Quando l’allergia dipende dallo zucchero nel caffè

15 Maggio 2022
Quando l'allergia dipende dallo zucchero nel caffè

Non è solo lo zucchero del caffè a facilitare e mantenere le reazioni allergiche.

Tutti gli zuccheri e le sostanze similari (quindi anche il fruttosio, le diverse forme di saccarosio, l’alcol, i polioli e l’eccesso di carboidrati raffinati) e gli zuccheri nascosti, contribuiscono e spesso innescano le reazioni allergiche e simil allergiche di tutti i tipi e sono quindi sicuramente coinvolti nella gestione della primavera e dei disturbi legati alla pollinazione e alla fioritura. 

Un lavoro pubblicato su JACI nel 2017 ha stabilito che solo il 38% delle reazioni allergiche è legato a una responsabilità diretta di un polline o di un allergene respiratorio e che quindi, per semplice sottrazione, il 62% delle reazioni una volta definite allergiche (tra queste ci sono spesso le più importanti, le più complicate e le più persistenti) sono quelle dovute alla interazione di più fattori, che coinvolgono più apparati e organi in una risposta infiammatoria sistemica dell’organismo (Anto JM et al, J Allergy Clin Immunol. 2017 Feb;139(2):388-399. doi: 10.1016/j.jaci.2016.12.940). Tra le cause di questa interazione c’è sicuramente la glicazione, cioè l’eccesso individuale di zuccheri e prodotti assimilabili.

Per il nostro gruppo di ricerca, che da sempre affronta le allergie respiratorie con percorsi terapeutici che tengono in considerazione anche l’infiammazione da cibo e la glicazione, misurando i livelli di BAFF, di Metilgliossale e di Albumina glicata, non si tratta certo di una novità. 

Questo anche per le ricerche di Brandt, che nel 2006 aveva pubblicato sul JACI un importante lavoro in cui evidenziava come l’infiammazione dovuta alla assunzione di alcuni alimenti fosse sufficiente per indurre, in presenza di acari , muffe o pollini, risposte allergiche importanti (asma, rinite, difficoltà di respiro, tosse, congiuntivite), che potevano durare anche per 12 giorni, in soggetti assolutamente non allergici né agli acari né alle muffe né ai pollini. Come appena segnalato, questi agivano come “la goccia che fa traboccare il vaso” in totale assenza di allergia dipendente da specifiche immunoglobuline E (IgE).

Da quando nel 2017 si è compreso quali effetti potessero avere gli zuccheri (anche quelli nascosti) sulle manifestazioni infiammatorie, allergiche o simil-allergiche e si è approfondito il ruolo della glicazione, si è scoperto che anche l’asma, insieme a tutte le manifestazioni allergiche, può guarire controllando l’assunzione di zuccheri. 

Una ricerca pubblicata sul Journal of Allergy and Clinical Immunology nel mese di Settembre 2019 ha evidenziato che controllando i recettori dei prodotti di glicazione, quelli che si generano nell’organismo assumendo un eccesso individuale di zuccheri, si possono inibire gli effetti delle sostanze infiammatorie che inducono asma e altre patologie allergiche respiratorie.

I ricercatori dell’Università di Pittsburgh (Pennsylvania, USA) hanno per ora documentato questi effetti su cellule bronchiali umane e su modelli murini (topi), ma l’entità della risposta positiva, in un modello come nell’altro, lascia intendere che i prossimi studi umani portino a risultati molto simili se non identici (Perkins TN et al, J Allergy Clin Immunol. 2019 Sep;144(3):796-808.e12. doi: 10.1016/j.jaci.2019.03.019. Epub 2019 Mar 30). 

I ricercatori statunitensi hanno considerato dei modelli asmatici molto precisi, stimolati dalle sostanze infiammatorie (citochine) che inducono classicamente l’asma. Topini privi del recettore per le sostanze glicate (RAGE) non sviluppano reazioni asmatiche anche se stimolati da IL5, IL4 e IL13, le interleuchine in grado di attivare risposte asmatiche in qualsiasi essere umano e in qualsiasi topino. Lo stesso avviene nelle cellule dell’epitelio bronchiale, quello che va “in spasmo” durante gli attacchi allergici. Anche queste cellule umane, non potendo ricevere segnali di glicazione, non rispondono con l’asma.

Ovviamente, da queste considerazioni (che continuano a riguardare anche il possibile eccesso di “cappuccio e brioche”) deriva una prospettiva terapeutica innovativa per fare in modo che alle cellule bronchiali e all’intero organismo non arrivino eccessi di zuccheri. Si tratta di qualcosa fattibile a tutti se guidati nel modo giusto, misurando cioè i livelli di glicazione presenti nell’organismo (test PerMè o Glyco Test) e mettendo in atto le indicazioni personalizzate di controllo che ne derivano.

Togliere gli zuccheri in modo completo non solo è un errore clinico (ogni essere umano ha addirittura un ormone che li fa cercare) ma comporta scelte irragionevoli che in breve portano alla rottura delle indicazioni e alla assunzione reattiva, in eccesso drammatico, degli zuccheri tolti. Bisogna capire il livello personale di glicazione, correlato anche alla genetica, e capire quando e quante volte nella settimana gli zuccheri possono essere solo piacere senza provocare danno.

Per fare un esempio, molti lavori hanno specificato che i bambini che bevono soft drink o che usano bevande alla frutta ad alto contenuto di fruttosio (come i terribili succhi iperfiltrati descritti come “naturali”) hanno frequenti manifestazioni di tipo allergico alimentare, con tutta probabilità dovute alla azione infiammatoria dei prodotti di glicazione. Giova ricordare che questi stessi prodotti sono messi da molti autori in stretta correlazione con la comparsa di Alzheimer. Le mamme e i papà che si preoccupano anche della resa scolastica dei propri figli, oltre che delle loro crisi allergiche, dovrebbero fare una riflessione sui “succhini”.

Una ulteriore conferma della base scientifica della relazione tra alimentazione e reazione allergica o infiammatoria è arrivata dall’articolo pubblicato sul JACI nel Settembre 2021 in cui alcuni importanti ricercatori delle Università di Pittsburgh e di Rochester (USA) hanno spiegato che con tutta probabilità è la somma degli effetti complessivi dell’alimentazione ad essere responsabile dell’asma. Come dire che è inutile andare a cercare solo un antigene specifico o solo le IgE. Vanno compresi insieme, ad esempio, il ruolo proinfiammatorio dell’alimentazione, l’apporto di antiossidanti e la regolazione energetica degli alimenti. Un quadro complessivo che conferma dove stia andando la scienza oggi (Reyes Angel J. et al, J Allergy Clin Immunol. 2021 Sep;148(3):706-707. doi: 10.1016/j.jaci.2021.04.030. Epub 2021 May 6). 

Quando si affrontano le patologie allergiche o simil allergiche della primavera, non deve certo preoccupare l’uso sintomatico di qualche antistaminico o di qualche broncodilatatore. In realtà serve sempre un ragionamento sulle cause e sul supporto da dare all’organismo. Con una maggiore attenzione alla dieta, con l’uso di integratori dotati di una naturale azione di supporto al sistema immunitario come Oximix 3+ Allergo (2-3 capsule al giorno per qualche giorno) e Zerotox Ribilla (da 2 a 4 perle al dì), si possono ottenere notevoli benefici nel controllo della sintomatologia.

E così, insieme a tante altre malattie infiammatorie, anche le patologie allergiche della primavera potrebbero in realtà non risultare né infettive né allergiche (in senso stretto), mentre per guarire c’è bisogno di modulare e di controllare, nel rispetto delle risposte individuali, “il cornetto o la brioche” della colazione e le altre abitudini alimentari che generano infiammazione e glicazione.