Osteoporosi: e se fossero alterati i parametri di riferimento?

11 Marzo 2001
Osteoporosi: e se fossero alterati i parametri di riferimento?

Il problema dell’osteoporosi, individualmente importante, sembra acquisire nel corso di questi anni una valenza commerciale molto intensa. Alcuni studi, senza assolutamente mettere in dubbio l’esistenza della patologia, e la sua importanza, ne ridimensionano semplicemente la misura.

Su molte pubblicazioni divulgative viene oggi detto che la maggior parte delle donne over 60 è osteoporotica, favorendo indubbiamente la utilizzazione farmacologica, ma quel che è peggio la considerazione di malattia, dove forse esiste solo normalità.

È un tema su cui riflettere.

Nell’articolo segnalato di seguito, un team di ricerca dell’Università di Ankara, ha ridisegnato i criteri di normalità attraverso il confronto con la realtà del loro paese, ottenendo una sorprendente riduzione della incidenza di osteopenia nella popolazione. 

Anziché usare gli standard americani, hanno semplicemente usato gli standard dei giovani sani turchi. L’incidenza della osteopenia passava dal 60% della popolazione femminile al solo 14% e negli uomini dal 43% al 16%.

Nel loro studio (Osteoporos Int. 2000;11(9):809-13) il team di ricerca si limita a suggerire una diversa valutazione degli indici di riferimento in relazione alle diverse regioni del mondo, senza assumere un atteggiamento critico.

Ma altri lavori recentissimi effettuati negli USA (J Clin Densitom 2000;3(4):319-324) e in Danimarca (Clin Physiol 2001 Jan;21(1):51-59) rivelano che esiste una grandissima discordanza tra i diversi tipi di strumento utilizzato e in relazione alla parte del corpo che viene valutata.

Si tratta di differenze enormi: la stessa popolazione, analizzata in modo differente potrebbe essere perfettamente sana, oppure essere dichiarata osteoporotica (con paure, spese ingenti, e uso di farmaci conseguente di notevole entità) nel 30% dei casi. Simili differenze non possono essere accettate.

Un lavoro ancora più recente, pubblicato nel numero di Febbraio del Journal of Internal Medicine (J Intern Med 2001 Feb;249(2):173-180) ed effettuato in Svezia sembrerebbe definire che alla luce dei dati di “normalità” fino ad ora utilizzati, tra le persone ricoverate della età media di 84 anni, il 95% delle donne analizzate e il 51% degli uomini venivano definiti come osteoporotici.

L’osteoporosi è importante, ma alla luce di questi dati ci sentiamo di dire che è probabilmente necessario ridefinire il criterio di valutazione.

Non tutti gli anziani sono malati. Se il criterio di valutazione della normalità anche a 84 anni rimane quello dell’osso di un ragazzo di 20 anni, probabilmente la medicina sta perdendo il senso della misura della vita e della degenerazione indotta dal tempo.