Polline d’api: alimento allergizzante o antiallergico?

13 Febbraio 2018
Polline d'api: alimento allergizzante o antiallergico?

Durante il periodo natalizio ho ricevuto la chiamata di una carissima amica che aveva trovato una confezione di polline d’api nel suo pacco regalo e che non aveva la benché minima idea di come si potesse utilizzare in cucina.

Da qui, la mia decisione di scrivere di questo alimento, tanto prezioso da essere definito “il solo cibo perfettamente completo”.

Il polline d’api viene raccolto dal foraggiamento di api da miele, tra cui apis mellifera e api senza pungiglione, ed è una combinazione di polline prevalentemente floreale con nettare o miele, enzimi, cera e secrezioni delle api. La miscela di polline viene trasportata verso l’alverare come un piccolo pellet nel cestello dei pollini posto a livello delle zampe dell’ape e successivamente immagazzinata e utilizzata come cibo.

Dal momento in cui le api aggiungono le loro secrezioni, il polline acquisisce caratteristiche peculiari che lo rendono diverso dal polline raccolto a mano o da quello che viene disperso dal vento.

Oggigiorno il polline d’api sta guadagnando attenzione come alimento funzionale per il consumo umano grazie al suo alto contenuto di nutrienti e composti bioattivi, come aminoacidi essenziali, antiossidanti, vitamine e lipidi.

Questi ultimi costituiscono una riserva energetica fondamentale per l’adeguato sviluppo del granulo pollinico e, a seconda delle specie botaniche da cui il polline proviene, il contenuto lipidico può variare tra l’1% e il 20% del peso secco del prodotto ed è costituito soprattutto da carotenoidi, steroli e acidi grassi insaturi.

Il polline d'api può essere utilizzato come integrazione al trattamento di allergie, nonostante il polline disperso dal vento sia riconosciuto come causa di alcune reazioni allergiche.

Un ottimo profilo lipidico, dunque, dal momento che diversi studi clinici dimostrano come i fitosteroli possono essere utilizzati per bloccare i siti di assorbimento del colesterolo nell’intestino umano, riducendo così il livello di colesterolo plasmatico associato alle lipoproteine a bassa densità e contribuendo in ultima battuta a ridurre il colesterolo nell’uomo.

Sono, però, le proteine, insieme ai carboidrati, ad essere uno dei principali componenti del polline d’api.

Il contenuto proteico varia dal 10 al 40% di peso secco e garantisce l’apporto di tutti gli aminoacidi essenziali coinvolti in attività antibatteriche, antiossidanti, immunostimolanti, antitrombotiche e antinfiammatorie, motivo per cui il polline è stato usato fin dall’antichità per curare raffreddori, influenza, ulcere, invecchiamento precoce, anemia e colite.

In particolare, un recente studio pubblicato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Scienze Mediche di Teheran sull’Iranian Journal of Allergy Asthma and Immunology ha posto l’attenzione sulle proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e antiallergiche dei flavonoidi contenuti nel polline d’api, tanto da considerare tale alimento nel possibile trattamento futuro di allergie e disordini immunologici.

Composti fenolici come rutina, quercetina e acido vanillico, contenuti nel polline d’api, sono in grado di inibire il rilascio di istamina, la produzione di interleuchina 4, interleuchina 13 e l’espressione del ligando CD40 tramite basofili e mastociti, esprimendo così la loro azione antiallergica.

Sembrerebbe, infatti, che l’estratto fenolico di polline d’api non solo sia in grado di inibire la produzione dei mediatori infiammatori, ma che possa anche bloccare la produzione specifica di anticorpi IgG e IgE, i cui elevati valori sono spesso associati a reazioni allergiche come l’asma.

Il polline d’api può, dunque, essere utilizzato come integrazione al trattamento di allergie, nonostante il polline disperso dal vento sia riconosciuto come causa di alcune reazioni allergiche. Tuttavia, è bene che pazienti affetti da rinite allergica o da molteplici reattività individuali, si sottopongano a test specifici per valutare la propria sensibilità all’alimento prima di farne uso.

Infine, le vitamine del complesso B, vitamine C, D ed E, potassio, fosforo, magnesio, calcio, sodio, zolfo, ferro, rame, manganese, zinco, selenio e cromo, fanno del polline d’api un ottimo integratore alimentare nei periodi di recupero, in caso di malnutrizione, astenia e apatia, per aumentare le capacità fisiche e mentali e rafforzare il sistema immunitario, anche e soprattutto in presenza di una scelta alimentare di tipo vegetariano.

Il polline alimentare contiene anche una minima quota di nichel. Attenzione, dunque, ad utilizzarlo in un pasto libero se l’esito del proprio test Recaller o BioMarkers ha individuato un’infiammazione a tale gruppo alimentare.

È bene sapere, inoltre, che la composizione del polline d’api dipende in modo particolare dall’origine della pianta e dall’influenza di altri fattori come le condizioni climatiche, il tipo di suolo, le attività degli apicoltori e i diversi processi o trattamenti di stoccaggio nella produzione commerciale.

Anche contaminanti ambientali, come pesticidi e antibiotici, possono trovarsi in un prodotto di scarsa qualità.

Fondamentale, dunque, leggere sempre le etichette del prodotto che si acquista, assicurandosi di scegliere un polline biologico e sottoposto alle norme della legislazione europea.

Vale la pena ricordare che la qualità bioattiva del polline d’api diminuisce nel tempo e che, dato l’elevato livello di umidità nella sua composizione, necessita di un processo di essiccazione artificiale per evitare una rapida fase di fermentazione e deterioramento.

Il polline d’api essiccato, dunque, lo rende un prodotto adatto anche a chi ha positività a lieviti, a differenza, invece, del miele che contiene naturalmente funghi microscopici e che lo rendono un alimento da “giorno libero”.

I granuli di polline possono essere spezzettati o triturati e masticati direttamente, oppure possono essere sciolti in bevande tiepide, senza portare a bollitura, poiché elevate temperature inattivano la maggior parte dei princìpi attivi in esso contenuti.

L’utilizzo della polvere solubile in bevande diverse da te e caffè, che ne contrastano gli effetti positivi, può rappresentare un ulteriore modo d’impiego.

Ma l’uso più semplice è anche il migliore: un cucchiaio di prodotto cosparso “ a crudo” al termine della preparazione di un piatto, rende il tutto migliore nutrizionalmente, buono al palato e bello alla vista.