? Può sostituire l’olio extravergine d’oliva?

Tutti gli alimenti che subiscono una cottura vanno incontro a delle trasformazioni. I grassi, in particolare, cambiano la loro conformazione chimica nel momento in cui raggiungono il punto di fumo. Per tale motivo si consiglia sempre di utilizzare grassi preferibilmente a crudo e riservare alla cottura solo quelli che abbiano un punto di fumo elevato.

Come noto, i grassi polinsaturi (come l’olio di oliva) hanno un punto di fumo inferiore e durante la cottura subiscono una trasformazione in grassi trans. Risultano quindi inadatti alla cottura.

Il calore ha la capacità di modificare i legami esistenti tra gli atomi di carbonio che compongono un grasso: quando i legami sono “saturi” diventano più difficili da intaccare e rompere, di conseguenza per cuocere ad alte temperature sono da preferire i grassi saturi.

Tra questi un ottimo olio di cottura è proprio l’olio extravergine di cocco. Grazie all’alto contenuto di acido laurico, l’olio di cocco è resistente a temperature fino a 200°C e si presta benissimo per l’utilizzo in cottura. A differenza degli oli meno resistenti al calore, con l’olio di cocco non si formano i nocivi acidi grassi trans nemmeno a temperature elevate. Per tali motivi, l’olio extra vergine d’oliva è meglio consumarlo a crudo sulle nostre pietanze.

Come sempre l’alimento miracoloso non esiste, ma variare anche la tipologia di grassi nella propria alimentazione permette di assumere ogni giorno nutrienti differenti e di utilizzarli in cucina in maniera più serena e più saggia.