Dolcificanti artificiali: fanno ingrassare anziché dimagrire

10 Giugno 2013
Dolcificanti artificiali: fanno ingrassare anziché dimagrire

Per anni i dolcificanti artificiali sono stati proposti come la soluzione all’eccesso di zucchero.

A fronte di un aumento sconsiderato della presenza di zucchero negli alimenti per lungo tempo si è cercato di fare passare come “benefica” la dolcificazione, purché ottenuta attraverso l’uso di dolcificanti ipocalorici. Ma nessuno è mai riuscito a dimagrire con i dolcificanti ipocalorici (siano essi l’aspartame, il sucralosio, il fruttosio purificato, o finache la stevia, dolcificante ipocalorico naturale di recente comparsa sul mercato) e nel corso degli anni numerosi studi hanno confermato che l’uso di bibite light, piuttosto che di cibi trasformati in ipocalorici, ha piuttosto contribuito alla crescita dell’obesità anziché alla sua diminuzione.

Il problema non è la presenza o meno di zucchero, ma il segnale evoluzionistico forte indotto dalla dolcificazione, sia che venga ottenuta attraverso lo zucchero sia attraverso il dolcificante. In un caso e nell’altro il sapore dolce determina un segnale forte di attivazione a cascata della ricerca ulteriore di zucchero o di cibi ricchi di calorie e di carboidrati nelle ore successive. 

Un articolo di qualche mese fa, pubblicato sul Time nella sezione Health and Family, spiega in modo molto preciso questa sequenza di eventi, segnalando l’importanza della dolcificazione in sé come induttore di una ricerca successiva di calorie, preferibilmente ottenibili attraverso sostanze zuccherine.

È un tema che abbiamo più volte evidenziato e chiarito. Si tratta di una risposta evoluzionistica obbligata e l’unica soluzione vera è quella di mangiarsi un dolce in santa pace, fatto in modo corretto (nei pasti in cui questo è lecito) evitando accuratamente la dolcificazione in tutti gli altri pasti e rifiutandola fortemente come mezzo di addolcimento delle bevande.

Per non parlare della dipendenza psicoemotiva che l’uso dello zucchero e la dolcificazione comunque ottenuta possono indurre per l’azione sugli stessi nuclei cerebrali che determinano la ricerca di calorie.

Oggi finalmente ci è dato di capire in modo più preciso le motivazioni scientifiche del fatto che i dolcificanti artificiali inducano ingrassamento.

Uno studio statunitense appena pubblicato su Diabetes Care ha spiegato in dettaglio il fatto che l’assunzione di un dolcificante ipocalorico induca nel pasto successivo, di solito cercato ricco di zucchero, degli effetti molto seri sulla regolazione dell’assorbimento del glucosio (Pepino MY et al, Diabetes Care. 2013 Apr 30. [Epub ahead of print] – qui versione integrale).

Nei soggetti che avevano assunto dolcificanti artificiali (in confronto alla semplice assunzione di acqua), dopo l’assunzione del successivo pasto si aveva un incremento del picco zuccherino, un aumento della insulina (con ovvia facile trasformazione dello zucchero in grasso) e una durata del picco insulinico molto più elevata del normale. Questo porta, normalmente ad una fame decisamente più spinta e alla ulteriore ricerca di zucchero nelle ore successive.

Come dire che le “zero calorie” nel momento in cui si bevono o si mangiano determinano un incremento delle calorie introdotte nel pasto successivo e una persistenza ulteriore di condizioni che generano ingrassamento.

Una revisione delle comunicazioni legate al solo controllo delle calorie e una riflessione sul ruolo di sostanze che hanno la facoltà di indurre comportamenti specifici che possono portare ad obesità e diabete dovrebbero avere una rilevanza sociale ben più elevata, mentre sono relegate oggi ad una nicchia di pensiero salutista e la pubblicità ci invade con bibite zuccherate o dolcificate per ogni dove e i bambini (e le mamme) vengono indotti a credere che la bibita, come il tè dolcificato o zuccherato, sia uno strumento di benessere anziché, come sarebbe giusto dire, di induzione all’obesità e al diabete.