Più noci per meno infarti. Il JAMA mette in fila i buoni e i cattivi sulla tavola

16 Ottobre 2017
Più noci per meno infarti. Il JAMA mette in fila i buoni e i cattivi sulla tavola

Ho un amore vero per noci, pistacchi, mandorle, nocciole e pinoli. E spesso anche i semi di girasole e di zucca fanno compagnia ai miei cereali durante la prima colazione del mattino.

Non solo perché sono ricchi di proteine vegetali e quindi consentono di aumentare la quota proteica introdotta dall’organismo (che secondo tutti dovrebbe essere di circa 1 grammo per chilo di peso corporeo al giorno), ma anche perché contengono oli vegetali che possiedono una forte azione antinfiammatoria.

Un gruppo di ricercatori americani e inglesi (Università di New York, di Boston e di Cambridge-UK) ha valutato gli aspetti nutrizionali correlati alle morti per malattie cardiovascolari, ictus e diabete che si sono verificate nel 2012 negli Stati Uniti d’America, pubblicando sul JAMA (una delle riviste più autorevoli al mondo) i risultati delle loro ricerche (Micha R et al, JAMA. 2017 Mar 7;317(9):912-924. doi: 10.1001/jama.2017.0947).

Il contenuto di proteine vegetali e la presenza di grassi polinsaturi fanno di noci e semi oleosi un prezioso alleato nella difesa dalle malattie cardiovascolari e dal diabete.

Sono state valutate le possibili associazioni tra dieta e malattia attraverso meta-analisi di studi prospettici e clinici, sottoposti ad analisi di validità per escludere possibili errori sistematici (hanno analizzato molti lavori precedenti su questo tema, secondo strettissimi criteri di validità e correttezza).

In particolare sono stati studiati con attenzione dieci tipi di nutrienti che sono correlabili alle malattie cardiovascolari e metaboliche: 

  • Frutta
  • Verdura
  • Noci e semi oleosi
  • Cereali integrali
  • Carne rossa
  • Carne rossa processata
  • Bevande dolcificate
  • Grassi polinsaturi
  • Omega 3
  • Sale (cloruro di sodio)

Dei circa 700.000 decessi per malattie cardiovascolari e metaboliche occorsi nel 2012 negli USA (circa 500.000 per infarti e malattie ipertensive, 130.000 per ictus e 70.000 per diabete), quasi la metà sono stati associati statisticamente a una assunzione non ottimale di questi alimenti. Significa cioè che per circa 312.000 decessi si sarebbe potuto intervenire in modo preventivo con una diversa alimentazione.

La classifica dei buoni e dei cattivi risulta palese dalla lettura dei risultati, valutati in percentuale di tutti i decessi correlabili all’alimentazione:

  • 9,5% da eccesso di sale
  • 8,5% da scarsa assunzione di noci e semi oleosi
  • 8,2% da carne conservata
  • 7,8% da scarso consumo di omega 3 del pesce
  • 7,6% da scarso consumo di verdura
  • 7,4% da scarso consumo di frutta
  • 7,4% da eccessivo consumo di bevande dolcificate

Personalmente ridistribuirei i risultati mettendo in cima alla statistica un 15% di decessi dovuti ad assenza di frutta e verdura dalla tavola, ma in qualsiasi modo la carenza di noci e semi oleosi risulta essere una delle più importanti cause metaboliche di malattia.

Non è detto che tutte queste morti avrebbero potuto essere evitate, ma trattandosi in molti casi di morti improvvise (infarti ed altro), anche una semplice azione di prevenzione nutrizionale, legata all’incremento della frutta e della verdura e del consumo di noci, mandorle e altri semi oleosi potrebbe significare moltissimo, riducendo l’intensità della malattia (segnali di malessere anziché morte improvvisa, ad esempio) e consentendo di impostare terapie di supporto adeguate. 

La ricerca pubblicata sul JAMA ha anche valutato un confronto tra i dati del 2002 e del 2012 e ha segnalato che i decessi per queste tre malattie associate (che sono definite “cardiometaboliche”), correlabili all’alimentazione, sono comunque calati del 26,5% in dieci anni.

Un buon segnale per comprendere come l’educazione e la conoscenza possono effettivamente determinare dei cambi sociali di notevole valore.  

Su Eurosalus abbiamo riportato in più occasioni gli effetti positivi della assunzione di semi oleosi, ad esempio nella prevenzione dell’Alzheimer, nella prevenzione del cancro del colon (e bastano 56 grammi di noci alla settimana, cioè circa due noci al giorno) e nella mortalità da tutte le cause, situazione per la quale si è visto che servono almeno 28 grammi al giorno (sono solo 5 noci, non stiamo parlando di quantità immense).  

In molti casi sento dai pazienti affermazioni come quella che i semi oleosi “ingrassano”… Credo che a tutti farebbe bene leggere questo articolo, in cui si spiega l’effetto benefico di noci e mandorle sul diabete e sull’obesità (nel senso che li controllano e ne riducono gli effetti).

Altre obiezioni riguardano il contenuto di nichel. Le nuove conoscenze sul perché della reazione al nichel spiegano che non si tratta tanto del nichel in sé, ma di fattori concomitanti (ad esempio la tostatura delle noccioline o delle mandorle, o il tipo di coltivazione da cui provengono) che possono essere modificati, consentendo, anche in chi soffra di SNAS o di allergia al nichel, che da anni affrontiamo nel nostro centro con un percorso terapeutico personalizzato, di mangiare con piacere questi semi oleosi.

Nel mio caso personale, nonostante un tempo il mio profilo personale indicasse un eccesso alimentare di nichel, una breve fase di rieducazione alimentare e la scoperta che con qualche accorgimento questi fantastici semi oleosi possono essere mangiati anche da chi abbia problemi di reattività a questo metallo, mi ha consento di farli ritornare con gioia nel bilancio quotidiano della mia alimentazione.