Deficit dell’attenzione: quando una spezia funziona quanto un farmaco

16 Maggio 2019
Deficit dell'attenzione: quando una spezia funziona quanto un farmaco

Il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD) è una delle sindromi neuropsichiatriche più diffuse tra bambini ed adolescenti.

Per quanto un certo grado di “distraibilità” e di irrequietezza siano tipici di queste età, quando questi sono particolarmente marcati possono sfociare in gravi problemi sociali e di apprendimento. 

La terapia ad oggi si basa su un approccio integrato, con interventi farmacologici e di psicoterapia. I farmaci più comunemente usati sono gli stimolanti, che però non possono essere utilizzati in tutti i pazienti, e in ogni caso circa il 30% dei soggetti con ADHD non risponde a questa terapia oppure deve sospenderla per via degli effetti collaterali. 

Dopo 6 settimane di trattamento non si è vista alcuna differenza significativa di efficacia tra lo zafferano ed il metilfenidato.

Proprio per queste ragioni un gruppo di ricercatori ha cercato una strada alternativa, confrontando lo zafferano con il metilfenidato (uno dei composti più usati nella terapia del deficit dell’attenzione).

I ricercatori iraniani hanno utilizzato lo zafferano in quanto sono da tempo note le sue proprietà psicoattive e l’Iran ne è tra i maggiori produttori al mondo.

Lo studio ha previsto il monitoraggio di 54 pazienti tra i 6 ed i 17 anni, che sono stati randomizzati a ricevere per 6 settimane zafferano (20 o 30mg/die in base al peso) oppure metilfenidato (anche qui con posologia variabile in base al peso corporeo). Valutando i cambiamenti dei 50 soggetti che hanno completato le 6 settimane di osservazione si è visto come non vi era alcuna differenza significativa tra i due gruppi, sottolineando quindi l’efficacia di questa spezia.

Per quanto si tratti di uno studio “piccolo” (sia numericamente che come durata) i risultati sono incoraggianti e aprono la strada all’utilizzo di fitoterapici anche in condizioni in cui spesso la terapia farmacologica è vista come unica chance.

Sono anche noti da tempo il ruolo della nutrizione, specialmente per gli aspetti di controllo degli zuccheri e bilanciamento dei pasti, dell’infiammazione e dell’attività fisica nel contribuire al benessere psicologico, e quindi non bisogna dimenticarsi di questi aspetti all’interno di un approccio terapeutico di ampio respiro.

Bibliografia essenziale