Quante proteine nella insufficienza renale? Mangiarne di più fa molto meglio che ridurle

La sintesi di questa bellissima ricerca pubblicata nell’agosto 2024 su JAMA network è molto semplice.
Circa 8.500 persone (prevalentemente svedesi, 56% donne, età media 78 anni, un terzo con malattia renale cronica) sono state seguite nel tempo ed è stata valutata la loro mortalità nel corso di 10 anni di tempo.
Nel sottogruppo di persone con insufficienza renale lieve o moderata (i soggetti in dialisi o trapiantati sono stati ovviamente esclusi per la presenza di farmaci interferenti) si è valutata la sopravvivenza in relazione al livello di proteine utilizzate nella alimentazione quotidiana.
Rispetto alla “norma” che prevede per ogni giornata alimentare, secondo l’OMS e tutte le società scientifiche, almeno 0,83 grammi di proteine per chilo di peso corporeo, chi ne ha mangiate di più ha avuto progressivamente una migliore sopravvivenza alla malattia e un rischio di mortalità ridotto con elevata significatività statistica. I dati cioè sono solidi e ben documentati.
Assumendo 1 g di proteine per chilo di peso corporeo al giorno (quindi più degli 0,83 suggeriti) la mortalità da insufficienza cardiaca scendeva del 12%. Quando le proteine diventavano 1,20 g per chilo di peso la mortalità scendeva del 21% e quando diventavano 1,40 (quasi il doppio di quello che si considera “normale”) la mortalità scendeva del 27%.
Tutto questo avveniva in modo identico sia per le proteine animali sia per quelle vegetali.
Utile proporre subito un esempio pratico perché spesso le persone pensano che mangiando una fettina di pollo da 80 g si mangino 80 g di proteine. Non è vero, perché le proteine in 80 g di pollo sono solo 20-22 g…
Questo esempio rimane solo una traccia di una possibile distribuzione giornaliera: una persona “over 65” del peso di 70 chili dovrà mangiare ogni giorno circa 84 grammi di proteine così distribuite:
- Prima colazione: 1 fetta sostanziosa di pane integrale (6 g), 2 uova (12 g), uno yogurt medio (8 g), 10 noci (8 g) per un totale di 34 g di proteine.
- Pranzo: 1 petto di pollo da 100 g (25 g), 1 fetta di pane integrale (6 g) per un totale di 31 g di proteine.
- Cena: 30 grammi di mandorle (8 g), 30 g di formaggio grana (10 g) per un totale di 18 g di proteine.
Questo porta ad un totale di 83 grammi di proteine nel complesso della giornata, distribuito in modo congruo con le indicazioni della Harvard Medical School, dando maggiore valore alla prima colazione e riducendo un po’ la quantità complessiva dei pasti andando progressivamente verso la sera.
È ovvio che questa indicazione va orientata sui gusti di ciascuno e modulata anche nel rispetto del proprio profilo alimentare, integrando i carboidrati e i grassi necessari a completare i tre differenti pasti.
In realtà gli effetti di protezione del rene sono stati compresi applicando un importante cambio di paradigma che non considera più le proteine in sé, ma considera anche come il rene possa rispondere ad un eccesso di glicazione. Si è visto questo fenomeno per il fegato grasso e anche per il pancreas e una carenza di proteine può determinare una sofferenza rilevante a livello di organi importanti come appunto fegato, pancreas e rene.
In un ottimo articolo, la dottoressa Linda Vona spiega come mangiare con la giusta quantità di proteine e controllando la glicazione, fornendo molti esempi pratici.
Su Eurosalus abbiamo spesso discusso di come la maggior parte delle malattie croniche sia legata alla presenza di infiammazione da cibo e di glicazione.
Negli articoli segnalati nella colonna di destra si possono trovare le motivazioni scientifiche che negli ultimi anni hanno guidato le nostre scelte terapeutiche nutrizionali consentendoci di aiutare la cura di gran parte delle malattie croniche anche attraverso scelte nutrizionali personalizzate (come facciamo per ogni persona che vediamo e valutiamo nel centro SMA in cui lavoriamo).
I sintomi di queste patologie in moltissimi casi possono essere ridotti e talora risolti controllando, attraverso l’alimentazione personalizzata, la produzione di citochine infiammatorie dipendenti dalla assunzione di alimenti o dalla glicazione (fenomeni evidenziabili e individualizzabili attraverso i test di GEK Lab).
Se si pensa che in media gli italiani mangiano una quantità giornaliera di proteine molto inferiore a quella richiesta e che sopra i 65 anni la quantità dovrebbe diventare 1,2 g per chilo di peso si può capire quanto sia sbagliata la “convinzione diffusa” che gli italiani mangino troppe proteine e che se ne debbano mangiare meno.
Un eccesso di proteine può fare male, certo, ma non mangiare nemmeno quelle giuste può fare ancora peggio.