Acne e alimentazione: esiste una relazione?

L’acne è una malattia infiammatoria cronica e diffusa della pelle e viene considerata la condizione cutanea più comune nell’adolescenza e nella prima età adulta. Colpisce l’80-100% delle persone di età compresa tra 11 e 30 anni, l’85% delle quali ha un decorso lieve, mentre il 15% dei malati sviluppa acne di gravità particolarmente grave.
L’eziologia dell’acne sembra essere probabilmente complessa e include fattori genetici, ormonali e ambientali.
Negli ultimi anni, è aumentata l’attenzione sull’influenza di alcuni componenti dietetici sullo sviluppo dell’acne e sul migliorare l’approccio nutrizionale del paziente per ridurre le lesioni acneiche.
Numerose ricerche recenti hanno dimostrato che la prevalenza dell’acne è significativamente maggiore nelle popolazioni occidentali rispetto alle popolazioni non occidentali.
Per questo motivo la letteratura scientifica ha cercato di comprendere quali potessero essere i fattori che concorrono a una maggiore prevalenza nella popolazione occidentale.
Tra i fattori alimentari più analizzati in letteratura troviamo:
- Utilizzo di carboidrati raffinati e ad alto indice glicemico
- Squilibrio tra acidi grassi omega-6 e omega-3 e acidi grassi trans
- Consumo di latticini
1. Utilizzo di carboidrati raffinati e ad alto indice glicemico
È stato osservato come l’utilizzo di carboidrati raffinati può portare a peggiorare l’acne attivando segnali metabolici importanti; infatti, le diete con un indice glicemico relativamente alto (superiore a 55) sono associate a un minor controllo glicemico, a livelli di insulina postprandiale aumentati e a livelli elevati di fattori di crescita (IGF-1).
L’assunzione di carboidrati raffinati e ad alto indice glicemico dovrebbe quindi essere limitata a causa del loro ruolo nell’aumento dell’insulina e del fattore di crescita. Infatti, le fluttuazioni nei livelli di insulina e IGF-1 possono influenzare la seborrea, una delle cause principali dell’acne e possono stimolare il rilascio di molecole pro-infiammatorie, che sono note per contribuire allo sviluppo della patologia.
2. Squilibrio tra acidi grassi omega-6 e omega-3 e acidi grassi trans
Le diete occidentali sembrano essere coinvolte nella patogenesi dell’acne per il ridotto utilizzo di acidi grassi omega 3 nella dieta.
Inoltre, un utilizzo eccessivo e frequente di acidi grassi trans, la cui fonte primaria sono i grassi vegetali idrogenati contenuti nella margarina, nei prodotti processati o ultra-processati influenzano negativamente la pelle affetta da acne, infatti possono contribuire alla risposta infiammatoria, esacerbando i sintomi.
3. Consumo di latticini
Vi sono pareri discordanti sull’uso di latticini e acne in letteratura. Alcuni lavori segnalano un effetto negativo sul peggioramento del decorso dell’acne, mentre altri non evidenziano alcuna correlazione.
Cosa fare in pratica?
Controllare gli zuccheri e personalizzare le proprie scelte alimentari è una valida strategia per riuscire a migliorare l’infiammazione cutanea e la patogenesi dell’acne.
L’utilizzo di cereali integrali e di alimenti a basso indice glicemico nella quotidianità è una strategia vincente; tuttavia, la pizza bianca a casa di amici o l’uscita serale al ristorante con un risotto non danneggiano inesorabilmente la pelle, ma è la quotidianità che può mantenere un aspetto infiammatorio importante che, come abbiamo visto, incide sull’infiammazione cutanea.
Inoltre, l’esecuzione di un Glyco Test è uno strumento valido per personalizzare le proprie scelte alimentari e controllare il danno da zuccheri.
Prediligere acidi grassi omega-3 e limitare l’uso di prodotti da forno e ultra-processati, ma utilizzando più spesso del buon olio extravergine d’oliva a crudo sulle pietanze è un’abitudine che insegno spesso ai miei pazienti, soprattutto per approfittare dei buoni livelli di grassi buoni dell’olio d’oliva.
Come insegno sempre ai miei pazienti nel centro SMA in cui lavoro, non vi è un cibo o una categoria alimentare che è nemica, ma il suo consumo ripetuto nel tempo. Un consumo eccessivo o ripetuto di alcuni alimenti porta all’innalzamento nell’organismo di citochine infiammatorie che amplificano o innescano l’infiammazione.
Tuttavia, è bene sapere che l’alimento in sé, in questo caso i latticini non sono nemici, ma è la ripetitività o l’eccessiva assunzione del gruppo alimentare a causare problemi.
Per questo motivo consiglio sempre ai miei pazienti di variare il più possibile, passando ad esempio dal latte vaccino il lunedì, al tè il martedì e un latte vegetale in un’altra giornata, creando quindi una variabilità alimentare e non una ripetuta assunzione.
Per concludere non esiste “cibo cattivo”. La modalità con cui viene assunto il cibo e la sua varietà sono i principali strumenti di prevenzione e di cura per moltissime patologie, tra cui anche quelle cutanee.