Tempo atmosferico, umore e salute

16 Gennaio 2008
Tempo atmosferico, umore e salute

Che il tempo fosse un fattore scatenante di diversi disturbi se ne erano resi conto già gli antichi, se pensiamo che il simbolo stesso dell’arte medica, ossia Ippocrate, è stato a buon ragione considerato il fondatore del concetto di meteoropatia, quel settore della medicina che si occupa dell’influenza del tempo e del clima sulla salute dell’uomo.
Già Isaia nella Bibbia spiega le conseguenze negative del vento secco che spira nel deserto, lo “Sharav”, il nostro Scirocco, quel vento che oltralpe viene chiamato “Fohn” e che i latini chiamavano “Favonius”, cantato anche dal Petrarca nel sonetto ”Zefiro torna e il bel tempo rimena”.
L’azione nociva di Zefiro-Fohn è addirittura riconosciuta dalla legislazione di alcuni paesi alpini: in Austria e in Svizzera, infatti, la presenza di questo vento viene addirittura considerata un’attenuante nei processi per crimini collegati a condizioni di raptus nervosi. Proprio Ippocrate era già a conoscenza della “sindrome da scirocco”, e insegnava agli allievi medici a tener conto delle variazioni stagionali sui sintomi degli ammalati, per poi consigliare di abbandonare le zone il cui clima risultava dannoso alla salute.
E per tornare indietro nel tempo di molti millenni, forse i primi medici-filosofi ad accorgersi dell’influenza delle energie ambientali sull’uomo furono gli antichissimi cinesi: ad esempio il freddo, energia molto “yin”, ossia profonda, colpirà preferenzialmente le strutture più yin del corpo, come le ossa (artrosi), i reni (poliuria da freddo), il tessuto nervoso (paralisi del facciale a frigore), il cuore (angina a frigore).
E’ oggi noto che le meteoropatie interessano milioni di persone al mondo senza particolari differenze di sesso, età o stato sociale. In molti Paesi Occidentali il “mal di clima” rappresenta una patologia ufficialmente riconosciuta, tanto che i pazienti si avvalgono di appositi specialisti, ma in Italia la maggior parte della classe medica considera ancora il meteoropatico alla stregua di un malato immaginario, nonostante che a soffrirne sia il 25-30% della popolazione. Le meteoropatie non sono solo legate alle variazioni atmosferiche, ma anche a fenomeni climatici stagionali, in particolare quando si verifica una diminuzione o un aumento della luce solare, come avviene rispettivamente in autunno e in primavera: una sindrome particolare detta “DAS”, o disordine affettivo stagionale, che consiste in una forma depressiva che si manifesta con l’avvicinarsi dell’autunno e va scomparendo con l’arrivo della primavera.
Quali sono i sintomi delle meteoropatie?
Piuttosto generici: stanchezza, malessere generale, irritabilità, difficoltà di concentrazione e lievi turbe della memoria, cefalea, insonnia, palpitazioni, tachicardia, difficoltà respiratorie, indolenzimento di ossa e articolazioni. Dal punto di vista psicologico, possono comparire momenti di ansia o di depressione.
Come è possibile scoprire se si è o meno meteoropatici?
Oltre ovviamente ad un’accurata anamnesi che metta in relazione i sintomi con le variazioni climatiche è possibile sottoporsi a un test semplice ed indolore che verifica, attraverso la misurazione della temperatura degli arti, se il sistema di termoregolazione dell’organismo funziona regolarmente (test di Gualtierotti-Tromp).
Come si possono curare?
Non esiste una cura farmacologia allopatica in grado di risolvere alla radice le meteoropatie, ma fortunatamente molti rimedi naturali possono agire positivamente. Ad esempio l’integrazione con minerali di Manganese, Cobalto e Magnesio (Oximix 4), l’uso di rimedi omeopatici come Silicea o Arsenicum album (i più adatti per i freddolosi). Per tamponare i disturbi è comunque importante prevenirli, e le le principali contromisure sono dettate dal buonsenso e da “vecchi rimedi” come coprirsi adeguatamente per combattere il freddo ed il vento, permanere in ambienti secchi se l’umidità è il fattore scatenante. Effetti positivi si hanno anche con metodiche complementari come l’agopuntura, l’omeopatia, lo yoga od il trainig autogeno.