Fitoestrogeni

11 Febbraio 2007
Fitoestrogeni

Le ricerche degli ultimi anni hanno consentito di verificare che almeno 350 piante contengono dei precursori dei fitoestrogeni. Sostanze che pur assomigliando agli ormoni animali non hanno una specifica azione ormonale e che possono avere un importante ruolo preventivo e terapeutico per l’essere umano.

Come per molti rimedi fitoterapici, le prime considerazioni su questi aspetti sono nate ad esempio dalla constatazione che le donne orientali (con alimentazione ricca di soia) godevano di una situazione ormonale postmenopausale diversa dalle loro coetanee occidentali. Alcune diversità sono state evidenziate anche nella incidenza del cancro del seno e soprattutto nella netta riduzione delle recidive tumorali in chi fa un uso costante di fitoestrogeni.

Le piante che ne contengono in maggiore misura sono le leguminose, tra cui la soia è di gran lunga la più ricca in sostanze fitoestrogeniche. Insieme alla soia però, altre piante, come il Trifoglio rosso, la Cimicifuga (Actea racemosa) e la Salvia officinalis possono essere utilizzate in numerose condizioni femminili, e in particolare il loro impiego riguarda il periodo menopausale.

Nel mese di agosto 2006 il Ministero della Salute Italiano, a seguito di una segnalazione molto contrastata dell’Emea (European Medicines Evaluation Agency), ente che ad esempio nel 2000 ha ricevuto il 70% dei finanziamenti dalle industrie produttrici di farmaci e solo il 30% dalla Comunità Europea, ha disposto il ritiro di tutte le specialità medicinali o di tutti gli integratori alimentari che contengono Cimicifuga anche in minima parte. Questa disposizione è stata poi revocata nel febbraio 2007. Pertanto, a tutti gli effetti questa manovra si è solo rivelata come un ostacolo frapposto alla libertà della scelta terapeutica.

Eurosalus ha espresso rabbia e rincrescimento per questo atto  orientato alla salvaguardia di interessi particolari e non certo della salute pubblica. Ne sia testimonianza il fatto che in Europa solo Italia e Finlandia (dove l’integratore è stato riclassificato come “farmaco”) hanno provveduto al ritiro del prodotto, mentre questo, allo stato delle conoscenze attuali, non è avvenuto in altri stati. Il parere dell’Istituto Superiore di Sanità sulla effettiva non tossicità epatica della pianta è arrivato nel febbraio 2007 sollevando in pratica la cimicifuga da qualsiasi addebito.

Esistono numerose preparazioni a base di fitoestrogeni. che le case produttrici compongono con dosaggi diversi e soprattutto secondo modalità di pensiero differenti.

Un ottimo preparato per la sindrome menopausale è per esempio Genirose Plus (Solgar) che affianca al contenuto di 72 mg di isoflavoni della soia la significativa presenza della Vitamina E con funzione antiossidante.

Altro preparato con forte impatto sulla presenza di vampate è Genigreen (Solgar) che contiene cimicifuga e che riprenderà la vendita in breve, dopo le succitate turbolenze legislative di fine 2006. 

Una ulteriore preparazione ad elevata efficacia nei confronti degli squilibri ormonali è Fitolady, adatta sia alla menopausa sia alle alterazioni del ciclo e dell’umore che spesso precedono la menopausa.

Alcune donne trovano ben bilanciato il prodotto Neodonna Isoflavoni Retard con cimicifuga in tavolette, che abbina ad un contenuto di 75 mg di isoflavoni della soia, del Trifoglio rosso e della Cimicifuga (che apportano altri isoflavoni con attività differente).

Le indicazioni sono soprattutto orientate al trattamento della sindrome premestruale e delle vampate (caldane) menopausali. In menopausa l’uso consigliato è di 1 o 2 tavolette al giorno (sia di Genirose plus, sia di Genigreen sia di Fitolady) anche per lunghi periodi.

Nel caso delle vampate menopausali il periodo di assunzione può anche essere di 1 anno, eventualmente ripetibile in relazione al beneficio ottenuto. Alcuni medici suggeriscono comunque un uso continuativo del prodotto.