Tossicità da chemio? Il digiuno breve la riduce

24 Aprile 2023
Tossicità da chemio? Il digiuno breve la riduce

I meccanismi di azione del digiuno breve e del digiuno alternato o intermittente sono molto simili tra loro perché, sebbene con tecniche lievemente diverse, tutti modulano la sensibilità agli zuccheri e contrastano l’infiammazione, riducendo i segnali d’allarme presenti nell’organismo. 

La storia di queste differenti forme di digiuno intermittente (digiuno breve, digiuno a giorni alterni e digiuno 5:2) è basata sulla loro azione antinfiammatoria nei confronti di asma e artrite. Solo in seguito ci si è accorti che avevano anche una azione intensa sul metabolismo degli zuccheri e quindi sul dimagrimento, fatto che giustifica oggi l’ampia risonanza mediatica di queste tecniche.

Queste scelte alimentari portano infatti l’organismo, durante le ore di astinenza alimentare, ad attivare alcune proteine specifiche e a produrre una certa quantità di chetoni che agiscono come molecole di segnale, attivando una serie di meccanismi di forte rilievo sul metabolismo e sull’infiammazione.

Numerosi centri di ricerca hanno poi capito che l’intervento sul metabolismo degli zuccheri poteva avere una grande interferenza in molte fasi dei processi di evoluzione tumorale e durante la loro terapia. 

Controllare la glicazione consente di ridurre gli effetti tossici della chemioterapia migliorandone l'efficacia.

Giusto per citare le ricerche più significative, due studi presentati tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, uno tutto italiano pubblicato su Science Translational Medicine e l’altro pubblicato su Science Signaling, hanno consentito di muovere un altro passo nella comprensione del perché un eccesso alimentare di zuccheri possa aiutare le forme tumorali a sopravvivere meglio, contrastando le azioni difensive del sistema immunitario.

Come hanno spiegato ricercatrici e ricercatori dei due gruppi di lavoro (quello italiano fa capo al team di Monica Casucci dell’Ospedale San Raffaele), la glicazione e la glicosilazione (fenomeni favoriti e indotti dall’eccesso individuale di assunzione di zuccheri, anche di quelli nascosti e invisibili) aiutano le cellule tumorali a costruire una specie di schermo difensivo che le protegge dalla azione del sistema immunitario individuale. 

Per questo motivo si è quindi iniziato a studiare l’effetto di queste tecniche alimentari in affiancamento alla chemioterapia per capire se era possibile ridurne la tossicità e migliorarne l’efficacia. 

Uno studio pubblicato su Biomedicines ha documentato che una specifica restrizione calorica impostata nei 3 giorni precedenti al somministrazione della chemioterapia o nei 3 giorni successivi riduce effettivamente la tossicità farmacologica e migliora l’efficienza del trattamento.

In questo studio si è valutata la tossicità renale del Cisplatino (un potente farmaco antitumorale) che è significativamente diminuita in chi applicava una di queste tecniche nutrizionali in contemporanea al trattamento chemioterapico. E non solo, l’efficacia del trattamento era amplificata in modo positivo. 

Questo è il motivo per cui in SMA, il centro medico in cui lavoro, diamo una specifica rilevanza al supporto nutrizionale e alla valutazione dell’infiammazione da zuccheri e da alimenti (test PerMè), per le persone che affrontano chemioterapia o radioterapia.

Vale la pena ricordare che si è visto, per ora a livello sperimentale, un incremento della azione chemioterapica in soggetti cui è stato chiesto di effettuare il digiuno breve nel giorno precedente la chemio, assumendo della metformina in più durante la notte per incrementare l’azione sul metabolismo e di restare a dieta quasi priva di carboidrati nel giorno della chemio. 

Significa che con tutta probabilità una impostazione nutrizionale di questo tipo, più o meno intensa in relazione al profilo alimentare e ai livelli di glicazione di ciascuno, potrebbe presto diventare pratica consueta per migliorare le prospettive a lungo termine di qualsiasi terapia antitumorale. 

La relazione tra zucchero e cancro è quindi sempre più specificata e la conoscenza personalizzata dei livelli di glicazione può diventare uno strumento potente di prevenzione e di supporto alla terapia.