Una risata per vivere, una risata per guarire

18 Marzo 2007
Una risata per vivere, una risata per guarire

In barba alle teorie e agli scritti che ci hanno lasciato filosofi e psicologi illustri, gli scienziati non si danno pace per trovare una risposta alla più semplice delle domande: perché ridiamo?

Gruppi di ricercatori si applicano da decenni per aggiungere tasselli al mosaico di risposte. Il professore di psicologia Robert R. Provine, dell’Università del Maryland, ad esempio, è diventato famoso per aver scritto un libro, Laughter, che è una vera e propria indagine scientifica e storica della risata. La sua teoria ha ben poco a che fare con la spontaneità: «La risata» spiega «è utilizzata come una sonda potente nelle relazioni sociali umane». Dai suoi studi (durati più di 20 anni) sono emersi dati curiosi che evidenziano come la risata sia “un collante per l’umanità”, a partire dal primo solletico in culla.

Nel frattempo il neuroscienziato Jaak Panksepp, della Washington State University, ha elaborato una teoria ancora più affascinante: secondo lui tutti i mammiferi avrebbero nel cervello un meccanismo ancestrale capace di produrre la risata per far capire agli animali più giovani che non c’è pericolo e si può giocare insieme. Ridere stimola i circuiti dell’euforia nel cervello, ma rassicura anche gli altri. Ecco perché è terapeutica e aiuta, non solo a fare amicizia, ma anche a stabilire le giuste gerarchie.

Tra i tanti studi in corso, ce n’è persino uno che si basa su una celebre barzelletta americana, dedicata ai muffins, i dolci tipici della colazione. La storiella recita più o meno così: Ci sono due muffins che cuociono nel forno. Uno dei due grida: «Hei, ma qua fa un caldo insopportabile!» e l’altro risponde: «Aiuto: un muffin parlante!».

A seconda della reazione a questa battuta gli psicologi della Florida State University hanno verificato che ci sono elementi diversi che possono influire in maniera determinante sulla risata. Un esempio? Se la barzelletta la racconta il capufficio, non ride nessuno, se la racconta un collega, ridono tutti. Sembra, insomma, che la risata sia una “risposta automatica a una particolare situazione, piuttosto che una reazione consapevole”.

Chissà questi studi a che cosa porteranno: magari a una cura antidepressiva attraverso le barzellette, oppure a un movimento planetario a favore della risata perfetta. Nell’attesa di capire se una risata ci guarirà, conviene allenarci e… riderci su.