COVID-19, un aggiornamento

27 Marzo 2020
COVID-19, un aggiornamento

La situazione attuale mondiale, senza precedenti nell’era moderna, ha portato a profonde modifiche e misure straordinarie che hanno colpito tutti, in maniera più o meno diretta.

La copertura fornita da media e social network è a dir poco sovrabbondante: si fatica a trascorrere qualche minuto davanti ad una tv o sul web senza essere sommersi di dati, spesso di difficile interpretazione e a volte contrastanti tra loro. 

Questo articolo, leggermente diverso da quelli a cui siete abituati da anni, vuole fare un po’ il punto della situazione. L’articolo è più lungo rispetto al solito, ed è pensato per poter essere consultato anche nei soli capitoli di interesse.

La situazione è in rapida evoluzione, e le indicazioni giustamente sono destinate ad adeguarsi alle nuove evidenze, ma qui vogliamo fare un “punto fermo” sullo stato dell’arte ad oggi, 27 Marzo 2020, cercando di fornire tutti i suggerimenti che sembrano rimanere costanti e quindi validi anche per il futuro.

Coronavirus, 2019-nCoV, SARS-CoV-2, COVID-19: di cosa stiamo parlando?

Tutti questi termini sono spesso usati come sinonimi, ma in realtà si tratta di entità ben distinte tra loro. Vediamole meglio nel dettaglio:

  • Coronavirus fa riferimento a una sottofamiglia di virus, noti anche come Orthocoronavirinae, della famiglia Coronaviridae. Sono virus a RNA con una dimensione genomica particolarmente grande intorno alle 30 kilobasi (per confronto il virus Ebola è di 19 kilobasi e il virus dell’epatite C è di 9,6 kilobasi). All’interno di questa sottofamiglia vi sono numerosi ceppi patogeni per gli animali, mentre solo 7 sono ad oggi noti per essere in grado di infettare gli umani.
  • 2019-nCoV, abbreviazione per 2019 novel CoronaVirus, è il nome provvisorio attribuito al virus isolato a Wuhan nel 2019. Ora non è più in uso.
  • SARS-CoV-2 è il “nuovo”, e definitivo, nome del virus isolato a Wuhan nel 2019. Questo nome è stato deciso dalla International Committee on Taxonomy of Viruses (l’ente responsabile della denominazione) e fa riferimento alla somiglianza con il virus responsabile dell’epidemia di SARS del 2003, che tuttavia rimane solo un “parente”.
  • COVID-19 è invece l’acronimo di COrona VIrus Disease 2019 ed è il nome della malattia causata dal virus di cui sopra.

Epidemiologia

Fatto ordine nella nomenclatura, sappiamo che a oggi nel mondo sono stati confermati più di 550.000 casi di COVID-19, un numero sicuramente destinato a crescere, e che la nazione che ha fatto registrare il maggior numero di casi sono gli USA. L’unico continente non ancora toccato da questa epidemia è l’Antartide, per ragioni facilmente comprensibili.

Virologia

Il virus SARS-CoV-2 risulta essere correlato con quello responsabile dell’epidemia di SARS del 2003 e con quello di numerosi altri coronavirus dei pipistrelli. Ne sono stati identificati due diversi tipi, definiti “L” ed “S” che rappresentano, rispettivamente, il 70 e 30% dei ceppi analizzati. Ad oggi non si conosce se vi siano differenti implicazioni cliniche di questa differenza. Un articolo pubblicato su Nature Medicine ha spiegato la sua origine in natura e la non plausibilità di un’origine in laboratorio.

Trasmissione

Le modalità di trasmissione sono ancora ad oggi in fase di definizione. 

La trasmissione da uomo a uomo è attualmente la via maggiormente responsabile della diffusione. Questa avviene maggiormente con droplets, ovvero tramite “goccioline” secrete quando una persona infetta starnutisce, tossisce o, più semplicemente, parla. Quando queste ”goccioline” cariche di virus vengono in contatto con le mucose (es. naso, bocca e occhi) di un’altra persona sono in grado di trasmettere l’infezione. La distanza tipica a cui possono diffondersi è in genere inferiore ai 2 metri, e non permangono in aria. 

L’infezione può anche diffondersi toccando una superficie contaminata e poi portando le mani a contatto con occhi, naso o bocca.

L’RNA virale è stato anche rinvenuto in campioni di sangue e feci, ma ad oggi la trasmissione oro-fecale non sembra essere rilevante.

Il virus entra nelle cellule legandosi al recettore ACE2 (enzima di conversione dell’angiotensina), ma NON è stata dimostrata alcuna correlazione o aumento di rischio correlato con l’assunzione di farmaci ACE-inbitori (enalapril, captopril e gli altri che finiscono in -pril) né tantomeno di farmaci bloccanti il recettore per l’angiotensina, noti anche come sartani o ARB (valsartan, telmisartan, e gli altri che finiscono in -sartan). Pertanto questi farmaci non vanno sospesi preventivamente.

Periodo di incubazione e di infettività

L’incubazione di COVID-19 sembra essere entro 14 giorni dall’esposizione, e nella maggior parte dei casi è di 4-5 giorni.

Il periodo di infettività dei soggetti con COVID-19 è incerto. Alcuni studi sembrerebbero dimostrare una carica virale maggiore nei primi periodi di malattia, suggerendo quindi una maggior facilità di contagio intorno all’insorgenza dei primi sintomi, ma è ancora troppo presto per trarre delle conclusioni certe. 

Il periodo in cui invece è possibile rilevare il virus nelle secrezioni dei pazienti sintomatici non è ancora definito e sembra variare tra i 10 e i 20 giorni, tuttavia non è detto che questo virus sia sempre in grado di trasmettere l’infezione.

È stata descritta la possibilità di trasmissione da soggetti asintomatici o nel periodo di incubazione, ma non sappiamo ad oggi la rilevanza di questo fenomeno.

Clinica

Basandosi sui dati del CDC cinese, che ha registrato circa 44.500 casi, le stime sulla severità della malattia dimostrano che l’81% dei soggetti ha avuto una malattia lieve, il 14% una malattia severa ed il 5% una malattia critica. La letalità complessiva derivante è del 2,3%, ma è importante sottolineare come nessun paziente con malattia non critica sia deceduto.

Una considerazione speciale va fatta relativamente all’età: individui di QUALSIASI ETÀ possono avere un’infezione severa, infatti sono stati riportati casi anche nei bambini. A fronte di questo dato è però da notare come la mortalità sia nettamente più elevata al crescere dell’età, con valori che si attestano intorno all’8% tra i 70 ed i 79 anni ed al 15% sopra gli 80 anni.

I sintomi iniziali della malattia sono estremamente generali e aspecifici. Quelli associati a COVID-19 sono, in ordine decrescente di frequenza: febbre (definita come T>37,5°C) nella quasi totalità dei casi, stanchezza in oltre 2/3 dei pazienti, tosse (secca), inappetenza, dolori muscolari, difficoltà respiratoria e necessità di espettorazione. Sono stati riportati anche casi di nausea e/o diarrea e di perdita di olfatto e/o gusto.

L’indicazione, in caso di comparsa di questi sintomi, è quella di rimanere calmi e di contattare telefonicamente il proprio Curante o il numero unico ministeriale 1500 o i numeri regionali istituiti (tutte le informazioni nei “link utili” in fondo alla pagina). Cautelativamente NON uscire di casa e limitare i contatti con le persone con cui eventualmente si convive fino a che non si ricevono istruzioni diverse da un medico o dalle autorità sanitarie.

NON contattare il 112 (o 118) a meno di situazioni gravi e urgenti.

Per i pazienti in gravidanza, ad oggi non è stata documentata la trasmissione intrauterina o maternofetale (ma i dati sono ad oggi molto limitati). Ugualmente non è stato identificata la presenza di virus nel latte materno (i dati sono disponibili su solo 6 casi), ma in caso di allattamento bisogna applicare tutte le precauzioni per evitare il contatto con droplets, data la vicinanza al volto.

Terapie

Ad oggi non esiste un vaccino, ma la ricerca mondiale è focalizzata su questo e ve ne sono alcuni già in fase di sperimentazione. È verosimile pensare che sarà disponibile entro la prima metà del 2021.

Ad oggi non vi sono terapie specifiche, ma esistono alcuni farmaci in corso di sperimentazione.

È importante sapere che nei casi lievi il riposo domiciliare consente nella maggior parte dei soggetti la risoluzione dei sintomi in un paio di settimane, senza bisogno di supporto farmacologico.

I farmaci attualmente impiegati (all’interno di trial, con uso off-label o compassionevole) sono:

  • Remdesivir: un nuovo antivirale sviluppato per contrastare l’infezione da virus Ebola e Marburg, in corso di studio anche su SARS-CoV-2. Attualmente utilizzato in Italia sia all’interno di studi che donato in uso compassionevole.
  • Clorochina/Idrossiclorochina: molecole utilizzate da lungo tempo in ambito reumatologico, che hanno dimostrato attività antivirale in vitro. Ad oggi ampiamente utilizzate off-label data la relativa sicurezza, si attendono i risultati definitivi di efficacia nel trattamento.
  • Tocilizumab: farmaco biologico anti IL-6, usato anche questo in ambito reumatologico, è stato utilizzato in Cina con apparente successo. È al momento utilizzato in Italia nell’ambito di sperimentazioni cliniche e in uso compassionevole.
  • Lopinavir/Ritonavir: antivirale usato nel trattamento dell’HIV, con efficacia in vitro contro SARS-CoV-2. Non ha dimostrato supportare un miglioramento clinico o riduzione della mortalità a 28 giorni in un trial randomizzato svolto su 199 pazienti e quindi è stato accantonato in diverse realtà.

Alla luce della mancanza attuale di trattamenti efficaci e di un vaccino, è di vitale importanza attuare misure preventive e di contenimento dell’infezione.

Indicazioni e suggerimenti

Sulla base di quanto descritto sopra, le misure più utili per limitare la diffusione sono:

  • Limitare gli spostamenti
  • Mantenere una distanza interpersonale adeguata (maggiore di 1 metro, ideale oltre i 2 metri)
  • Non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani
  • Starnutire o tossire in un fazzoletto (da buttare immediatamente dopo in un contenitore chiuso) oppure nella piega del gomito
  • Non prendere farmaci se non su indicazione medica
  • Pulire e disinfettare regolarmente le superfici
  • Non condividere bicchieri o stoviglie

Mantenere un’alimentazione bilanciata e varia e fare attività fisica sono altresì misure sicuramente utili per rafforzare il sistema immunitario e gestire lo stress.

Imparare a limitare la consultazione delle notizie e selezionare accuratamente le fonti sono ulteriori suggerimenti per evitare l’accumulo di stress o la creazione di paure ingiustificate. 

La raccomandazione di affidarsi solo a fonti autorevoli, verificate e qualificate per la ricerca di informazioni medico-scientifiche si rende ancora più pressante in questo momento.

Link utili (in italiano ed inglese)

La bibliografia di riferimento di questo articolo consiste in oltre 130 articoli, ed è stata omessa in favore della leggibilità.

Disclaimer

Questo articolo è stato scritto il 27/03/2020 sulla base delle più recenti evidenze scientifiche e alcune affermazioni in futuro potrebbero risultare erronee o obsolete.