La scoperta dell’acqua fresca

10 Febbraio 2011
La scoperta dell'acqua fresca

Oggi siamo tutti abituati ad usare i campi elettromagnetici per la nostra vita quotidiana (dal cellulare al forno a microonde) e anche l’acqua ha voluto la sua parte.

Da anni i fisici hanno studiato le particolari caratteristiche dell’acqua quando viene attivata in particolari condizioni, ma è sempre stato difficile trasportare nella pratica medica le loro scoperte. Luc Montagnier invece è stato in grado di rileggere in modo scientifico e ripetibile quello che avviene durante l’attivazione biologica delle molecole d’acqua, gettando le basi per una utilizzazione clinica delle sue scoperte.

La descrizione delle sue ricerche è in questo momento meno importante del loro significato di cambiamento epocale.

La medicina omeopatica ad esempio ha fatto sempre riferimento a questa possibilità di attivazione dell’acqua, fornendo però dati non sempre ripetibili e documentabili. Oggi Montagnier ha riletto anche questa possibilità, aprendo sicuramente la strada ad una revisione scientifica dell’omeopatia e ad una revisione critica da parte di quei settori della medicina che tuttora continuano a ritenere che l’energia elettromagnetica serva per telefonare o per sentire la radio, ma che non abbia alcuna possibilità di ingresso e di valutazione negli organismi biologici.

Attraverso una metodologia innovativa e una lettura di risultati squisitamente fisica e biofisica, Montagnier ha potuto invece documentare ciò che da tempo si pensava.

La fisica aveva già riconosciuto da tempo le funzioni dell’acqua legate alla particolare esistenza di “domini di coerenza”, particolari stati in cui l’acqua assumeva caratteristiche peculiari diventando strumento di induzione immateriale di reazioni biologiche, rilevabile solo dal punto di vista fisico. Montagnier ha avuto il coraggio di rieffettuare delle sperimentazioni in modo rigoroso e ripetibile documentando che questi effetti sono importanti anche nella sfera biomedica e biologica.

Nel suo lavoro scientifico, pubblicato di recente, il premio Nobel identifica delle soluzioni di acqua e DNA che grazie alla diluizione prendono caratteristiche elettromagnetiche ben misurabili e possono diventare strumento di diagnosi e forse anche di terapia, usando diluizioni che vanno da 10^-5 fino a 10^-12 (corrispondenti a 5DH fino a 12DH), scoprendo che gli stessi frammenti di DNA responsabili della patologia sono quelli che vanno poi a generare l’induzione di campo.

Certo, è un acqua particolare, uguale e contemporaneamente diversa da quella che usiamo per lavarci. Ad esempio le caratteristiche di attivazione vengono distrutte dalle temperature estreme (freddo intenso e temperatura suprtiore ai 70 gradi), ma l’attivazione non viene eliminata dalla rimozione dei frammenti di DNA, come se l’acqua mantenesse con sè le proprietà generate dal contatto iniziale e dalla diluizione cercata.

Insomma, l’acqua normale continuerà a funzionare da acqua normale, senza paura di tuffarci in piscina o di bere da una fontanella, ma particolari condizioni di uso consentiranno di usare l’acqua come un grimaldello fisico per entrare nella regolazione biochimica e metabolica di un organismo, per aiutarlo a guarire, esattamente come un farmaco.

Lo stesso campo elettromagnetico è stato rilevato anche nel plasma (e nel DNA estratto dal plasma) di soggetti affetti da Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla e artrite reumatoide, patologie in cui si mescolano effetti dovuti alla nutrizione, all’eccesso antigenico alimentare, alla componente psicoemotiva, allo stress ossidativo e alla attivazione immunologica.

I possibili campi applicativi di questa scoperta sono davvero infiniti, e servirà solo il tempo per svilupparli. Di certo, in modo scientifico si è superata una visione meccanicistica pura, iniziando a comprendere le possibili interazioni tra chimica, fisica, biologia ed energia. Per una interpretazione più vera della vita.

Nella conferenza stampa che ha seguito la presentazione pubblica dei lavori ho chiesto direttamente a Montagnier quali fossero i rapporti dei suoi lavori con quelli (molto simili) di Jacques Benveniste, grande immunologo mondiale distrutto dalla sua scoperta della “memoria” dell’acqua.

Ovviamente Montagnier conosce bene quei lavori, ma ha segnalato che la non certa ripetibilità dei risultati è stato il vero problema di Benveniste. Oggi invece le strumentazioni a disposizione consentono una verifica sistematica e certa della ripetibilità dei risultati e consentono di affermare con certezza l’esistenza degli effetti biologici delle diluizioni di acqua.

Riprendendo le parole del fisico internazionale Emilio Del Giudice, capiamo quindi perché dando dell’acqua fresca non agiamo sulla reazione ma sulla regolazione del traffico biochimico. L’acqua non è una molecola come le altre. Se si osserva una certa reazione chimica che non avviene, la causa potrebbe essere non il mancato apporto di reagente (spesso presente in abbondanza) o la mancanza di un farmaco, ma quello di accendere nell’acqua quella frequenza che manca, somministrando energia, immateriale, ma misurabile.

Speriamo che anche chi nega le funzioni dell’energia in biologia, si accorga di questa piccola, semplicemente rivoluzionaria, variazione di paradigma.