Infiammazione da cibo

Sinonimi: Ipersensibilità alimentare
di Attilio Speciani - Allergologo e Immunologo Clinico

Numerose malattie e molti disturbi sono specificamente dovuti alla ripetuta assunzione di cibi che appartengano allo stesso Grande Gruppo Alimentare e che è possibile identificare attraverso il dosaggio delle Immunoglobuline G

Esiste la possibilità di misurare i livelli di citochine infiammatorie che sono correlate al cibo e definire quindi quanto una singola condizione clinica necessiti di scelte nutrizionali diverse. La maggiore o minore ristrettezza dietetica sarà commisurata al livello di infiammazione presente.

La identificazione della relazione diretta tra l’assunzione alimentare e l’innalzamento del BAFF (B Cell Activating Factor) risale agli studi di Lied, del 2010. Da allora la misurazione del BAFF e di altre citochine come il PAF (Platelet Activating Factor) sta entrando nella pratica comune. Oggi si parla specificamente di infiammazione da cibo, superando la vecchia terminologia, ormai obsoleta e scorretta di “intolleranza alimentare”. Si tratta di un termine che è stato usato in modo assolutamente improprio per lungo tempo, tanto che oggi il termine stesso è da molti vissuto come indicazione chiara di mancanza di scientificità.

E’ preferibile mantenere la più semplice definizione di infiammazione da cibo , sapendo bene che gli effetti derivanti dalle citochine infiammatorie prodotte dall’organismo (BAFF e PAF ad esempio) sono in realtà quelli che provocano le diverse sintomatologie.

La loro misurabilità consente inoltre una importante evoluzione scientifica nel campo della cura di questi disturbi ( come previsto da Biomarkers e RecallerProgram ).

La reazione infiammatoria dovuta al cibo ha caratteristiche molto diverse dalle allergie , soprattutto per il modo in cui si viene a creare e per i tempi necessari alla comparsa dei sintomi, anche se spesso i sintomi che si evidenziano sono molto simili.

Per studiare questi fenomeni infiammatori è possibile misurare il livello di citochine, seguirne l’andamento in relazione alla terapia e alla dieta, e capire il modo in cui l’organismo è entrato in contatto con gli alimenti (attraverso la valutazione di Immunoglobuline IgG)  per ricreare tolleranza e migliorare o guarire i disturbi dovuti all’infiammazione. La presenza di IgG non è indice di reazione “contro” il cibo, e indica invece la conoscenza del cibo e talvolta essere il segno di una tolleranza riottenuta. Quando si trovano comunque livelli mossi o elevati di IgG verso i Grandi Gruppi Alimentari , significa che c’è un eccesso alimentare di cui può essere utile tenere conto per l’impostazione dietetica.

La via alternativa dell’allergia rende conto sicuramente anche della infiammazione connessa con il contatto con gli alimenti. Un fondamentale studio norvegese del 2010 ha identificato proprio nel BAFF uno dei più importanti effettori della reazione infiammatoria e della cascata di sintomi tipica della reazione da cibo.

Esistono inoltre delle forme di allergia alimentare “mista” come quella della Gluten sensitivity che ha riproposto il tema della intolleranza al glutine non celiaca che è esattamente l’espressione di una infiammazione da cibo dovuta al contatto con il glutine, come avviene per altri numerosi alimenti.

L’infiammazione da cibo esprime una reazione lenta, determinata dall’intervento dei Toll Like Receptors (TLR 2 e 4) e di cellule o anticorpi diversi dalle IgE (cellule Th intestinali, come dimostrato da Sampson e citochine infiammatorie), che insorge dopo l’assunzione ripetuta della sostanza alimentare (o di contatto con un agente ambientale non necessariamente alimentare). Si tratta di una reazione connessa all’immunità innata nei confronti degli alimenti. Sul piano clinic questo meccanismo prevede il superamento di un “livello di soglia“.

Con l’identificazione del BAFF (B Cell Activating Factor) e la sua azione infiammatoria e immunomodulante si è capito con chiarezza perché l’infiammazione da cibo possa causare a cascata una serie di sintomi talvolta diversi tra loro ma legati ad una causa infiammatoria immunologica comune.

 Sintomi

La sintomatologia correlata con l’infiammazione da cibo è molto varia e le ricerche scientifiche relative alla infiammazione a bassa intensità continuano a portare nuovi dati sull’effetto di questo tipo di infiammazione sulla salute.

Malattie autoimmuni

L’aumento di BAFF determina uno stimolo sulle cellule B che può indurre e mantenere la maggior parte delle malattie autoimmuni, come avviene per la tiroidite di Hashimoto. 

Apparato gastrointestinale

Meteorismo, eruttazioni, diarrea, nausea, gastrite, reflusso gastroesofageo, epigastralgia, colite, sindrome del colon irritabile, dispepsia, sensazione di pesantezza, dolori addominali, malassorbimento, malattie infiammatorie intestinali, appetito ridotto o aumentato, crampi.

Sistema respiratorio

Riniti, sinusiti, bronchiti, asma, tosse, difficoltà di respirazione, tendenza a ripetere forme infettive, faringite o laringite, raucedine, poliposi nasale e sinusale, russamento (roncopatia), ostruzione nasale, olfatto ridotto o aumentato.

Cute

Eruzioni cutanee, eczema, orticaria, acne, dermatiti, prurito cutaneo, ritenzione idrica e linfedema, lesioni vasculitiche, eritema solare; il controllo delle intolleranze alimentari può essere di aiuto anche nella riduzione delle reazioni tipiche della psoriasi e della dermatite atopica.

Sistema nervoso

Cefalea ed emicrania, astenia, difficoltà di concentrazione, torpore mentale, sonnolenza, vertigini, affaticamento, sbalzi d’umore, sindrome da stanchezza cronica, alcune forme di insonnia, manifestazioni epilettiche con aura; in relazione a studi recenti che coinvolgono la neurochimica cerebrale, anche aspetti nevrotici, tendenza depressiva, ansia, iperattività e altri sintomi classica- mente neurologici oggi possono essere aiutati anche da un controllo alimentare.

Apparato genito-urinario

Cistiti, vaginiti, infezioni, sterilità, dismenorrea, candidosi, cistiti abatteriche (quelle in cui non sembra esserci alcun batterio responsabile), ripetizione di queste patologie, enuresi, mestruazioni abbondanti o dolorose o irregolari, endometriosi (in cui può essere concausale), supporto alla fecondazione assistita, controllo di alcune delle condizioni patologiche della gravidanza.

Sistema muscolare e articolare

Artrite reumatoide, mialgie, crampi, tendenza agli strappi, dolori articolari, artriti in genere, comprese quelle reattive e psoriasiche, spasmi, tremore, rigidità muscolare.

Metabolismo, diabete e obesità

È stato osservato che esiste una relazione tra intolleranza agli alimenti e sovrappeso. Controllando l’assunzione degli alimenti che generano infiammazione si può ottenere una riduzione della resistenza insulinica indotta dagli alimenti, una riduzione dei radicali liberi con effetti a cascata sul metabolismo.

Altro

Edemi, gonfiore delle palpebre, del volto o delle gengive, congiuntiviti, infezioni ricorrenti, afte, difficoltà di deglutizione, ronzio auricolare, perdita di udito, aumentata sensibilità ai suoni, angina, palpitazioni, tachicardia, infiammazioni venose o arteriose, vasculiti, anemia, leucopenia, riduzione delle piastrine. È ormai sicuro che l’interferenza sul sistema immunitario possa contribuire alla nascita di molte malattie autoimmuni o reumatologiche quali artrite reumatoide, crioglobulinemia, morbo di Crohn, colite ulcerativa, LES e alcuni casi di diabete e sindrome di Cushing.

La presenza di alcune citochine dovute a un cibo non determina solo malattie, ma anche condizioni disturbate nel soggetto sano; se infatti parliamo di sovrappeso, di stanchezza cronica e di performance muscolare sportiva, ci riferiamo a condizioni non necessariamente patologiche, ma in cui il controllo dell’infiammazione alimentare può portare a sensibili e importanti miglioramenti. Questo è stato confermato da studi che ormai legano infiammazione immunologica, insulinoresistenza e produzione di determinate adipochine , spiegando i disturbi generati con un solido razionale scientifico.

In genere, comunque, qualsiasi disturbo con componente infiammatoria cronica di cui non si riesca a comprendere l’origine dovrebbe far pensare anche a ua sottostante infiammazione da cibo.

Significa che è possibile guarire (o contribuire a migliorare) quel disturbo anche con una semplice dieta, una volta che sia stata compresa l’esistenza di una infiammazione da cibo e che siano sia stato identificato il Profilo Alimentare personale. 

Recuperare la tolleranza alimentare e guarire le intolleranze può davvero cambiare la vita.

 Cause

Oggi consideriamo una delle cause più rilevanti quella della produzione di BAFF (B Cell Activating Factor) derivante dal contatto con gli alimenti. In realtà il BAFF è solo l’effettore terminale, la sostanza che modula poi la comparsa dei sintomi, ma per quanto riguarda le cause, dobbiamo risalire a tutte le condizioni che possono alterare la corretta regolazione dell’equilibrio intestinale.

Le varie condizioni elencate sono quelle che determinano il lancio di segnali di pericolo all’organismo, che risponde con una alterazione difensiva ed infiammatoria dell’intero organismo.

– Enteriti, diarree e gastroenteriti sia dell’adulto sia infantili 
– Idrocolonterapia proseguita per lungo tempo 
– Terapie cortisoniche prolungate 
– Terapie antibiotiche prolungate o intense 
– Parassitosi intestinali, vermi, micosi intestinali e candida 
– Alterazioni della flora batterica intestinale (disbiosi) 
– Alcune infezioni virali (i Rota virus ad esempio) 
– Interventi chirurgici (per il loro importante segnale di pericolo trasmesso)
– Gravi stress emotivi (in accordo con le indicazioni di Rita Levi Montalcini)
– Disturbi digestivi, in particolare pancreatici con incompleta digestione degli antigeni 
– Uso prolungato di farmaci antinfiammatori
– Uso prolungato di farmaci antireflusso (inibitori di pompa o protettori gastrici)
– Presenza di un’intolleranza alimentare non curata 
– Utilizzo ripetuto di creme o farmaci su zone cutanee infiammate 
– Carenza di oligoelementi fondamentali (in particolare Zinco, Rame, Manganese e Litio) 
– Carica allergenica elevata e persistente nell’ambiente

 Trattamento

Di fronte ad un possibile fenomeno infiammatorio cronico, è importante prima di tutto confermare una diagnosi. L’evidenza di una infiammazione da cibo può essere definita sul piano clinico, per la presenza di sintomi e disturbi specifici, o può essere aiutata dalla valutazione dei valori di BAFF e di PAF che caratterizzano il livello infiammatorio di ogni individuo. 

Noi utilizziamo una valutazione fatta attraverso RecallerProgram , basato sul dosaggio delle IgG e integrato nella valutazione della infiammazione da cibo. 

Le indicazioni pratiche per il trattamento sono quelle della impostazione di una dieta che guidi il recupero della tolleranza alimentare, esattamente come avviene per lo svezzamento del bambino. Non c’è un cibo cattivo, ed oggi l’immunologia moderna riesce a guarire anche gravi situazioni di allergia IgE mediata con una impostazione alimentare. A maggior ragione questo avviene quando la reattività alimentare è legata ad altri tipi di anticorpi.

Lo schema più usuale prevede una serie di tecniche che spesso si integrano una con l’altra:

Uso del “Crudo Vivo e Colorato” , cioè abituarsi a mangiare prima di ogni pasto, prima colazione compresa, un piccolo pezzo di frutta o verdura cruda, per facilitare l’induzione di tolleranza.

Impostazione di una dieta di rotazione, che consenta gradualmente, come per lo svezzamento infantile, di recuperare la tolleranza alimentare verso gli alimenti che hanno potuto indurre l’infiammazione da cibo. Utile la lettura di ulteriori notizie all’articolo sulla dieta di recupero della tolleranza alimentare ed all’articolo su svezzamento e guarigione .

Mantenimento di una condizione digestiva ottimale, spesso con l’uso di enzimi digestivi (1 compressa a prima colazione e una a cena anche per periodi molto prolungati, oppure cicli di trattamento di 20 giorni con una compressa prima di ogni pasto) che consentono agli antigeni alimentari di arrivare effettivamente digeriti all’intestino, riducendo lo stimolo irritativo che possono determinare.

Supporto alla mucosa intestinale con prodotti a base di colostro (lunghi cicli con 1 compressa prima della prima colazione e della cena) che aiuta la mucosa intestinale e riprendere la sua corretta funzione di filtro.

Affiancando il controllo dell’infiammazione con prepararti ad azione antinfiammatoria a base di alcune piante particolarmente utili in questo campo, come Zerotox Ribilla (al dosaggio di 4-6 perle al giorno in fase acuta e di 2 perle al giorno in fase di controllo) e Olio di Perilla (da 750 mg al giorno fino a 3 grammi in fasi acute) e Olio di Ribes nero (fino a 6 grammi al giorno in fase acuta ma mediamente con dosaggi sui 2 grammi al giorno). È sconsigliato l’uso dei gemmoderivati, non adatti a soggetti con reazione alle sostanze fermentate e ai lieviti.

Talora può essere importante controllare la reintroduzione di probiotici. Alcuni ceppi ed alcuni dosaggi facilitano il recupero della tolleranza alimentare e controllano l’infiammazione da cibo in modo specifico.

 Dieta

Come per lo svezzamento infantile, aiutando l’organismo a riavvicinarsi agli alimenti non tollerati, si facilita il recupero della tolleranza e si aiuta ogni persona a recuperare la tolleranza alimentare. Lo schema di lavoro è quello della rotazione, cioè della individuazione degli alimenti possibile causa di infiammazione, e del loro controllo alimentare in particolari giorni della settimana.

Su Eurosalus, per ogni tipo di reazione alimentare dovuta ai Grandi Gruppi, ci sono ricette specifiche che possono aiutare nella composizione di una dieta piacevole e variata; a questo LINK si accede alla ricerca personalizzata. 

Come indicato in numerosi articoli su Eurosalus l’inizio prevede libertà alimentare in un giorno intrasettimanale (ad esempio il mercoledì) e poi il sabato sera e la domenica. Dopo un periodo in cui l’organismo migliora, si passa ad una assunzione più intensa (in più giorni della settimana) fino ad arrivare ad una alimentazione varia e al recupero pieno della tolleranza. Sul sito di RecallerProgram si possono avere indicazioni per le diverse combinazioni di Grandi Gruppi Alimentari.

 Integrazione

I migliori rimedi, in caso di infiammazione da cibo, sono preparati ad azione antinfiammatoria a base di alcune piante particolarmente utili in questo campo, come Zerotox Ribilla (al dosaggio di 6 perle al giorno in fase acuta e di 2 perle al giorno in fase di controllo) e Olio di Perilla (da 750 mg al giorno fino a 3 grammi in fasi acute) e Olio di Ribes nero (fino a 6 grammi al giorno in fase acuta ma mediamente con dosaggi sui 2 grammi al giorno). È sconsigliato l’uso dei gemmoderivati, non adatti a soggetti con intolleranza alle sostanze fermentate e ai lieviti.

Manganese, Zinco, Rame sono tra i minerali più indicati per il trattamento. Noi suggeriamo spesso l’uso di Oximix 3+ che li contiene in modo bilanciato, al dosaggio di 1 capsula al dì o di 5 ml al dì nella formulazione liquida, da assumere diluito in acqua durante un pasto. 

 Altro

Un’alimentazione varia, una corretta digestione e comportamenti che aiutano a sviluppare tolleranza, come l’abitudine a mangiare prima di ogni pasto (prima colazione compresa) un pezzetto di frutta o di verdura cruda ( il famoso mantra del “Crudo, Vivo e Colorato” ) sono alla base del mantenimento della tolleranza immunologica e quindi impediscono la rottura dell’equilibrio e la comparsa di intolleranze specifiche e di infiammazione da cibo.

In soggetti sani, che presentano magari modesti segni di tipo infiammatorio, l’effettuazione di un RecallerProgram e l’indicazione dei Grandi Gruppi Alimentari sicuramente in eccesso nella propria alimentazione, consente di mettere in atto una dieta semplice, basata talvolta anche su due soli giorni di controllo alimentare alla settimana, che consentono di mantenere la tolleranza immunologica e di ridurre l’infiammazione correlata agli alimenti.

La misurazione del livello delle citochine infiammatorie correlate con il cibo (BAFF ad esempio) può essere un sostegno utilissimo nel recupero della tolleranza e nel guidare la maggiore necessità di adesione dietetica.

Per la prevenzione, come per la terapia di queste condizioni, si usano RecallerProgram  o Biomarkers, basati sul dosaggio delle IgG e integrati nella valutazione della infiammazione da cibo.

Utile la lettura di ulteriori notizie all’articolo sulla dieta di recupero della tolleranza alimentare ed all’articolo su svezzamento e guarigione.

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 Integrazione

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