Infiammazione da cibo e giorni di magro: il perché immunologico delle diete di rotazione

13 Novembre 2017
Infiammazione da cibo e giorni di magro: il perché immunologico delle diete di rotazione

Per anni le diete di rotazione sono state lo strumento terapeutico di supporto a chiunque avesse reazioni nei confronti degli alimenti per riconquistare la tolleranza immunologica e riprendere a mangiare in modo variato e sano. 

Negli ultimi anni si è addirittura arrivati alla guarigione immunologica anche nel caso di gravi reazioni IgE mediate (quelle da shock anafilattico) per arachide, uovo e latte, e quindi a maggior ragione si è in grado di guidare sempre la ripresa della tolleranza anche nelle infiammazioni dovute al cibo. 

Capita spesso che anche quando si identifica un Profilo Alimentare personale connesso ad una reattività a un Grande Gruppo Alimentare, ad esempio al latte e ai prodotti caseari, nella fase iniziale della dieta di rotazione ci siano comunque degli sgarri minimali che possono rallentare i benefici della nuova impostazione nutrizionale. 

La dieta di rotazione consente, fin dall’inizio, almeno 7 pasti liberi su 21 alla settimana (e quindi non è mai difficile o impossibile da gestire), ma chiede attenzione notevole nel controllo dei cibi segnalati nei giorni “di magro”, quando cioè è richiesta l’astensione dietetica.

All'inizio di una dieta di rotazione è importante che il controllo sia certo. Lo studio della interazione tra BAFF e IgG ha consentito di spiegarne il perché.

Un tipico esempio di “sgarro” è quello di chi ha sicuramente ridotto la quantità di latte e formaggi e yogurt (per stare nell’esempio appena fatto), ma continua ad esempio a mettere 3 gocce di latte nel caffè (ma senza non si può stare…), mangia comunque un biscottino dopo cena (che contiene latte, ovviamente) e non rinuncia a un poco di parmigiano sulla pasta (tanto è poco…).

La libertà alimentare è totale nei pasti liberi, e in genere dopo tre-quattro settimane di attenzione i pasti liberi della settimana salgono a circa 10-11 su 21 (cioè metà della settimana), quindi si può dire di tutto, ma la dieta lascia abbondanti libertà.

Quindi nei giorni di controllo alimentare si deve restare il più possibile controllati. Sapendo che in genere dopo qualche mese di dieta, a tolleranza riacquisita, questi piccoli sgarri non sono più considerati tali, all’inizio del percorso alimentare, quello che facciamo attuare nella nostra pratica clinica, la precisione e l’attenzione sono fortemente richiesti.

Per arrivare a comprendere perché piccoli sgarri possono essere dannosi e perché la pulizia integrale in quelle poche ore di controllo è sufficiente a modificare il sistema immunitario sono serviti la conoscenza e lo studio del BAFF e della sua relazione con le IgG.

Questo approfondimento ha finalmente chiarito le motivazioni scientifiche che che da un lato giustificano e dall’altro impongono sul piano medico le diete di rotazione.

Come sempre avviene in medicina, quando le cose funzionano (come fanno le diete di rotazione), emerge poi una spiegazione logica, scientifica e documentata.

È esattamente quanto è avvenuto grazie alle ricerche di un gruppo di medici del North Carolina, in parte della Duke University di Durham e in parte della NC University di Chapel Hill, studiosi che hanno pubblicato nel gennaio 2016 sul Journal of Immunology i risultati di una ricerca sul BAFF e sulle cellule B che producono anticorpi (Kang S et al, J Immunol. 2016 Jan 1;196(1):196-206. doi: 10.4049/jimmunol.1402527. Epub 2015 Nov 30). 

Nel loro lavoro i ricercatori statunitensi hanno precisato che le Immunoglobuline G (quelle che servono per “conoscere” gli alimenti) si agganciano agli antigeni alimentari (parti molecolari di alimento che sono passate attraverso la mucosa intestinale) e formano un immuno-complesso, cioè una struttura in cui numerosi anticorpi IgG vanno ad avvolgere un pezzettino di alimento.

Questi immuno-complessi vanno poi ad avvicinare le cellule B (i linfociti che producono gli anticorpi specifici per il cibo) e, SOLO in presenza di un livello elevato di BAFF, stimolano la produzione di altri anticorpi per quell’alimento.

Questo significa che le poche ore di “vera astinenza” dal latte, dal formaggio, dai dolci e dallo yogurt (sempre per sfruttare l’esempio appena fatto) consentono al BAFF di abbassarsi e alla cellula B di smettere di produrre nuovi anticorpi per la sostanza correlata al latte.

In quel modo anche gli anticorpi già presenti si esauriscono e gli immuno-complessi non possono più stimolare la costruzione di nuovi anticorpi. Sia perché ci sono meno anticorpi, sia perché il BAFF non stimola più la cellula a produrli.

In questo modo, nel giro di poche settimane, la reattività verso un gruppo alimentare si riduce fino a scomparire e la tolleranza immunologica riappare.

Nel caso opposto invece, la persona che continuasse anche nel giorno “di magro” a mangiare piccole quantità di latte attraverso il dolcetto, il cucchiaino di yogurt o le poche gocce di latte nel caffè, vedrebbe attivata ancora la produzione di BAFF e nonostante il calo degli anticorpi per il latte (perché in effetti se ne mangia meno), gli immuno-complessi latte/IgG, avvicinandosi alle cellule B in presenza di BAFF di nuovo elevato, stimolerebbero ancora la produzione di anticorpi per il latte mantenendo una continua condizione infiammatoria.

Il lavoro di Kang è di fortissimo significato perché fornisce una giustificazione scientifica e di metodo alla impostazione della dieta di rotazione e getta nuove basi perché la conoscenza della interazione tra nutrizione e sistema immunitario continui con lo stesso successo che oggi sta evidenziando.

Per tutti quelli che stanno riconquistando il loro benessere attraverso una nuova relazione con il cibo questo tipo di studi contribuisce a rafforzare la percezione della propria capacità di guarire e di tornare a mangiare di tutto con gioia.