EXPO 2015: perché sono fiero di esserci

1 Maggio 2015
EXPO 2015: perché sono fiero di esserci

Per chi come me vive in zona Nord Ovest di Milano (vicino allo stadio di San Siro), EXPO 2015 è iniziato quasi 5 anni fa.

Quando comparvero cartelli che dicevano: “Fine lavori il 30/04/2015” in pochi credevano che si potesse arrivare ad una fine. Erano ancora troppo vicini i ricordi delle opere mai terminate per i mondiali di nuoto a Roma, della preparazione del G8 alla Maddalena e di molte altre opere lasciate incompiute, sinistro presagio di un altro disastro all’italiana.

Invece oggi Milano sembra bella, “spacchettata” e quasi a posto. Dalla nuova Darsena alle nuove linee di metropolitana, dall’apertura di nuovi ponti autostradali alla ristrutturazione di piazzale Lotto o di tante altre aree della città, le trasformazioni e i cambiamenti finalmente si vedono.

EXPO 2015 comincia, senza avere completato tutto quello che era previsto, ma avendo completato gran parte di quello che era in programma, riuscendo a superare impicci politici, ostacoli di ogni tipo e anche gli immancabili gruppi che hanno comunque cercato di trarne solo vantaggio personale.

In questi cinque anni il pensiero stesso sull’alimentazione è cambiato.

Allora ad esempio c’era ancora chi difendeva la dolcificazione, mentre oggi sappiamo che si tratta di una delle caratteristiche alimentari più deprecabili e dannose.

Cinque anni fa si iniziava appena a parlare di sensibilità al glutine non celiaca mentre oggi questa situazione è riconosciuta e affrontabile.

Si parlava ancora di “intolleranze alimentari” mentre oggi il riferimento corretto è solo alla infiammazione da cibo e si è capito che dal punto di vista evoluzionistico non esiste un cibo “contro”.

L’evoluzione del pensiero sul cibo si è affiancata alla crescente necessità di una ecosostenibilità della nutrizione e alla consapevole distribuzione delle risorse.

Drammi come quello di Ebola sono dovuti molto di più alla malnutrizione che al virus. Anche la crescita delle malattie degenerative (diabete, obesità, malattie cardiovascolari e cancro) è dovuta alla malnutrizione, questa volta eccessiva.

Oggi sono tra i columnist di EXPO (come tutti i miei collaboratori scientifici di SMA e GEK) probabilmente perché tutto il nostro gruppo di ricerca è da sempre in prima linea nello studio delle relazioni tra cibo e salute, tra alimentazione e benessere.

Ho seguito dall’inizio l’esperienza della redazione di Expo Magazine (quando a mala pena c’era un ufficio o una portineria) e ho visto l’attaccamento e la professionalità di chi, a partire da Simone Molteni, da Stefano Carnazzi, da Annalisa Cavaleri e da tutti gli altri redattori, ha lavorato intensamente per arrivare a costruire un prodotto editoriale e uno strumento di crescita e di riflessione internazionale di immensa importanza.

Tutto questo mentre intorno “gufi” di ogni genere si accanivamo a negarne la crescita e la possibilità di riuscita. 

Oggi le cose funzionano. Il Magazine di EXPO è ricco, bellissimo, fruibile da tutti in multilingua e sicuramente dialettico, perché lascia spazio davvero a tutte le declinazioni della nutrizione nel mondo.

I padiglioni non sono tutti finiti, ma è come quando si entra in una casa a vivere. La si può abitare e godere, anche se lo stipite della porta dei bambini va ancora ritoccato. Anche se per l’aggancio della lavatrice l’idraulico dovrà ancora fare un lavoro e nessuno è venuto ad agganciare le tende da sole…

Insomma si parte con la presenza di 145 paesi che presenteranno la loro storia e la loro esperienza sul cibo, la loro cultura, la loro tradizione e la loro tecnologia.

Per i prossimi mesi il mondo continuerà a parlarsi, a intessere relazioni e a coordinare progetti legati alla nutrizione. 

Durante EXPO parteciperò come relatore a diverse conferenze e avrò ovviamente l’accesso agli stand e ai padiglioni. Eppure ho voluto comunque acquistare un pass stagionale  (con accesso possibile in qualsiasi giorno e in qualsiasi ora) per me e per ogni componente della mia famiglia. 

Sono assolutamente certo che in questi 6 mesi prossimi andrò a visitare un mucchio di padiglioni.

Magari tra 4 mesi qualcuno mi dirà: “Ma hai visto che interessante come i Norvegesi trattano i derivati del Grano saraceno?”, e io che non l’avrò ancora visto, uscirò dal lavoro prima, per andare almeno per 2 ore a vedere quello che mi manca. Con la possibilità di andare a cenare ad EXPO in uno dei tanti ristoranti “particolari” che sono stati allestiti.

Certo, l’alimentazione è parte della mia vita e parte della mia professionalità ma conoscere, nutrirsi e nutrirsi bene è una necessità di tutti, assolutamente di tutti.

Se guardo alla partecipazione industriale a EXPO, riconosco la presenza di multinazionali dell’alimentazione che non sono sicuramente di mio gradimento, ma so che le multinazionali esistono e che le lotte contro i grassi vegetali idrogenati, contro la dolcificazione inutile e a favore dell’uso del biologico sono nate dalle piccole voci che sono diventate grandi.

Queste voci hanno avuto spazio e continuano ad averlo. 

A EXPO partecipano certo anche le multinazionali (che esistono nel mondo, lo sa chiunque si fermi a fare benzina ad un distributore), ma anche una miriade di espressioni della comunità civile e della vita sociale, portatori di vera innovazione culturale. Un mondo di esperienza e conoscenza perché cresca la dialettica e la consapevolezza su questi temi. 

Oggi è il Primo Maggio e parteciperò all’inaugurazione di EXPO 2015 con gioia; sarò tra quelli che applaudiranno la realizzazione di qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato pronto per il traguardo finale con la consapevolezza che il vero cammino, quello per cui EXPO è nato, comincia da adesso.

Un percorso di crescita per la rinascita di Milano e dell’Italia, dell’agricoltura e dell’industria del cibo italiano, per ridare valore al modo unico in cui gli italiani pensano e amano il cibo e la cucina e per aiutare a sviluppare in tutto il mondo una cultura sostenibile dell’uso delle risorse e una alimentazione consapevole e sana per tutti.