Metabolismo, alimentazione e salute cerebrale: un approccio integrato alla prevenzione delle malattie neurodegenerative
La malattia di Alzheimer è una forma di demenza neurodegenerativa progressiva e complessa, la cui eziologia rimane tuttora solo parzialmente compresa. È ormai noto che le sue origini siano multifattoriali e che siano coinvolti fattori genetici, ambientali e di stile di vita e tra questi l’alimentazione ha un ruolo sempre più riconosciuto.
Negli ultimi anni, la letteratura scientifica ha evidenziato con crescente chiarezza che ciò che mangiamo influenza la capacità del cervello di invecchiare in modo sano, mantenendo le funzioni cognitive e rallentando i processi degenerativi.
Tra i modelli dietetici maggiormente studiati in ottica di prevenzione neurodegenerativa emergono la dieta Mediterranea, la DASH diet (Dietary Approaches to Stop Hypertension) e la MIND diet (Mediterranean–DASH Intervention for Neurodegenerative Delay), un modello ibrido sviluppato appositamente per proteggere la funzione cognitiva.
Il denominatore comune di questi modelli è la riduzione dello stress ossidativo e dell’infiammazione sistemica, due processi biologici che contribuiscono in modo decisivo all’insorgenza e alla progressione della malattia di Alzheimer.
L’apporto elevato di fitocomposti antiossidanti, grassi insaturi e micronutrienti protettivi, come gli omega-3 del pesce e della frutta a guscio, i folati, la vitamina E (tocoferolo) e la luteina dei vegetali a foglia verde, supporta la funzionalità neuronale e contrasta i danni dei radicali liberi.
Oltre alla qualità complessiva della dieta, un aspetto cruciale è rappresentato dal consumo di zuccheri semplici e di alimenti ultraprocessati.
Un’elevata assunzione di zuccheri raffinati, tipica della moderna dieta occidentale (Western diet), non solo favorisce sovrappeso e diabete, ma ha ripercussioni dirette sulla salute cerebrale. Non a caso, diversi ricercatori hanno coniato l’espressione “diabete di tipo 3” per descrivere la stretta relazione tra resistenza insulinica cerebrale e Alzheimer.
I numerosi studi che hanno esplorato il legame tra un elevato consumo di zuccheri e il declino cognitivo, compreso un aumento del rischio di malattia di Alzheimer, hanno individuato tre possibili meccanismi fisiopatologici:
1. Resistenza insulinica
Un eccesso cronico di zuccheri porta a una ridotta sensibilità all’insulina, compromettendo la capacità dei neuroni di utilizzare il glucosio come fonte di energia. Il cervello, a causa di una riduzione dell’efficienza metabolica, accumula più facilmente placche di β-amiloide, mentre diminuisce la capacità di eliminarle. Questo squilibrio costituisce una delle vie più studiate nella genesi dell’Alzheimer.
2. Infiammazione cronica di basso grado
Le diete ricche di zuccheri e grassi saturi promuovono una condizione di infiammazione cronica sistemica (“low-grade inflammation”), caratterizzata dall’attivazione persistente di citochine pro-infiammatorie. Questa “fiamma silenziosa” non provoca sintomi immediati ma, nel tempo, danneggia la rete neuronale, altera la barriera ematoencefalica e aumenta la vulnerabilità del cervello all’accumulo di proteine tossiche.
3. Glicazione e prodotti AGEs
Un ulteriore meccanismo coinvolto è la glicazione, reazione non enzimatica tra zuccheri e proteine che genera i prodotti finali della glicazione avanzata (AGEs). Tra questi, il metilgliossale (MGO) è uno dei più reattivi e dannosi: promuove stress ossidativo, disfunzione endoteliale e fosforilazione della proteina Tau 181, un marcatore precoce della deposizione della proteina β-amiloide. L’accumulo di AGEs nei tessuti cerebrali è oggi considerato un fattore chiave nella disfunzione microvascolare e nel deterioramento cognitivo progressivo.
Nell’ambito dello Studio SMA, l’analisi dei livelli di glicazione e del metilgliossale viene utilizzata per impostare piani nutrizionali personalizzati, calibrati sulla risposta metabolica individuale.
Questo approccio si propone di modulare la risposta glicemica e ridurre la formazione di AGEs, integrando la nutrizione clinica con la prevenzione delle patologie neurodegenerative.
Sappiamo che non esiste una dieta miracolosa contro l’Alzheimer, ma le scelte alimentari quotidiane possono incidere in modo significativo sul rischio di svilupparlo.
Limitare zuccheri e farine raffinate, preferire alimenti freschi e non processati, aumentare il consumo di frutta, verdura e cereali integrali, ridurre il sale e comporre pasti equilibrati rappresentano strategie efficaci per ridurre glicazione, stress ossidativo e infiammazione.
A queste si affiancano altri pilastri del benessere cognitivo: attività fisica regolare, sonno adeguato, gestione dello stress e relazioni sociali positive.
La sinergia di questi fattori contribuisce a creare un ambiente metabolico e neurologico favorevole, in cui il cervello può conservare la propria salute il più a lungo possibile.
Bibliografia
Lisa L Barnes et al. 2023. Trial of the MIND Diet for Prevention of Cognitive Decline in Older Persons. N Engl J Med; 2023 Aug 17;389(7):602-611.
Singh B. et al 2019. Association of the Mediterranean, DASH, and MIND diets with cognitive decline and risk of Alzheimer’s disease: systematic review and meta-analysis. American Society for Nutrition. 2019