Diagnosi di celiachia anche senza biopsia?

10 Febbraio 2025
Diagnosi di celiachia anche senza biopsia?

La celiachia è una delle due uniche “vere” intolleranze esistenti. La sua diagnosi non è semplice perché almeno fino ad ora è sempre richiesta una biopsia duodenale (spesso anche doppia) per capire se effettivamente le alterazioni duodenali sono da ascrivere al glutine.

Soprattutto per i bambini, l’effettuazione di 2 gastrosopie in sedazione e delle biopsie relative non rende semplice la conferma diagnostica mentre una ricerca pubblicata su Gastroenterology spiega che quando i valori di antitransglutaminasi di tipo A (Anti TgA) sono 10 volte quelli normali e sono presenti anche gli anticorpi anti endomisio (EMA) la diagnosi di celiachia ha il 100% di sovrapposizione con quella bioptica, senza bisogno di sottoporre il bambino alle pratiche fino ad oggi necessarie.

Dal lavoro, effettuato grazie ad una ampia metanalisi, emerge la completa sovrapposizione tra biopsie superiori al livello di Marsh-2 (uno dei 4 livelli con cui oggi sono definite le diagnosi microscopiche delle alterazioni del duodeno) e il valore molto elevato di antiTgA.

Una diagnostica più semplice, basata sullo studio di specifici anticorpi e di citochine infiammatorie, può consentire a molti bambini e giovani di evitare la gastroscopia diagnostica nel sospetto di celiachia.

Oggi l’analisi dei biomarcatori e degli anticorpi specifici è resa molto più precisa di qualche anno fa, quindi, pur con tutte le limitazioni del caso, questo lavoro apre la strada ad una possibilità di diagnosi meno problematica, meno cruenta e sicuramente più sicura della obbligatoria effettuazione di una gastroscopia, soprattutto nei bambini. 

Ciò detto, vale sempre la pena ricordare che la sintomatologia della celiachia, all’inizio, si sovrappone in modo preciso a quella della sensibilità al glutine non celiaca (in inglese NCGS) e che quindi, quando si affronta il tema diagnostico è utile considerare anche  il livello di infiammazione esistente a livello intestinale (spesso controllabile con una dieta di rotazione adeguata) e la possibilità che il glutine diventi irritante perché non digerito completamente (fenomeno trattabile con enzimi)

Uno stato infiammatorio intestinale può accentuare o favorire la reazione immunologica della celiachia e infatti molte volte, nella storia clinica, si trovano aspetti di sovrapposizione tra malattie infiammatorie intestinali, celiachia e ipereosinofilia intestinale.

Quest’ultima è patologia affrontabile molto bene con una dieta di rotazione e abbiamo discusso questo tema nell’articolo “Esofagite eosinofila, reflusso e dieta dei 6 alimenti” ma vale forse ancora di più richiamare l’articolo pubblicato su Lancet Gastroenterology and Hepatology nel 2023 che confrontava la dieta dei 6 alimenti con la semplice eliminazione di un solo alimento in sogetti statunitensi. 

Nel sospetto di una forma celiaca serve una graduale scelta strategica che meglio ancora può giovarsi di una valutazione individuale anziché appoggiarsi ad una risposta “standardizzata”.

La scelta degli alimenti da mettere a dieta (di rotazione e non mai di esclusione) dipende solo da caratteristiche individuali e la dieta può essere solo personalizzata, come noi facciamo da anni nel centro SMA in cui esercito, lavorando sulla Esofagite Eosinofila (EoE) attraverso la diagnosi della infiammazione da alimenti e da glicazione per mezzo del test PerMè; questo ci ha consentito di accompagnare nel tempo la evoluzione scientifica della sua comprensione offrendo ai nostri pazienti un approccio che sempre più si sta rivelando in linea con le ricerche più recenti.