Farmaci che fanno ingrassare

25 Settembre 2007
Farmaci che fanno ingrassare

È tempo di diete. Ma anche tempo di antistaminici e di antidepressivi per una larga fetta di popolazione.

Se certe diete non danno la perdita di peso sperata, oppure aumentiamo di peso senza sapere perché, la responsabilità può essere anche dei farmaci che assumiamo.

Chi ad esempio assume regolarmente il carbonato di litio di solito ne è al corrente. L’aumento di peso è previsto dal medico ed è tra i tanti motivi per i quali questo farmaco (il cui dosaggio va stabilito in relazione al peso corporeo) viene regolarmente ridosato.

Diversi lavori scientifici, alcuni più recenti, ma altri già dalla fine degli anni ’80, segnalano il fatto che certi tipi di farmaci, in particolare molti antidepressivi, determinano un’alterazione nella regolazione del metabolismo degli zuccheri e quindi interferiscono sull’assunzione di cibo e sul craving (Yeragani VK et al, Can J Psychiatry, 1988 Oct; 33(7):606-10).

Effetti collaterali che hanno un peso

La conoscenza di questi dati dovrebbe portare i medici a una maggiore consapevolezza degli effetti collaterali dei farmaci che prescrivono. Sappiamo, per esempio, che in esperimenti sugli animali (Storlien LH et al, Pharmacol Biochem Behav 1985 Jan; 22(1): 119-25) e in studi clinici sull’uomo i sali di litio somministrati in certi casi di depressione determinano un’iperinsulinemia e un incremento del cortisolo, di conseguenza peso e appetito, o più precisamente l’assunzione di cibo, crescono quando c’è disponibilità di alimenti.

Lo stesso tipo di effetto si verifica però anche con un’altra classe di farmaci antidepressivi, come l’amitriptilina (Laroxyl, Adepril, Triptizol), che determina un modesto ingrassamento solo se l’animale ha a disposizione la possibilità di assumere cibo. Un’azione dalla quale non sembrano essere esenti nemmeno gli antidepressivi di ultima generazione (inibitori del reuptake della serotonina, tipo Prozac, Seropram, Citalopram, Seroxat, ecc.).

Se del Prozac, all’inizio, si diceva addirittura che facesse dimagrire, si è poi verificato che questo avviene solo nelle prime settimane di assunzione e solo in alcuni casi. Poi avvia semmai un processo di ingrassamento (Ulrich Zimmermann et al. Epidemiology, implications and mechanisms underlying drug-induced weight gain in psychiatric patients, Journal of psychiatric Research, Volume 37, issue 3, May-June 2003: 193-220).

Prodotti come la mianserina (in Italia Lantanon) producono invece la somma di un effetto di aumento della resistenza insulinica e quindi iperinsulinismo e aumento del cortisolo (il cortisone interno) come i precedenti, ma anche un’azione associata di depressione del metabolismo.

Hit parade dei farmaci responsabili

Proviamo allora a stilare una sorta di “hit parade” di questi farmaci in relazione alla loro azione ingrassante.

Nella nostra classifica, la sostanza meno propensa a determinare craving e appetito aumentato è la desipramina (Nortimil). Seguono i già citati antidepressivi di nuova generazione, poi la mianserina, molto a rischio per chi ha problemi di peso, e infine, nella fascia più elevata per azione ingrassante, farmaci nuovissimi quali olanzapina e risperidone (Zyprexa, Risperdal).

La cosa fondamentale da notare è che questo tipo di azione non appare legato né all’età né al sesso, e neanche all’efficacia antidepressiva del farmaco. Ma esclusivamente all’assunzione del farmaco e al fatto che determina il blocco dei recettori H1 nell’organismo.

Ora, dato che i recettori H1 sono quelli bloccati dai comuni antistaminici (utilizzati per curare il raffreddore o l’orticaria), come stupirci se incontriamo persone che non riescono più a calare di peso nella stagione primaverile, quando magari stanno facendo un largo uso di antistaminici?

Come segnala un altro interessante articolo (Fulop AK et al. Endocrinology, 2003 Oct;144 (10):4306-14), nel quale si evidenzia come la totale inibizione dell’istamina, nell’animale, porti a un aumento dell’adiposità viscerale e al rallentamento del metabolismo, gli antistaminici non sono solo qualcosa che fa smettere di prudere il naso!

Il peso degli antistaminici

Se il peso è un problema che vi sta a cuore, forse vale la pena di ricordare che l’allergia è un segnale di una reattività disordinata dell’organismo (del quale è sempre opportuno comprendere le cause) prima che un sintomo da sopprimere tout court.

Ci sono molto spesso approcci non farmacologici in grado di ridurre l’infiammazione di fondo che spesso sostiene la risposta allergica, per esempio una dieta che aiuti a risolvere eventuali reattività alimentari.

Non è un caso allora che un lavoro come quello presentato al Congresso Mondiale di Allergologia del 2003 di Vancouver abbia mostrato come una dieta per il recupero della tolleranza alimentare, pur orientata a ottenere un effetto antiallergico causale e non sintomatico, mentre riduce l’infiammazione e migliora la sensibilità insulinica, possa offrire come benefico effetto collaterale anche un calo di peso.

Gli antidepressivi, dunque, fanno ingrassare, e non per il loro effetto di contenimento della depressione, quanto per la loro azione antistaminica.

Un effetto collaterale da non trascurare, soprattutto se pensiamo al fatto che in passato, alcuni degli antistaminici più usati sono stati tolti dal commercio proprio a causa dei loro effetti non desiderati.