Reintrodurre il cibo ciclicamente e con dosi sensate per mantenere o ricostruire la tolleranza alimentare

6 Novembre 2017
Reintrodurre il cibo ciclicamente e con dosi sensate per mantenere o ricostruire la tolleranza alimentare

La tolleranza immunologica nei confronti degli alimenti consente ad ogni essere vivente di assimilare l’energia del sole e di farla diventare la propria.

Da anni sosteniamo che le reazioni alimentari sono solo legate alla infiammazione da cibo indotta da un’assunzione eccessiva o sistematicamente ripetuta nel tempo. 

E da anni, confortati anche dalle conferme scientifiche di Kang, pubblicate nel 2016 sul Journal of Immunology, dopo avere rilevato il valore di alcune citochine infiammatorie come BAFF e PAF, impostiamo solo diete di rotazione che consentono la reintroduzione libera dei cibi mangiati in eccesso in numerosi pasti della settimana. 

Se c’è una reazione infiammatoria provocata dalla introduzione di un gruppo di alimenti si deve impostare comunque una dieta di rotazione che ne faciliti la reintroduzione (la dieta più stretta che chiediamo prevede 7 pasti liberi su 21 alla settimana) e dall’altra, quando si vuole evitare il ripresentarsi del problema infiammatorio, anche quando la dieta è quasi del tutto libera, si richiede di impostare almeno uno (e meglio due) giorni di astensione dal gruppo alimentare durante la settimana.  

Significa che non è il cibo il colpevole delle reazioni infiammatorie, ma il modo in cui ci si nutre di quell’alimento o di quel gruppo alimentare. Come spesso abbiamo spiegato, “non esiste cibo contro”, fenomeno documentato da Cai su pazienti cinesi con malattia di Crohn (dovuta a eccesso di Riso, Soia e Mais) mentre la stessa identica malattia in Europa è dovuta all’eccesso di Latte, Lieviti e Glutine. 

Non è il cibo il responsabile della reazione infiammatoria alimentare, ma solo il modo in cui viene utilizzato.

Si tratta di conferme scientifiche che hanno accompagnato lo stile di ricerca che il nostro gruppo segue da anni, tenendo in considerazione le ragioni evoluzionistiche e il buon senso pratico e verificando su solide basi scientifiche le affermazioni che vengono fatte. Oggi più che mai è possibile farlo e diventa necessario lasciare alle spalle vecchie credenze e consuetudini che rischiano di essere più dannose che semplicemente inutili.

Una ricerca molto interessante su questo tema è stata pubblicata su Science nel 2016 da un gruppo di ricercatori Sud-Coreani correlati con l’Istituto per lo sviluppo dell’Allergologia e dell’Immunologia della Università “La Jolla” (California, USA). Gli autori, consapevoli dell’importanza della tolleranza nei confronti degli alimenti, hanno cercato di definire con certezza se la tolleranza alimentare (cioè l’accettazione del cibo da parte del sistema immunitario) fosse dovuta al cibo stesso, alla presenza di batteri intestinali o ad altro ancora (Kim KS et al Science. 2016 Feb 19;351(6275):858-63. doi: 10.1126/science.aac5560. Epub 2016 Jan 28). 

Per capire l’importanza della tolleranza immunologica ad un alimento si pensi che lo stesso cibo, anche se usuale e semplice come il latte che viene bevuto ogni mattina, se fosse iniettato sotto pelle, determinerebbe una reazione infiammatoria imponente, con rischio di shock anafilattico.

Invece, ogni giorno, gli alimenti che vengono introdotti nell’organismo vengono resi “accettabili” attraverso l’azione combinata del sistema immunitario, grazie alla azione delle cellule TReg (Linfociti T regolatori) che impediscono al cibo di attivare una reazione immunitaria (e consentendo all’organismo di estrarne l’energia senza danno). 

I ricercatori Sud-Coreani hanno valutato l’introduzione di una dieta elementare, privata degli antigeni del cibo, per nutrire dei topolini “germ free”, cioè privi di batteri alla nascita; a questi sono stati in tempi diversi forniti cibi solidi ben determinati e batteri o fermenti per ricolonizzare l’intestino. Questo ha consentito di capire che la tolleranza indotta dagli alimenti è diversa da quella indotta dai batteri (anche se spesso va nella stessa direzione), ma soprattutto ha fatto comprendere che queste cellule TReg hanno vita breve, e che quindi, se si vuole mantenere la tolleranza immunologica e continuare a utilizzare l’energia degli alimenti, si deve continuare a mangiare l’alimento almeno in modo ritmato.

È solo la tolleranza all’alimento che consente di annullare le forti reazioni che nascerebbero al contatto con le proteine alimentari. E se le cellule TReg hanno vita breve, significa che la reintroduzione alimentare diventa lo strumento per mantenersi tolleranti.

Come di recente spiegato da Finkelman, eliminare completamente dalla dieta un alimento o un gruppo alimentare, “svuota” l’organismo di Immuno globuline G (IgG) per quell’alimento e porta all’esaurimento delle cellule regolatorie. Facilitando la comparsa di uno shock anafilattico alla reintroduzione di un alimento appartenente ad un Gruppo Alimentare eliminato senza motivo dalla dieta. 

Nei nostri percorsi terapeutici per il recupero della tolleranza immunologica manteniamo sempre il principio di una dieta di rotazione, per il mantenimento della tolleranza e il controllo dell’infiammazione che oggi è universalmente riconosciuta come concausa della maggior parte delle patologie degenerative e metaboliche più diffuse.