Ad Haiti, dove l’età media è 19 anni

19 Maggio 2011
Ad Haiti, dove l'età media è 19 anni

Da giorni stiamo preparando la partenza, cercando di ottimizzare ogni minuto del viaggio. A partire dal materiale medico da trasportare ad Haiti: ho con me due valigioni pieni di cose tecniche per l’ospedale ed un bagaglio a mano che è in realtà un ecografo portatile per le ecografie ginecologiche (lo spazio per le mie cose personali davvero minimo).

Arrivato là, oltre al lavoro medico da svolgere nelle diverse strutture costruite con le offerte di tutti dalla fondazione Rava, ho in programma anche una serie di incontri e di lavori con persone che si occupano di settori in cui la mia esperienza può effettivamente contribuire a qualcosa di utile.  Questo nasce anche dalla mia precedente esperienza con i bambini indiani dell’Andrha Pradesh. Qui Dovrò analizzare ad esempio alcuni temi alimentari tra cui lo studio del modo in cui gli haitiani considerano il cibo.

Se può essere importante insegnare ai bambini ad usare anche la frutta (che in parte esiste, ma che non viene mangiata) diventa strategicamente indispensabile trovare uno strumento comunicativo che aiuti le persone a cercare di utilizzarla. Mi spiego: se in Italia riesci a dire ad un ragazzo che anche Gattuso mangia la frutta, fai guadagnare alla frutta ottime posizioni e contribuisci a renderla appetibile in modo simbolico… Dobbiamo trovare l’equivalente haitiano entrando anche nella loro particolare cultura animistica e cercando di interpretare gli aspetti che guidano le scelte inconsapevoli dei cibi. Martedì avrò un interessante incontro con un medico voodoo dell’isola per cercare di entrare nella percezione di questa realtà, e nell’assistenza alle donne gravide cercherò di conoscere le favole che raccontano ai bambini.

Tutto questo in una realtà in cui l’haitiano medio degli slums mangia forse qualcosa una volta ogni due giorni (aspetto su cui riflettere quando apriamo distrattamente il frigorifero di casa)…

Farò anche un breve intervento scientifico venerdì prossimo al corso sulla gravidanza patologica che il professor Enrico Ferrazzi (docente dell’Università di Milano e primario del Buzzi) terrà durante tutta la settimana per i medici Haitiani. È il primo corso di livello internazionale sulla ecografia ginecologica per medici che si tiene ad Haiti e corrisponde all’obiettivo della fondazione e di Padre Rick Frechette (il capo spirituale del lavoro che è stato creato sull’isola): rendere gli abitanti dell’isola in grado di sviluppare le proprie potenzialità e crescere in autonomia.

Fondazione Rava, che noi da qualche anno segnaliamo tra le fondazioni amiche per il 5×1000, ha la capacità di documentare sempre in modo certo e sicuro quello che riceve e quello che impiega. Riducendo quasi a zero le spese di intermediazione necessarie per fare arrivare dove servono davvero gli aiuti che possono arrivare dalla solidarietà della gente. Offerte libere, lavoro, adozioni a distanza… Tutto può essere utile per aiutare davvero Haiti a risollevarsi e a riconquistare una dignità che oggi si fa fatica a ritrovare tra la gente. 

Ogni persona può contribuire ed essere solidale con Haiti, per aiutare una realtà che dopo il recente terremoto e l’epidemia di colera tuttora presente sull’isola ha davvero bisogno di tutto e di tutti.

Dalla tendopoli dell’ospedale Saint Damien (in pratica la mia casa per questi prossimi giorni) potrebbe essere possibile la connessione internet. Non è così certo averla, anche perché questi giorni sono contrassegnati dal caldo caraibico ma anche dalla presenza di piogge torrenziali e da tempeste che non renderanno facile l’azione in aperto. Spero di potere aggiornare Eurosalus anche con qualche notizia in diretta sul lavoro di questi giorni.

Se nel frattempo qualcuno scoprisse di potere aiutare questa gente in qualsiasi modo non lasci tempo: lo faccia. Grazie.