I pregi del cardio tradizionale

9 Dicembre 2016
I pregi del cardio tradizionale

L’allenamento cardiovascolare (detto anche comunemente “cardio”) è fondamentale per poter costruire resistenza e bruciare il grasso in eccesso.

Esistono due tipi fondamentali di allenamento cardiovascolare: quello a bassa intensità (noto anche come “steady-state”) e quello ad intervalli ad alta intensità (noto anche come HIIT, acronimo dell’inglese High Intensity Interval Training).

Abbiamo già visto come in termini di tempo/efficacia l’HIIT sia superiore al cardio tradizionale, ma quest’ultimo trova ancora il suo razionale in diverse situazioni. 

L’allenamento a bassa intensità è costituito da un’attività ad intensità costante per un periodo prolungato di tempo.

Per anni è stata la modalità più utilizzata ed erroneamente ritenuta più efficace per la riduzione della massa grassa. Oggi sappiamo che, per ridurre il grasso, l’HIIT è più efficace, ma lo “steady-state” conserva comunque alcuni vantaggi che lo mantengono un supporto più che utile in alcune circostanze. 

text="L'allenamento steady-state fa sì che venga mantenuto uno stato di vasodilatazione periferica ed una frequenza cardiaca tale da massimizzare lo scambio di nutrienti, consentendo in questo modo di ripulire i muscoli dai prodotti tossici creati durante l'allenamento."

In primis, il cardio tradizionale è un ottimo metodo per favorire il recupero muscolare, dopo un infortunio, ma anche dopo un allenamento molto intenso.

Questo tipo di esercizio infatti fa sì che venga mantenuto uno stato di vasodilatazione periferica ed una frequenza cardiaca tale da massimizzare lo scambio di nutrienti, consentendo così di “ripulire” i muscoli dai prodotti tossici creati durante l’allenamento, tra cui ricordiamo l’acido lattico.

Terminare un allenamento intenso con una seduta leggera di cardio sarà utile per riportare la frequenza cardiaca in un range prossimo alla normalità e consentirà di “depurare” più rapidamente i muscoli, riducendo così il tempo di recupero.

In maniera simile, un po’ di “steady-state” consente ai muscoli che si stanno riprendendo da un infortunio di abituarsi nuovamente all’esercizio senza esporli a un eccesso di cataboliti (prodotti di scarto che possono inficiare la capacità di contrazione).

L’allenamento a bassa intensità inoltre è particolarmente utile in chi cerca un’attività che liberi dallo stress e stimoli il rilassamento in maniera più tranquilla, partendo anche della semplice passeggiata, sicuramente meno impegnativa di una sessione di attività cardiovascolare quale la corsa o lo spinning.

In relazione al minor impegno cardiovascolare, si tratta anche di un’attività adatta a tutte le età e a tutti i soggetti, poiché facilmente modulabile in base alle energie (e alle esigenze) di ciascuno.

Dati tutti questi aspetti positivi però è bene ricordare che un allenamento cardiovascolare non deve mai precedere un allenamento volto alla costruzione di massa muscolare, in quanto diminuisce invariabilmente le riserve energetiche dell’organismo, riducendo o annullando la capacità di stimolare nell’immediato i muscoli alla crescita.

Il momento giusto per farlo è a seguito dell’esercizio di stimolo della massa magra o, ancora meglio, durante una seduta di allenamento separata.

In definitiva, esiste ancora spazio  per utilizzare l’allenamento cardiovascolare a bassa intensità in maniera funzionale, inserendolo nel modo giusto (e con le corrette aspettative) nel proprio piano di allenamento, che, per essere ottimale, dovrebbe essere il più completo possibile.