“Il glutine mi fa male”: e se non fosse così?

7 Marzo 2019
"Il glutine mi fa male": e se non fosse così?

Nella vita di tutti i giorni il glutine è diventato praticamente onnipresente. A partire dai più “ovvi” pasta e pane, passando però anche per affettati e zuppe, è molto facile che sia un elemento costante in tutti i pasti della nostra dieta.

Quando gonfiore, dolori e difficoltà digestive si affacciano, spesso quindi si pensa subito al glutine come causa, pensando magari alla celiachia, alla sensibilità al glutine non celiaca (NCGS) o ad altri problemi non meglio definiti.

Riguardo alle prime due entità è bene ricordare che la celiachia è comunque una condizione infrequente (dati del 2018 affermano che la prevalenza in Italia sia dell’1%), mentre riguardo alla sensibilità al glutine non celiaca non esistono dati precisi in quanto i criteri per la diagnosi usati negli studi sono spesso differenti tra loro. 

text="Di tutti i soggetti che percepivano sintomi "da glutine", l'86% non aveva alcun giovamento dall'esclusione di questo dalla dieta."

Purtroppo però spesso non ci si sofferma troppo sull’indagare la causa dei disturbi, si incolpa il glutine e quindi si parte con la “soluzione” che appare più logica: escludere il glutine dalla propria dieta. Peccato che nella stragrande maggioranza dei casi i risultati, quando ci sono, sono solo temporanei.

Viene quindi da chiedersi: è colpa del glutine? Farsi “guidare” da questa sensazione è un buon modo per capire se si è affetti da una condizione glutine-correlata? 

Uno studio italiano si è posto proprio questo problema, e ha valutato in due anni tutti i pazienti che si presentavano dichiarando sintomi “glutine correlati” per capire quanti di questi fossero celiaci, quanti con una sensibilità al glutine non celiaca e quanti con un’allergia al glutine.

Alla fine dello studio i celiaci erano risultati il 6.6%, quelli affetti da NCGS il 6.9% e quelli affetti da allergia al glutine lo 0.5%. A conti fatti, quasi l’86% dei soggetti non aveva alcun giovamento dal seguire una dieta priva di glutine, ne deriva quindi che i suoi sintomi erano causati da “altro”.  

Il valore predittivo di presumere “da soli” di avere sintomi correlati al glutine è di circa il 7%.

Cosa ci insegna questo studio? Che nella stragrande maggioranza dei casi “autodiagnosticarsi” delle presunte “reattività” agli alimenti, in questo caso al glutine, è di poco aiuto. Anche impostare diete di eliminazione conseguenti a queste “sensazioni” è inutile in quasi il 90% dei casi, oltre che risultare pericoloso.

Se da un lato il sintomo c’è, identificare la causa è decisamente meno intuitivo di quanto si possa pensare.

Seguire una dieta bilanciata, che rispetti la quota proteica giornaliera, usi frutta e verdura e carboidrati integrali è spesso un buon punto di partenza. In aggiunta a questo avere anche un proprio profilo individuale, ottenuto tramite un test scientifico e non tramite supposizioni, che aiuti nell’impostazione della giusta variabilità alimentare può essere di grandissimo valore, specialmente quando vi sono dei sintomi di partenza.

Bibliografia essenziale

Capannolo A., Viscido A., Barkad M.A., Valerii G., Ciccone F., Melideo D. et al., Non-Celiac Gluten Sensitivity among Patients Perceiving Gluten-Related Symptoms. Digestion 2015;92:8-13