Sovrappeso, infiammazione e alimentazione

9 Aprile 2018
Sovrappeso, infiammazione e alimentazione

Una giusta composizione corporea dipende da un corretto stile di vita, da una alimentazione equilibrata e dalla pratica continuativa di attività fisica.

Il diabete, il sovrappeso e l’obesità sono sempre più diffusi tra la popolazione ma le impostazioni nutrizionali che aiutino la perdita della massa grassa in eccesso e il dimagrimento, dipendono da una impostazione detetica del tutto personalizzata, che tenga conto del livello di infiammazione, del bilanciamento tra carboidrati e proteine e infine anche dal calcolo delle calorie. 

Cosa fare

Il progressivo aumento di peso richiede che siano messi in atto i provvedimenti più adatti per riportare all’equilibrio non solo il peso in valore assoluto (se si perde muscolo non serve proprio a nulla), ma anche il corretto rapporto tra massa grassa e massa magra.

Fin dal 2009 è stato dimostrato scientificamente che esiste una stretta relazione tra sovrappeso e infiammazione da cibo.

La resistenza insulinica indotta da citochine infiammatorie come il BAFF, altera la assimilazione degli zuccheri e contribuisce, insieme agli altri squilibri alimentari, all’accumulo di massa grassa. Lo studio della infiammazione da cibo e del profilo alimentare personale e una dieta che rispetti il profilo alimentare personale possono contribuire alla gestione del disturbo.

Un BAFF elevato induce resistenza insulinica e facilita l'accumulo di peso. Abbassare il BAFF e altre citochine infiammatorie eventualmente presenti, consente di ottimizzare il metabolismo e facilita il dimagrimento.

Si è visto che il BAFF costituisce un vero e proprio ponte di collegamento tra l’infiammazione e il metabolismo, svolgendo un ruolo primario nel mantenimento della resistenza insulinica e nell’infiammazione del tessuto adiposo, situazione associata alla sindrome metabolica come documentato da Kim e Do nel 2015 (Kim DH et al, 2015 Experimental & Molecular Medicine ,47(1), e129). Quando una dieta genera ingrassamento, si può rilevare un significativo aumento dei livelli di BAFF nel siero e nel tessuto adiposo viscerale.

Anche nell’uomo sono state identificate le prime correlazioni tra livelli di BAFF e obesità, scoprendo ad esempio che se il BAFF è più elevato si è più predisposti a sviluppare grasso viscerale di altri (Bienertova-Vasku J et al, Centr Eur J Med, now Open Medicine, Volume 7, Issue 3, June 2012). Questo significa che riducendo il BAFF attraverso una scelta dietetica che riduca l’infiammazione correlata al cibo, si avrà una migliore sensibilità insulinica e la risposta alla introduzione di calorie sarà più orientata al consumo che all’accumulo.

Insieme alla attività fisica e allla modalità alimentare più corretta, la misurazione del livello di infiammazione e lo studio del profilo alimentare personale consentiranno, mettendosi a dieta in modo adeguato, di ridurre l’acqua extracellulare (sgonfiandosi) e di aumentare il consumo delle calorie introdotte riducendo l’accumulo della massa grassa in eccesso. 

Altri suggerimenti

Masticare a lungo, dare al proprio corpo le ore di sonno adeguate, bere acqua nella quantità desiderata e muoversi il più possibile, sono alcuni degli strumenti semplici che fanno parte dei percorsi terapeutici che mettiamo in atto con i nostri pazienti nel centro SMA di Milano e che aiutano le persone a ritrovare il proprio equilibrio alimentare e corporeo con lo stile di vita più adeguato. 

Oggi si è capito che una caloria non è più una caloria, e ormai la scelta più efficace per dimagrire è quella di tenere in considerazione tutti i processi infiammatori presenti nell’organismo che possono portare a un accumulo di peso.

Nel momento in cui l’infiammazione da cibo viene fatta calare attraverso l’alimentazione personale più adatta e l’impostazione dell’attività fisica più efficace, si generano le condizioni di miglioramento metabolico che aiutano a cambiare davvero il quadro sintomatologico.