Afte e alimentazione

21 Novembre 2017
Afte e alimentazione

L’afta è una erosione o ulcerazione tipica delle mucose (che sono zone di “pelle” più sottile e meno cheratinizzata) che può essere singola o multipla e più o meno grande.

Il disturbo che vede la comparsa di afte è chiamato aftosi o stomatite aftosa. Solitamente coinvolge la bocca e le lesioni compaiono sulle gengive, sopra o sotto la lingua, sul palato, sulle labbra o in prossimità delle tonsille.

Molto meno frequenti, e connessi con deficit immunologici o patologie particolari sono le afte che si trovano sulla congiuntiva, ai genitali e nel naso. 

Il disturbo è molto diffuso, tanto che si stima che la probabilità di una forma di aftosi recidivante (che ricompare) sia del 46-69% negli Stati Uniti e del 36-37% in Europa. 

Le afte sono un disturbo fastidiosissimo che ha le sue radici, tra le altre cose, anche in una nutrizione carente o scorretta.

La comparsa delle afte è strettamente connessa con un disagio infiammatorio che trova tra le sue concause l’innalzamento dell’infiammazione generalizzata (anche attraverso l’aumento dell’infiammazione da cibo).

La relazione col cibo è strettamente implicata con la comparsa delle afte, che trova tra le sue possibili cause uno stato di infiammazione intestinale che non permette il corretto assorbimento dei nutrienti o una dieta che non apporti vitamine e sali minerali indispensabili nelle quantità ottimali.

In particolare ferro, folati, vitamina B6, B12 e vitamina D risultano più carenti in chi soffre di afte rispetto che nel resto della popolazione.

Il ridotto apporto quotidiano di frutta e verdura fresca e il mancato utilizzo di carboidrati integrali o leguminose peggiorano una situazione di disagio intestinale e di carenza nutrizionale (in sali minerali, vitamine e fibra).

Spessissimo, la comparsa del fenomeno è per altro correlata a momenti di stress o stanchezza particolari. 

Cosa fare

Il controllo dell’infiammazione generalizzata ha un ruolo essenziale nella riduzione e nel trattamento efficace del disturbo.

La riduzione dell’infiammazione da cibo è in questo senso utilissima, tanto più se associata alla corretta integrazione vitaminica e in sali minerali e al giusto supporto per gestire lo stress in maniera ottimale.

Un test come Recaller o BioMarkers, che identifichi il Profilo Alimentare personale come base per l’impostazione di una dieta di rotazione volta a ridurre la componente di infiammazione generalizzata coinvolta con l’infiammazione da cibo e il dosaggio di BAFF e PAF come indicatori di risposta clinica rappresentano un primo step utile al trattamento.

Un esame chimico-fisico delle feci può escludere un possibile malassorbimento o aprire la strada all’uso di enzimi digestivi per integrare la funzionalità di ciascuno.

Una corretta nutrizione durante tutta la giornata (a partire dalla prima colazione) e l’uso della giusta quantità (abbondante) di fibra e di frutta e verdura fresca sono elementi da considerare comunque essenziali al trattamento, nella propria quotidianità, così come può essere utile l’utilizzo di probiotici specifici e la corretta integrazione della vitamina D.

Questo percorso è utilizzato con soddisfazione da tempo, presso lo Studio Medico SMA di Milano.

Altro

La Quercetina è risultata utile nel ridurre la durata dell’ulcerazione e nel ridurre le recidive. Può essere assunta per bocca o applicata localmente.

L’assunzione di 2 grammi di vitamina C al giorno si è dimostrata efficace nel ridurre la comparsa delle afte nell’adolescente e il senso di dolore in caso di recidiva.

Sciacqui fatti con il bicarbonato di sodio (da sputare dopo averlo tenuto in bocca per qualche minuto) possono essere di supporto nella riparazione tissutale e nella guarigione della lesione già comparsa.

Attenzione infine se si sono eliminati tutti gli alimenti di origine animale dalla dieta da tempo: la carenza di vitamina B12, presente solo nei prodotti di origine animale, potrebbe essere tra le cause del disturbo.