Cinque minuti spesi bene

22 Novembre 2012
Cinque minuti spesi bene

Quanta ansia proviamo in attesa dell’esito di un esame clinico? Per molti di noi è tanta, anche perché va a sommarsi a quella che in primo luogo ci ha portati dal medico, e poi alla prescrizione dell’esame, dal quale ci aspettiamo una risposta chiara, e possibilmente definitiva, sull’origine del nostro disturbo.

Ma quell’attesa, dopo che l’esame è fatto, rischia di essere la goccia che fa traboccare il vaso. Ecco perché è diventata oggetto di studio da parte di un gruppo di ricercatori di Boston, USA (Pahade J et al., AJR Am J Roentgenol. 2012 Oct; 199(4):844-51), che si sono domandati se dedicare qualche minuto alla lettura di un referto radiologico (nel caso specifico ecografie e tomografie) insieme al paziente, subito dopo l’esame, potesse aiutare a ridurre il suo disagio.

La risposta, peraltro abbastanza scontata per chiunque si sia sottoposto a un esame del genere, è stata che sì, quel piccolo scambio col radiologo aiuta a ridurre l’ansia. Il dato sorprendente è che la consultazione migliora la risposta ansiosa sia in caso di referto negativo sia in caso di referto positivo. Perché se l’ansia e la paura abbattono i confini e ci portano a immaginare le cose peggiori – e sappiamo quanto incide lo stress sulla nostra salute – la presenza di un medico competente offre sempre una forma di contenimento, che ci permette di restare con i piedi per terra.

Va da sé che l’esame va poi sottoposto al controllo del medico che l’ha richiesto, per essere inserito in una diagnosi che consideri globalmente il paziente e la sua patologia, ma il lavoro dei ricercatori di Boston ci offre uno spunto di riflessione concreto sull’impatto positivo, a livello sociale, di una medicina che si conceda di “sprecare” pochi minuti per mettere a suo agio un malato.

E se invece che di pochi minuti si trattasse di inserire addirittura competenze diverse? In questa direzione si muove un progetto pilota dello IEO, l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, che sta studiando l’affiancamento di un counselor, in collaborazione con l’équipe medico-infermiere-psicologo, ai pazienti che si trovano a fare scelte importanti per la loro vita e la loro salute, per esempio al momento di decidere quale terapia (magari sperimentale), quale test, quale percorso fare.