Quando la pillola per la pressione aumenta il rischio di cancro

9 Settembre 2013
Quando la pillola per la pressione aumenta il rischio di cancro

Alcuni farmaci sono davvero indispensabili, ma forse, quando l’obiettivo è quello di controllare la pressione arteriosa elevata, prima di arrivare all’uso del farmaco è meglio attivare tutte le risorse personali e migliorare la propria risposta autonoma.

In moltissimi casi il giusto movimento fisico, il controllo alimentare dei cibi che generano infiammazione e facilitano il trattenimento di liquidi, alcune scelte nutrizionali sensate e l’eventuale impiego di minerali come il Magnesio, sono sufficienti a riportare in equilibrio i valori di pressione arteriosa e non guasta poi un aiuto naturale al controllo della tensione emotiva.

Non è un’idea sbagliata, perché un lavoro pubblicato in agosto 2013 su JAMA Internal Medicine ha purtroppo documentato in modo rigoroso che l’uso prolungato dei calcio antagonisti (tra i farmaci più utilizzati al mondo per il controllo della pressione alta) aumenta in modo significativo la possibilità di contrarre il cancro della mammella (Li CI et al, JAMA Intern Med. 2013 Aug 5. doi: 10.1001/jamainternmed.2013.9071. [Epub ahead of print]).

Il lavoro è stato effettuato da un gruppo di ricercatori statunitense e riguarda donne di età compresa tra i 55 e i 74 anni, cioè la fascia più classica di persone che utilizza questi farmaci. Si tratta del primo lavoro che definisce gli effetti a lungo termine della assunzione di questi farmaci (cosiddetti effetti “long term”), confermando alcuni sospetti che erano già stati avanzati da lavori pubblicati ancora nel 2003 sulla prestigiosa rivista Cancer.

In realtà il primo spunto di riflessione nasce dal fatto che non sempre è necessario trattare nelle persone oltre i 60 anni livelli di pressione elevati, e che anzi, spesso abbiamo effetti controproducenti dal trattamento di questi pazienti.

Inseguire il miraggio della pressione arteriosa a 130/75 anche a 70 anni può essere davvero controproducente.

E su queste pagine già da tempo abbiamo segnalato il rischio di caduta nella persona anziana indotto specificamente da un uso troppo “allegro” di questi farmaci.

Prima di essere una malattia, la pressione elevata è un segnale di squilibrio. Sopprimere il segnale con un farmaco senza riequilibrare il tutto può mantenere l’intero sistema sotto pressione (è davvero il caso di dirlo) e scatenare risposte inattese.

Se il farmaco diventa uno strumento che “nasconde” un segnale di squilibrio, ecco che le citochine infiammatorie, la resistenza insulinica e l’attivazione alterata del sistema immunitario determinano effetti potenzialmente disastrosi.

La ricerca americana porta ad identificare l’aumento di rischio di cancro alla mammella per l’uso di farmaci calcio antagonisti (tra i diversi prodotti esistenti, in Italia i più venduti sono la Nifedipina con Adalat e Nifedicor, l’Amlodipina con Monopina e Norvasc e la Nicardipina con Perdipina e Cardip), mentre diuretici e ACE inibitori sarebbero immuni da questi effetti. 

Davvero, qualche alternativa ai cibi salati, senza eliminarli del tutto, potrebbe essere una buona idea per la salute, e si potrebbe anche rispolverare l’abbraccio come una delle possibili terapie della pressione elevata, come è stato dimostrato fin dal 2005, con un lavoro che ne segnala il valore preventivo sull’aumento dei valori pressori (Light KC et al, Biol Psychol. 2005 Apr;69(1):5-21. Epub 2004 Dec 29).

Quanti più abbracci tanto più regolare la pressione arteriosa. Una piacevole alternativa ai farmaci e ai loro possibili effetti collaterali.