Farmaci che controllano gli zuccheri riducono demenza e Alzheimer. Una direzione precisa per scelte personalizzate (anche senza medicine…)

2 Novembre 2025
Farmaci che controllano gli zuccheri riducono demenza e Alzheimer. Una direzione precisa per scelte personalizzate (anche senza medicine...)

Una ricerca pubblicata nel dicembre del 2024 su Epic Research ha potuto verificare l’effetto dei farmaci con azione sui recettori del glucagone (GLP-1) sulla comparsa e sulla progressione del declino cognitivo e della demenza. 

Sono state valutate e seguite per cinque anni ben 550.000 persone diabetiche di età superiore ai 60 anni, in trattamento con analoghi del GLP-1 (in particolare la semaglutide, componente di Ozempic, Wegovy ed altri) confrontando i loro risultati con diabetici in terapia con altri prodotti antidiabetici fino ad ora usuali (metformina, biguanidi eccetera).

Le evidenze sono state di estremo interesse perché le persone in trattamento con semaglutide (uno appunto di questi nuovi farmaci che agiscono sul recettore del glucagone) hanno documentato lo sviluppo di Alzheimer in misura quasi dimezzata rispetto alle persone trattate con i classici farmaci antidiabetici.  

Avere il 44% in meno di comparsa di demenza grazie a farmaci che lavorano efficacemente sugli aspetti della glicazione può essere un importante punto di flesso concettuale per orientare nel modo più corretto la prevenzione e il trattamento delle forme di declino cognitivo.

 

Se il controllo farmacologico degli zuccheri è così attivo nel ridurre il declino cognitivo e nel fermare l'Alzheimer, il controllo nutrizionale dell'eccesso zuccherino può ottenere gli stessi effetti se non addirittura maggiori.

Il controllo della glicazione, che in questa ricerca è stato fatto con dei farmaci, può essere effettuato anche attraverso un alimentazione personalizzata che studi e valuti le alterazioni del metabolismo zuccherino delle persone coinvolte. In questo caso si parlava di soggetti già diabetici ma fin dal 2023 un gruppo di ricercatori statunitensi della Johns Hopkins University ha pubblicato su Diabetologia i risultati di una ricerca epidemiologica sulla relazione tra prediabete e sviluppo di demenza, di Alzheimer e di declino cognitivo.

I risultati hanno spiegato che il rischio di Alzheimer è molto elevato proprio quando una persona con elevati livelli di glicazione, non ha ancora il diabete, e soprattutto non pensa di poterlo sviluppare. 

Le persone con meno di 60 anni che non sanno di andare verso il diabete hanno un rischio di sviluppare demenza del 200% più elevato di una persona normale. Tra i 60 e i 70 anni del 73% in più e tra i 70 e gli 80 del 23% in più.

Significa che intercettare il prediabete, proprio quando meno te lo aspetti, tra i 40 e i 50 anni, ad esempio, verificando i valori di glicazione e i picchi glicemici (con i test GEK Lab), rappresenta un’arma potentissima per migliorare la propria salute e vivere più a lungo, ma soprattutto mantenendo una buona memoria. 

Per tutti è bene ricordare che dal 2019 è definito con chiarezza che i classici esami con cui si può seguire un diabete già diagnosticato, glicemia a digiuno e emoglobina glicata, non sono idonei ad identificare il prediabete, che rappresenta invece la causa più importante del successivo declino cognitivo. 

Il declino cognitivo dipende da molteplici fattori ma uno dei più importanti è proprio la presenza di livelli elevati di glicazione, cioè di eccesso di zucchero, fruttosio, alcol, dolcificanti e polioli che facilitano la creazione di grovigli neuronali e il deposito di beta-amiloide.

Sulle pagine di Eurosalus abbiamo già discusso a lungo degli effetti degli zuccheri nel declino cognitivo con l’articolo “Alzheimer, zucchero e AGEs. Quando si perde la memoria per i nomi” e l’articolo sul “Glicazione e neurodegenerazione. Misurare gli zuccheri per controllare l’Alzheimer”.

Una corretta impostazione nutrizionale può essere quindi di fortissimo impatto nella prevenzione del declino cognitivo forse agendo in modo ancora più efficace, oltre che fisiologico, dei nuovi attuali farmaci.

Il tema del declino cognitivo si affianca anche a quello della longevità perché a poco varrebbe essere longevi senza avere “la testa” per vivere bene e consapevolmente  la propria sopravvivenza…

Per i processi di invecchiamento, una ricerca pubblicata a fine 2024 sulla prestigiosa rivista Cell ha documentato che la somministrazione di un basso dosaggio di un farmaco antidiabetico anche in assenza di diabete ha fortemente ridotto gran parte di questi processi.

Se il controllo farmacologico degli zuccheri è quindi così efficace anche sui processi di invecchiamento, probabilmente un controllo nutrizionale dell’eccesso zuccherino può ottenere gli stessi effetti se non addirittura maggiori.

Zuccheri, perdita di memoria e invecchiamento sono quindi intimamente legati tra loro e la possibilità di controllare la glicazione può essere applicata per mantenere il proprio organismo in salute e rallentare i processi di invecchiamento ed evitare il declino mnemonico.

Il supporto di integratori come Inositox, Glucontrol Base e Ribilla, insieme alle scelte nutrizionali personalizzate, può essere ancora più efficace del semplice uso dei farmaci antidiabetici, rispettando le caratteristiche individuali di ogni persona e consentendo anche l’uso di dolci e zuccheri nel modo che ogni persona può sopportare senza danno.